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CINEMA, SPETTACOLI, MUSICA E CULTURA: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI DALLE 11:08 DI SABATO 26 MAGGIO 2018, ALLE 04:30 DI OGGI, DOMENICA 27 MAGGIO 2018

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Ultimo aggiornamento 27 Maggio, 2018, 02:31:30 di Maurizio Barra

Cinema: Boni, mi butto nei progetti coraggiosi
Attore in thriller Respiri, serie aiutano film di genere

ROMA26 maggio 2018 11:08

– ROMA, 26 MAG – C’e’ una parola “che sta bene accanto a tutti, bambini, uomini, donne, persone di destra e di sinistra… coraggio. Quando trovo che un progetto oltre ad avere un valore artistico sia anche coraggioso, mi ci butto, e non faccio differenza fra film indipendenti, corti, o documentari”. Un clic che e’ scattato anche per Respiri, il thriller psicologico indie, opera prima di Alfredo Fiorillo, in sala dal 7 giugno con Europictures e L’Age d’or.
Nel film, che ha nel cast anche Eva Grimaldi, Pino Calabrese Lidiya Liberman, Milena Vukotic, Lino Capolicchio e la bravissima piccola co-protagonista Eleonora Trevisani, Boni e’ Francesco, un padre bipolare che torna nella grande casa d’infanzia sul lago d’Iseo sperando di superare un grosso trauma. Un nuovo film di genere, per l’attore, dopo il grande successo de La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi. “Credo che il pubblico italiano per anni abbia avuto poca fiducia verso questo tipo di film. Mi ricordo ancora il flop di Arrivederci amore ciao di Soavi, un noir durissimo dove ammazzavo in scena 12 persone compreso Michele Placido. In quel momento il mercato era diverso. Ora con tutte le serie di genere, Romanzo Criminale, Suburra, Gomorra, il pubblico, si e’ riabituato a quel tipo di racconto. Ha ricominciato a credere di piu’ a questi film anche al cinema, sperimenta, va a ‘beccare’ opere come Lo chiamavano Jeeg Robot, La ragazza nella nebbia, Indivisibili”.
Oltretutto “il genere se fatto bene e’ straordinario. E’ potente, ma piu’ rischioso, perche’ divide, non e’ accomodante”.
In Respiri, Francesco inizia a perdere il contatto con la realta’ e le ombre che si porta dentro prendono sempre piu’ il sopravvento. Un percorso oscuro che riflette nel rapporto tormentato con la figlia Elisa (Trevisani) e con tutti quelli che lo circondano, dall’inquietante giardiniere (Calabrese) a un amore del passato, Marta (Liberman). “Ho letto la sceneggiatura e mi sono affidato a Alfredo” spiega l’attore, che ha girato il film nei luoghi dov’e’ cresciuto, vicino al suo paese natale, Sarnico: “Portavo le ragazze nel giardino di Villa Faccanoni, che vedete in Respiri, per conquistarle, e’ uno dei posti piu’ belli della zona”. Boni e’ stato colpito “dal viaggio nella mente del protagonista, quel dolore lancinante che puo’ portare al bipolarismo. Una patologia che puo’ manifestarsi con la depressione che ti annienta ma anche con allucinazioni iperboliche, fino alla schizofrenia”.
Fiorillo, insieme alla co-sceneggiatrice (e produttrice) Angela Prudenzi ha tratto suggestioni da film come The others ma anche “da tanto cinema italiano degli anni ’60 e ’70”. Il punto di partenza e’ stata l’immagine “di un labirinto mentale, che volevo trasformare in un labirinto fisico”.
Per la 11 enne Eleonora Trevisani (scelta in un casting di 800 bambine), ha trovato i primi punti di contatto con la complessa trama durante il casting, “recitando la filastrocca del mio personaggio. Mi faceva sentire gia’ un po’ cattiva, era divertente – dice sorridendo -. Allora poi ero abbastanza piccola, avevo 8 anni e mezzo. Mi immaginavo tutto come un gioco nel quale avevo voglia di vincere”.

