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Ultimo aggiornamento 31 Ottobre, 2020, 09:41:13 di Maurizio Barra

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La famiglia del killer di Nizza: “Ci mandò la foto della basilica, è lui”. Fermato un secondo uomo
Misterioso gruppo tunisino rivendica. La Francia ora si blinda
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TUNISI
30 ottobre 2020
21:49
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Un secondo uomo è stato fermato nell’inchiesta dell’antiterrorismo francese sull’attentato nella basilica Notre-Dame de l’Assomption di Nizza: è quanto riferisce radio Europe 1 citando fonti giudiziarie. Secondo l’emittente, l’individuo fermato era stato in contatto con il killer tunisino giunto a Nizza da pochi giorni dopo essere entrato in Europa dall’Italia.
Intanto all’indomani della strage nella Basilica Notre-Dame de l’Assomption di Nizza, un misterioso gruppo tunisino ha rivendicato l’attacco mentre in Francia è stato fermato un possibile fiancheggiatore e il presidente Emmanuel Macron ha schierato 7.000 agenti in strada per rafforzare il dispositivo anti-attentati, in particolare davanti a scuole e luoghi di culto cristiani alla vigilia delle Feste di Ognissanti. Dall’inchiesta affidata all’antiterrorismo assume intanto contorni più precisi il profilo del killer, Brahim Issaoui, tunisino di 21 anni passato dall’Italia prima di raggiungere la Francia non prima del 25 ottobre. Il ragazzo, ha raccontato la madre dalla loro casa in un quartiere popolare di Sfax, ha avuto un’adolescenza turbolenta tra droga e alcol ma da due anni era cambiato: aveva cominciato a recitare le preghiere islamiche e si era chiuso in sé stesso. “Andava da casa al lavoro, non usciva e non si mischiava più con gli altri”, ha detto la donna.
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Il killer ha telefonato al fratello Yassine. “Ha detto che andava in Francia perché era meglio per il lavoro”, ha raccontato il fratello all’agenzia France Presse. Anche lui ha riferito che Brahim iniziò a dedicarsi alla religione circa due anni fa, ma non capisce il processo che possa averlo condotto a una tale radicalizzazione. Secondo Al Arabiya, il giorno prima dell’agguato inviò una foto della Basilica di Nizza proprio al fratello, scrivendo di voler passare la notte lì davanti. Da fonti vicine all’inchiesta trapela che era giunto in città “24-48 ore prima dell’attacco”. Sul fronte politico francese si moltiplicano gli appelli dell’opposizione di destra ad indurire la lotta all’immigrazione clandestina, mentre la leader del Rassemblement National Marine Le Pen continua a polemizzare con l’esecutivo invitandolo a condurre “per davvero” la “guerra” al fondamentalismo islamico. Il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian, da parte sua, ha invitato i connazionali all’estero alla massima prudenza. “La minaccia è ovunque”, ha dichiarato, mettendo in guardia i francesi “ovunque si trovino”. Al termine del Consiglio Difesa presieduto da Emmanuel Macron all’Eliseo, il ministro dell’Interno Gérald Darmanin ha confermato i rinforzi antiterrorismo anticipati ieri dal capo dello Stato. Passerà infatti da 3.000 a 7.000 il numero di agenti delle forze di sicurezza dispiegati sul territorio nazionale per scongiurare nuovi attacchi. Alla vigilia del week-end di Ognissanti, con milioni di francesi da oggi costretti a restare in casa per il nuovo lockdown anti-Covid, il ministro ha precisato che verrà rafforzata, in particolare, la sicurezza intorno ai cimiteri e ai luoghi di culto cristiani. Disposto, inoltre, l’invio di altri 120 poliziotti a Nizza. Sorvegliate speciali anche le scuole, che dopo le vacanze di Ognissanti riapriranno lunedì con un minuto di silenzio fissato alle 11 in omaggio a Samuel Paty, il prof di storia assassinato due settimane fa da un altro terrorista nella banlieue di Parigi.