A Taobuk Festival Oz, Strout e BollaniDal 23-27 giugno a Taormina, ottava edizione su Rivoluzioni

ROMA26 maggio 201822:10

– ROMA, 26 MAG -Saranno Amos Oz, la Premio Pulitzer Elizabeth Strout, Stefano Bollani e Dario Argento ad inaugurare, il 23 giugno, Taobuk 2018, il Festival Internazionale di Letteratura di Taormina, ideato e diretto da Antonella Ferrara. Al Teatro Antico, in una serata che vedrà esibizioni e interventi di Carmen Consoli, Paola Cortellesi, Anna Valle e Sergio Castellitto, Oz e la Strout riceveranno i Taobuk Awards, riconoscimenti d’eccellenza nel campo della letteratura e delle arti. Mentre i Taobuk Award alla Carriera verranno consegnati a Dario Argento e Bollani che si esibirà, accompagnato dall’Orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania diretta dal maestro Paolo Silvestri, in Rapsodia in blu di Gershwin e Concerto Azzurro, con l’intervento musicale del soprano Donata D’Annunzio Lombardi. L’evento andrà in onda in differita il 3 luglio alle 23.00 su Rai2. Nel week end d’apertura, il 23 e 24 giugno, le vie principali di Taormina, in collaborazione con Festival Buk Modena, diventeranno una fiera a cielo aperto dedicata alla piccola e media editoria. Tra gli ospiti più attesi: Edgar Morin, Asli Erdogan, Catherine Dunne, Fernando Savater, l’iraniana Jamileh Kadivar, la canadese di origini cino-malesi Madeleine Thien e lo scrittore e fotografo canadese di origine libanese Rawi Hage. E tra gli italiani Paolo Giordano, Daria Bignardi, Giancarlo De Cataldo e Mario Capanna. A far da filo conduttore all’ottava edizione, dal 23 al 27 giugno, le ‘Rivoluzioni’, grandi e piccole: sia quelle epocali come la Carta dei Diritti dell’Uomo, la Costituzione Italiana e il Sessantotto, di cui quest’anno ricorrono gli anniversari, sia i piccoli cambiamenti che influenzano le nostre esistenze. “L’edizione 2018 dedica in particolare un ragionamento al tema delle Rivoluzioni e alla fenomenologia stessa del cambiamento, spinta propulsiva in seno alla storia degli uomini e delle civiltà, vero filo conduttore della manifestazione” spiega la Ferrara, che è presidente oltre che direttore artistico del Festival. La lectio magistralis di Oz sarà dedicata proprio a ‘Evoluzione o rivoluzione?’ mentre quella della Strout ad amore e rottura dei vecchi schemi. Savater parlerà delle rivoluzioni necessarie, l’iraniana Jamileh Kadivar, già deputata nel parlamento a maggioranza riformatrice al tempo del presidente Khatami, proporrà una riflessione sull’Iran contemporaneo. La rivoluzione del coraggio e della speranza e la necessità di difendere la libertà d’opinione sarà invece al centro della conversazione con Asli Erdogan, scrittrice, giornalista e attivista turca per i diritti umani, che ha passato 136 giorni in una prigione turca nel 2016. Ancora rivoluzioni internazionali con Madeleine Thien e Rawi Hage che, in collaborazione con il Canadese International Festival of Authors – IFOA, indagheranno la Cina dopo Tienanmen e il Libano all’indomani della guerra civile. Rivoluzioni anche nell’arte, nella robotica, intelligenza artificiale e nell’era della post umanità con gli interventi, fra gli altri, dei filosofi e sociologi Edgar Morin e Giulio Giorello. Tavole rotonde dedicate a editoria e giornalismo con fra gli altri Stefano Mauri, presidente e amministratore delegato del Gruppo Mauri Spagnol; Ernesto Franco, direttore editoriale Einaudi; Mario Andreose, presidente de La nave di Teseo, la presidente della Rai Monica Maggioni e il direttore de La Stampa Maurizio Molinari. E poi mostre di libri antichi e di pregio, masterclass sul cinema, e Taokids dedicata a bambini e ragazzi. In collaborazione con Siae anche la prima edizione della Residenza per giovani scrittori.

Grande pubblico al Mi Ami FestivalCosmo, la sorpresa di Calcutta, Coma Cose e Michielin al day one

MILANO26 maggio 201814:03

– MILANO, 26 MAG – Con l’arrivo a sorpresa di Calcutta sul palco principale, ormai all’una e mezza di notte ma di fronte a migliaia di spettatori ben informati, si è chiusa la prima giornata del Mi Ami Festival 2018 all’Idroscalo di Milano.
Cosmo, stella della giornata, che si è esibito nello slot principale sul main stage di fronte a una fitta e danzante folla di migliaia di persone. La giornata, forse la più affollata di sempre nei tre lustri di Mi Ami e la prima ad essere andata sold out in prevendita, si era aperta nel pomeriggio con Federica Abbate e un giovane in ascesa come Galeffi. Quasi in contemporanea, sul palco Pertini tocca a Francesca Michielin, che porta una versione asciutta del suo ultimo tour. Intanto sul secondo palco salivano i Coma Cose e voci tra rap e canzone, come Willie Peyote e il seguitissimo Frah Quintale.
Poi il gran finale con i genovesi Ex-Otago, un’ora e mezza intensa di Cosmo e l’estemporanea visita di Calcutta.
Nuovi luoghi segreti per Universo AssisiLa rassegna dedicata alle arti contemporanee dal 21 al 29 luglio

ASSISI (PERUGIA)26 maggio 201814:04

– ASSISI (PERUGIA), 26 MAG – Per l’edizione 2018 “Universo Assisi – A Festival in Secret Places”, dal 21 al 29 luglio, amplia la sua proposta, con anteprime, esclusive e nuovi “luoghi segreti”.
A presentare la rassegna dedicata alle arti contemporanee, in un incontro al Complesso ex Montedison di Santa Maria degli Angeli, sono stati il sindaco, Stefania Proietti, e il direttore artistico Joseph Grima. Tanti i nomi e gli appuntamenti in cartellone ci sono Michael Nyman, celebre per le sue composizioni che hanno dato vita alle colonne sonore di pellicole come Lezioni di piano, I misteri del giardino di Compton House e Gattaca, con il “Piano solo concert” sul sagrato dell’abbazia di San Pietro; Michele Placido che porterà in scena “Gloriosus Franciscus”, opera unica prodotta in esclusiva, per “Universo Assisi”; la tappa italiana del tour dei Cie Toula Limnaios con “Workshop”, uno spettacolo di danza contemporanea che l’ensemble terrà nella cripta di San Pietro. In programma anche la sezione “Faust night shop project” gestita da Gianluigi Ricuperati e Ipw, Institute for production of wonder in piazza Chiesa Nuova.
Sempre per la sezione letteratura ci sarà Iacopo Barison, ghostwriter di Jovanotti. Oltre ad Antonio Ottomanelli, fotografo, e a Luca Trevisani, visual artist, ad Assisi ci saranno giovani artisti pluripremiati a livello internazionale, come la designer spagnola Patricia Urquiola.
Per la sezione musica, Antonella Ruggiero sarà in concerto con “Souvenir d’Italie” al Fai Bosco di San Francesco.

Riapre a fine anno teatro Galli a RiminiComune lancia programma di investimenti e partecipazione

RIMINI26 maggio 201815:08

– RIMINI, 26 MAG – Il teatro comunale ‘Amintore Galli’ di Rimini sarà inaugurato entro fine anno, dopo un restauro durato 4 anni. I riminesi, privati e imprese, potranno partecipare con un programma di investimento e sponsorizzazioni, presentato dal sindaco Andrea Gnassi e dall’assessore alle Arti Massimo Pulini. Gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943, il Galli, che costituirà col Museo Fellini e il Museo di Arte Contemporanea il patrimonio del centro storico riminese, potrà essere sostenuto economicamente da cittadini e imprese, tramite bonifico sul conto corrente della tesoreria del Comune. L’iniziativa è stata chiamata ‘Entra in Scena’ e ha l’obiettivo di legare l’attività del teatro a chi ama la lirica e la prosa per tutto l’anno. “Sostenere l’attività del Teatro significa investire nell’eccellenza della qualità della sua programmazione artistica – spiegano gli amministratori – partecipare alla diffusione della cultura come valore irrinunciabile per la crescita della propria comunità”.