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Covid: coprifuoco e scuole chiuse le Regioni reagiscono
Boccia: “Ogni misura restrittiva su scala territoriale ha il sostegno del governo”
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GENOVA
30 ottobre 2020
23:12
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C’è chi punta sul coprifuoco per evitare assembramenti nella notte di Halloween e chi lascia a casa anche i bambini dell’asilo; c’è chi riduce al 50% la capienza del trasporto pubblico e chi decide di attendere ancora qualche giorno per attuare misure più restrittive. Le regioni chiudono per tentare di frenare la crescita dei contagi per Covid che in alcuni territori è ormai fuori controllo e ha già raggiunto lo scenario 4, il peggiore ipotizzato dall’Istituto superiore di Sanità. Una corsa contro il tempo in ordine sparso che fotografa ancora una volta lo schema che da giorni si ripete: da una parte il governo, che continua a chiedere misure territoriali – a partire dall’istituzione di zone rosse locali – per scongiurare la chiusura del Paese, dall’altra i governatori che spingono sull’esecutivo affinché prenda provvedimenti più drastici validi per tutta Italia e, come nel caso di Vincenzo De Luca, attaccano: “ci sono fortissimi ritardi nelle decisioni, la logica del mezzo scontenta tutti e non risolve i problemi. Si sta perdendo tempo prezioso”.
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In realtà il governo, prima di prendere ulteriori provvedimenti, vorrebbe attendere di capire se le misure messe in campo la settimana scorsa con il Dpcm che ha chiuso bar e ristoranti producano gli effetti sperati.
Risultati che potrebbero essere già visibili a metà della settimana prossima. Ed infatti la riunione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte con i capi delegazione e la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina servirebbe più per trovare il modo di armonizzare le varie decisioni già prese dalle regioni in materia di scuola che valutare ulteriori misure. Quelle arriveranno, se arriveranno, quando i dati saranno sul tavolo. Per questo il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia continua a chiedere alle Regioni di evitare “fughe in avanti” e di muoversi secondo quanto previsto dai Dpcm. “Ogni misura d’intervento su scala territoriale necessaria a restringere le misure nazionali ha il sostegno del governo”.
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Posizione ribadita nel monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanità. “Si invitano nuovamente le Regioni…a considerare un tempestivo innalzamento delle misure di mitigazione delle aree maggiormente affette in base al livello di rischio”. Insomma, lockdown locali per circoscrivere i contagi. Per il momento però nessuna tra le Regioni – che oggi hanno incassato l’accordo per la ripartizione dei rimborsi per i mancati introiti del trasporto pubblico – sembra andare in questa direzione. Il Piemonte, dove sono i medici a chiedere il lockdown, va verso la didattica a distanza al 100% per le superiori ed è la prima a riportare la capienza dei mezzi pubblici al 50%, una misura che gli esperti del Cts chiedono da mesi, non avendo tra l’altro mai avallato l’80%. Dad al massimo anche in nelle Marche, per le superiori, Umbria, per superiori e medie, dal 3 al 14 novembre e coprifuoco nel weekend di Halloween dalle 22 alle 5. Il coprifuoco, a partire dalle 21, è anche la scelta della Valle d’Aosta, la regione con gli indici più alti mentre in Veneto Luca Zaia ha scelto di non chiudere ma di puntare ad attrezzare 10 nuovi Covid Center.
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“Non ci sono alternative”. Chi punta a chiudere tutto, non solo nella sua regione, è invece De Luca.
Da lunedì saranno chiuse anche le dell’infanzia ma il governatore della Campania non vuole sapere di mandare Napoli in lockdown. “Nessuno dica stupidaggini, le uniche misure che servono sono di carattere nazionale”. Una posizione che, seppur con toni diversi, invoca pure il sindaco di Milano Beppe Sala. “Ci attende un lungo inverno di grande difficoltà, non voglio scaricare tutte le responsabilità sul governo ma il punto fondamentale è che prima di chiudere bisogna dire a chi subirà le chiusure come verrà aiutato”.   VAI ALL’ECONOMIA

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