Stragi ’93, restaurata tela UffiziL’opera fu quella più danneggiata nell’attentato del 27 maggio

FIRENZE26 maggio 201816:45

– FIRENZE, 26 MAG – Più operazione di testimonianza che non restauro tradizionalmente inteso: il recupero de “I giocatori di carte” di Bartolomeo Manfredi, l’opera più devastata fra quelle colpite dall’attentato mafioso di via de’ Georgofili, che nella notte fra il 26 e il 27 maggio del 1993 uccise 5 persone e danneggiò pesantemente alcuni ambienti degli Uffizi, è stato presentato in Palazzo Vecchio a Firenze. Il restauro, eseguito da Daniela Lippi e coordinato da Maria Matilde Simari, è stato effettuato grazie all’iniziativa lanciata dal Corriere Fiorentino, da Banca Federico del Vecchio (ora Ubi Banca) e dalle Gallerie degli Uffizi. Eike Schmidt, direttore delle Gallerie, ha ricordato “gli ‘eroi degli Uffizi’, le persone che sfidando il fumo e la polvere entrarono subito tra le mura sventrate, lavorarono senza sosta e riposo per settimane, e affidandosi all’istinto e all’intuizione raccolsero anche pezzetti di tela all’apparenza insignificanti e inutilizzabili, rivelatisi invece reliquie fondamentali”.
Biennale Architettura, Leone a SvizzeraInstallazione ‘piacevole e coinvolgente’

VENEZIA26 maggio 201816:58

– VENEZIA, 26 MAG – E’ della Svizzera, con ‘Svizzera 240 House Tour’, la miglior partecipazione nazionale alla 16/a Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, premiata con il Leone d’Oro dalla giuria, presieduta da Sofia von Ellrichshausen. Così è stata motivata la scelta: “per una installazione architettonica piacevole e coinvolgente, ma che nel contempo affronta le questioni chiave della scala costruttiva nello spazio domestico”.Una menzione speciale è stata attribuita alla partecipazione nazionale della Gran Bretagna (Island), con la terrazza costruita sopra lo storico Padiglione. Al portoghese Eduardo Souto de Moura, è andato invece il Leone d’oro per il miglior partecipante alla Mostra Freespace. Il Leone d’argento per un promettente giovane è stata assegnato a Jan de Vylder, Inge Vinck, Jo Taillieu. La giuria ha deciso poi due menzioni speciali per Andra Matin e Rahul Mehrotra. Consegnato, nell’occasione, anche il Leone d’Oro alla carriera, attribuito dal cdA della Biennale a Kenneth Frampton

Glass inaugura ‘Festival bellezza’Esecuzione con triplo pianoforte

VERONA26 maggio 201816:58

– VERONA, 26 MAG -Philip Glass inaugura domani, al Teatro Romano di Verona il Festival della Bellezza, la manifestazione ispirata a Dante, Mozart e Shakespeare.Accompagnato dal pianista e compositore Dennis Russell Davies e dalla pianista Maki Namekawa, Glass offre un evento in tema col festival:un concerto con triplo pianoforte di sue celebri composizioni unito a riflessioni sulle sue esperienze artistiche che hanno segnato la storia della musica e della cultura degli ultimi 50 anni. Glass, capofila del minimalismo, è l’autore di musica sinfonica e da camera che più ha influenzato l’evoluzione musicale contemporanea, con opere eseguite tra i maggiori interpreti e orchestre.Famose sono anche le sue composizioni per il teatro, specie per Samuel Beckett e Robert Wilson,e le colonne sonore in film ricevendo nomination agli Oscar e ai Golden Globe. Ha collaborato con alcuni tra i maggiori artisti contemporanei tra cui Allen, Scorsese, Ginsberg, Simon, Anderson; amico di Eno e Bowie, ha orchestrato alcuni brani di Low e Heroes.
Ritorno Awana Gana parte da SanremoShow ‘La Gigante e il bambino’ in prima nazionale il 30 giugno

SANREMO (IMPERIA)26 maggio 201819:18

– SANREMO (IMPERIA), 26 MAG – “La gigante e il bambino” è il titolo dello show, che debutta in prima nazionale il prossimo 30 giugno, al Grand Hotel Del Anglais di Sanremo, sancendo il ritorno sulla scena del musicista e presentatore Awana Gana, che si esibirà alla chitarra e al canto, in duetto con la violinista Erika Piras, 17 anni, di Massa Carrara. L’evento, con tappe in Piemonte, Lazio e Lombardia, è stato presentato al Grand Hotel Des Anglais. “I protagonisti sono Awana Gana, storico speaker di Radio Montecarlo ed apprezzato chansonnier e la stella nascente della musica italiana Erika Piras, finalista di Area Sanremo 2017 e in classifica con il singolo ‘Aria’ – ha affermato Igor Nogarotto, autore e produttore di Piras e direttore artistico del progetto, assieme alla ‘Flying Music'”.
Back to Uk, Rolling Stones sbancano a Londra Doppio concerto in No Filter Tour. Gli immortali sono ancora qui

LONDRA26 maggio 201821:53

– LONDRA, 26 MAG – Alla fine ne resterà solo uno. O forse quattro. I Rolling Stones tornano a Londra dopo un lustro, per un doppio concerto al London Stadium capace di assommare – a conti fatti e dopo la performance di ieri sera – un’audience ben oltre le 150.000 persone. E davanti al pubblico di casa, tornano a dare il meglio di quanto ancora oggi riescono a dare: il suono unico e inimitabile di una leggenda, l’arte da consumati e mai domi animali da palcoscenico, l’aura da ‘highlander’ del rock. Spetterà ai professorini della critica musicale valutare quanto i tempi degli assolo di chitarra siano meno esatti del passato. Agli altri, decine di migliaia di fan di ogni età, dagli sbarbatelli ai nonni e alle nonne, basta e avanza godersi lo spettacolo colorato di quattro ragazzi di 70 e più anni – Mick Jagger, Keith Richards, Charlie Watts e Ronnie Wood, per chi pretendesse di farsene rinfrescare i nomi – in grado di reggere la scena dopo più di mezzo secolo di musica. Alla grande. E con la sola concessione all’età di un sorriso ironico stampato sul volto, a tratti svagato, conferma della (relativa) rilassatezza subentrata agli eccessi dei decenni ruggenti. Sia come sia, l’entusiasmo della platea londinese, la loro platea, è assoluto. Il coinvolgimento totale, attraverso le voci, le movenze e le tshirt della mezza dozzina di generazioni presenti. Una a fianco all’altra e senza grandi disarmonie. La playlist scelta per la serata – come per tutti i concerti del No Filter Tour 2017-2018, iniziato l’anno scorso ad Amburgo e pronto a proseguire in estate a Berlino, a Marsiglia fino a Praga e Varsavia, dopo la ripresa britannica di questo mese di maggio – resta nella confort zone della band delle band: si apre con ‘Sympathy For the Devil’, si chiude con una versione tradizionale di ‘(I Can’t Get No) Satisfaction’ urlata a squarciagola da decine di migliaia di ugole e che nessuno oserebbe dire composta nel 1965. Tre anni prima di quel ’68 del quale in questi mesi si commemora il mezzo secolo. In mezzo lo show di un Jagger che continua a dimenarsi da par suo sfidando qua e là le leggi di natura sulle giunture; l’espressione sardonica e soddisfatta di Richards; la vitalità di Wood (neo papà settantenne); e l’olimpico distacco di Watts, che continua a timbrare il cartellino dietro la batteria. Con loro, il solito grande team di musicisti ‘ospiti’ fra cui spicca il basso di Darryl Jones, presenza fissa nei tour degli Stones dal ritiro di Bill Wyman nel ’93, come pure la new entry Sasha Allen: vocalist di talento, anche lei afroamericana, che diventa protagonista nel duetto con Jagger di ‘Gimme Shelter’. E poi la sorpresa della serata londinese. Se il 22 maggio era toccato a Liam Gallagher, ieri l’onore di cantare in coppia con sir Mick è andato alla rossa Florence Welsh, 31enne frontwoman dei Florence and the Machine, esibitasi in una versione a due voci di ‘Wild Horses’ suadente e da brividi. Alla fine i fuochi d’artificio illuminano il cielo sopra il parco olimpico intitolato alla regina Elisabetta a mo’ di saluto. Ma è un arrivederci, sia ben chiaro. I 4 ‘immortali’ ridanno appuntamento già per il 19 giugno, a Twickenham.

Biennale Architettura, ‘L’Immaginazione non ha genere’Curatrici Farrel e McNamara, ‘Tante donne? Erano le migliori’

24 maggio 201815:11

– “Siamo architetti, non curatrici”.
In rigoroso bianco e nero, non un filo di trucco, neanche l’ombra dei gioielli scultura e del glamour colorato di un’archistar come lo è stata per esempio l’angloiraniana Zaha Hadid, Yvonne Farrel e Shelley McNamara , le dublinesi che firmano la Biennale di Architettura 2018 (aperta a Venezia dal 26 maggio al 25 novembre) esordiscono così davanti alla stampa mondiale che le sottopone a un fuoco di fila di domande sul loro lavoro. Unite e solidali rivendicano un ruolo “del fare” nel mondo dell’architettura, una prospettiva da artigiane della professione abituate a confrontarsi con i problemi reali del territorio e della committenza. Ed è da questa prospettiva, raccontano che hanno immaginato la mostra anticipata da un manifesto e dedicata al Freespace, lo spazio libero che deve essere di tutti, e anche interpretare, dicono, le esigenze di tutti.
Un rigore che si conferma quando qualcuno torna a solleticarle sul tema donne e architettura e chiede se è stata una scelta la presenza di tante donne fra i 71 progettisti invitati.
“Semplicemente abbiamo selezionato i migliori”, risponde secca McNamara. “L’immaginazione non è questione di genere”, le fa eco Farrell. Certo il tema della discriminazione esiste, ammettono, “Ma nella nostra esperienza non c’è stata, mai incontrato ostacoli”.
Piuttosto, da architetti abituati a confrontarsi con la crisi economica, preferiscono sottolineare che “c’è un problema più generale di accesso alla professione. Un problema vivo e reale che tocca tutti, riguarda i giovani e che non risparmia gli anziani”. Niente depressione però, “l’architettura è una disciplina difficile, ma di grande ottimismo”. Ed è così che raccontano il bakstage di questa biennale 2018, preceduta da “tanto lavoro di ricerca, discussioni con i colleghi, consigli di amici stimati”, fino alla scelta, rigorosamente legata alla loro impostazione di fondo: “Fare una mostra che parlasse a tutti, anche ai non architetti, perché l’architettura è veramente una cosa che tocca la vita di tutti”. Per questo deve ascoltare, “essere generosa” ripetono, “interpretare i desideri non espressi dagli individui”, “creare un desiderio di architettura” e tenere presente la responsabilità nei confronti del mondo, della natura, del presente e e del futuro, “la società diventa grande se tutti piantiamo degli alberi anche sapendo che non arriveremo personalmente a godere della loro ombra”. Il parallelo con il mondo rurale ritorna più volte: “Oggi ci sentiamo come contadini al tempo del raccolto”, sorridono. L’idea è stata quella di riunire “molte culture diverse sotto lo stesso tetto”, raccontano. E di partire dalla scoperta degli spazi offerti dalla Biennale, “edifici che nella nostra mostra sono protagonisti, perché l’architettura non è una disciplina lineare, è piuttosto una spirale, c’è un continuo confronto e dialogo con la storia”. Si è voluto celebrare la capacità di fare, dicono citando il meraviglioso pavimento di piastrelle artigianali (Un progetto che viene da Liverpool) che accoglie il visitatore all’entrata del Padiglione centrale, nella sala Cini.
Riscoprire i materiali (“L’architettura è fatta di materiali”) e celebrare gli spazi, perché “il linguaggio di architettura significa fare spazio”. Una definizione che una volta di più segna una distanza dall’epoca delle archistar, delle sfide a colpi di grattacieli sempre più alti, degli edifici monumenti di se stessi. Farrel e McNamara vengono da un altro pianeta, da un altro modo di fare architettura. E lo dicono con chiarezza: “Pensarci come creatori di spazi ci libera in qualche modo da pensarci come creatori di oggetti”.
A Biennale, Vaticano incanta con genio e poesiaPrima volta padiglione Santa Sede a mostra architettura

VENEZIA

– Con la sua raffinata e complessa struttura in equilibrio, i legni sottili e svettanti ad evocare i tetti spioventi del profondo nord, le lame di luce che lo attraversano, le sedute levigate nel legno, il profumo dei gelsomini che accoglie, la cappella firmata da Norman Foster, una delle dieci che animano il superlativo Padiglione Vaticano curato da Francesco Dal Co, prima espressione della Santa Sede alla Biennale architettura di Venezia (26 maggio-25 novembre) richiama i visitatori a frotte, ad ogni ora il più gettonato, l’architetto sorridente lì ad accogliere il pubblico di questi giorni di anteprima, pronto a stringere mani, a spiegare, illustrare la sua personale idea di spazio per la meditazione.
Ma nel piccolo, prezioso, parco dell’Isola di San Giorgio, lontano dal caos di Venezia e per tanti anni chiuso al pubblico, ad incantare è forse proprio l’intero percorso nelle tante, diverse, accezioni di spiritualità. Suggestioni di pensiero che improvvisamente animano il verde di questo paradiso particolare affacciato in un angolo di pace della laguna, tra il verde giada dell’acqua, il turchino del cielo, gli alberi delle barche a vela del vicino porticciolo che ondeggiano molli al vento.
E se molte delle idee realizzate dagli architetti chiamati a raccolta da Dal Co – alcuni molto conosciuti come Forster appunto, o il portoghese Eduardo Souto de Moura, l’italiano Francesco Cellini – incantano, stupiscono, emozionano, in qualche caso addirittura angosciano un po’ (come la raffinata cappella con croce del Giapponese Teronobu Fujimori) specializzato nella realizzazione di sale da thé) ce n’è qualcuna che più di altre riesce a toccare le corde della poesia, in una connessione felice tra anima e natura, pensiero articolato e pura emozionalità. E’ il caso della struttura apparentemente modesta firmata dall’americano Andrew Berman, realizzata in legno rivestito di plexiglas, il tetto a falde, di fatto una casetta nel bosco semplice e pulita, tutta nera con due gradini che le conferiscono un incredibile equilibrio, il fronte monocolore spezzato solo dal legno povero di una panca, umile, essenziale, ascetica. Ma dove basta sedersi, lo sguardo che corre subito all’acqua e all’orizzonte lontano, per provare la pace interiore e percepire il senso della pura poesia. Completamente diversa l’emozione che comunica la nudità della pietra nella costruzione firmata da Souto de Moura. Qui il panorama non c’entra, si entra nelle viscere della pietra fredda, incastrata a secco con un sapiente gioco di tagli. E la meditazione lascia spazio piuttosto alla spiritualità, al senso dell’essenziale, con il piccolo altare e la croce sottile sottile che pare vergata a matita. Poi ci sono gli esperimenti più estrosi, la panca – croce in acciaio “mirror finish” ideata dalla brasiliana Carla Juacaba con la luce che gioca sulla finitura specchiata e a seconda dei momenti del giorno fa apparire o scomparire il simbolo religioso. Oppure l’ardita, felice, invenzione, dell’australiano Sean Godsell che ha ricreato l’idea di cappella partendo da un container rovesciato e sospeso, l’interno dorato a richiamare la luce che scende dall’alto e un geniale meccanismo di aperture. Cellini ha optato per una struttura pulita e minimale, interamente ricoperta di ceramica, bianca e lucida all’interno asettica come una cucina di grido, nero ardesia all’esterno. Gli spagnoli Eva Prats e Ricardo Flores hanno preferito la muratura a colore e raccontano di aver scelto apposta dove collocarsi, ai bordi del bosco, un’apertura circolare ad est per raccogliere la luce del mattino. Un discorso a parte riguarda il padiglione introduttivo, quello che ospita la mostra di disegni di Gunnar Asplund, l’architetto da cui tutto è partito, autore nel 1920 di una poetica e celebratissima Cappella nel bosco a Stoccolma.
Progettata da Francesco Magnani e Traudy Pelzel, nasce come un piccolo museo, ma di fatto, con la sua struttura raffinata tutta coperta di legni scuri, tagliati con sapienza ad evocare la copertura della costruzione di Asplund, il gioco di schermi che all’interno ricrea la suggestione della luce spiovente, anche questo piccolo edificio (ogni cappella occupa uno spazio di circa 11 metri quadri) scrigno per i meravigliosi disegni dell’architetto svedese, è un bel posto dove sentirsi in pace. E sarebbe bello se queste costruzioni, pensate per durare il tempo della Biennale, potessero invece rimanere li a San Giorgio, rendendo ancora più suggestivo quell’incantevole, magico bosco sull’acqua.

Biennale Architettura: 7000 mila visitatori il primo giorno

VENEZIA26 maggio 201822:07

– VENEZIA, 26 MAG – Parte forte “Freespace”, la 16/a Mostra internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che oggi, primo giorno di apertura al pubblico, ha registrato 7mila visitatori, contro i 6mila dell’edizione 2016. Numeri in crescita (14.500 contro i 14.00 della passata edizione) anche per gli ingressi nei giorni precedenti del vernissage.
La 16/A Mostra Internazionale di Architettura, diretta da Yvonne Farrel e Shelley McNamara e organizzata dalla Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta, rimarrà ai Giardini e all’Arsenale fino al 25 novembre 2018.

Mastandrea zio tra gli extraterrestiIn sala l’opera prima di Paola Randi con Lucky Red

26 maggio 201822:07

ROMA 26 MAG -Un piccolo film indipendente, italiano pieno di poesia e creatività con protagonista un perfetto e disincantato Valerio Mastandrea che recita in napoletano e in un sincopato americano. Ma ‘Tito e gli alieni’ della regista milanese Paola Randi, già passato al Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile e ora in sala con la Lucky Red dal 7 giugno, è soprattutto una favola che racconta il mondo dei bambini e il loro immaginario. Tutto si svolge nel Nevada dove il mite e silenzioso professore (Mastandrea) da quando ha perso la moglie, vive isolato nel deserto del Nevada accanto alla famosa Area 51 (enorme zona militare di 26 000 km² a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas). Ora il professore è un bravo scienziato e dovrebbe lavorare ad un progetto segreto per il governo degli Stati Uniti, ma in realtà passa le sue giornate su un divano rosso ad ascoltare messaggi dallo spazio. Il suo solo contatto con il mondo è Stella (Clemence Poesy), stralunata ragazza che organizza matrimoni per i turisti a caccia di alieni. Un giorno però arriva un video-messaggio da Napoli. È suo fratello (Gianfelice Imparato) che sta morendo e che gli affida i suoi figli: Anita (Chiara Stella Riccio) sedici anni e Tito (Luca Esposito) sette anni. Ora i due ragazzini si aspettano Las Vegas, la sognata America vista nei film e invece si ritrovano in mezzo al nulla, nelle mani di uno zio confuso e pigro. E questo in un luogo strano e misterioso dove si dice che vivano anche gli alieni. “Questo film è una favola pensata e girata da un alieno come è la nostra regista Paola Randi – ha detto a Torino Valerio Mastandrea -. Una favola che riguarda tutti noi. Diciamo che è un film che racconta anche il dolore vero, quello della perdita di una persona cara e lo ha fatto oggi con un registro inesplorato nel cinema italiano”. E gli alieni. “Non so chi siano e se ci penso mi spavento – dice l’attore – . I marziani forse sono qualcosa migliore di noi, ma non sarei contento di incontrarne uno con il suo capoccione di notte”. Il film, prodotto da Bibi Film con Rai Cinema, è il secondo lungometraggio della Randi. Into Paradiso (2010) , suo primo film, presentato al Festival di Venezia nella sezione Controcampo Italiano, aveva ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali Miglior Film al Festival Bimbi Belli di Nanni Moretti e quattro nomination ai David di Donatello.

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