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Ultimo aggiornamento 26 Febbraio, 2021, 02:18:16 di Maurizio Barra

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Facebook investirà su editoria 1 mld dlr prossimi 3 anni
Il vicepresidente Nick Clegg, questione con governo australiano risolta
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24 febbraio 2021
17:14
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“Abbiamo investito 600 milioni di dollari dal 2018 per sostenere l’industria delle notizie e abbiamo pianificato di investire almeno un ulteriore miliardo di dollari nei prossimi tre anni”. A dirlo il vicepresidente di Facebook per gli affari globali, Nick Clegg, in un lungo Post che segue alla vicenda del blocco delle notizie sul social in Australia, dopo una legge del governo.

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“La questione ora è stata risolta a seguito di trattative – aggiunge – e non vediamo l’ora di stringere nuovi accordi con gli editori per permettere agli australiani di poter condividere nuovamente i link delle notizie su Facebook”.
Riguardo la vicenda australiana, Clegg spiega che “al centro c’è stato un malinteso di fondo sul rapporto tra Facebook e gli editori. Sono gli editori stessi che scelgono di condividere le loro storie sui social media, o di renderle disponibili affinché vengano condivise da altri, perché traggono valore nel farlo. Ecco perché hanno pulsanti sui loro siti che incoraggiano i lettori a condividerli. E se si clicca su un link condiviso su Facebook, si viene indirizzati al sito dell’editore. Con questa modalità – aggiunge il vicepresidente per gli affari globali del social – lo scorso anno Facebook ha generato circa 5,1 miliardi di referral gratuiti agli editori australiani per un valore stimato di 407 milioni di dollari australiani a favore dell’industria delle notizie”. Clegg, nel suo post, aggiunge “che la decisione di bloccare la condivisione di notizie in Australia non è stata presa alla leggera” che la piattaforma ha “commesso l’errore di implementare la decisione in maniera troppo rigida, con alcuni contenuti bloccati accidentalmente. Fortunatamente, gran parte di questi contenuti sono stati ripristinati rapidamente”. “Fortunatamente – conclude – dopo ulteriori colloqui, il Governo australiano ha accettato dei cambiamenti che incoraggiano negoziazioni eque, senza la minaccia incombente di un arbitrato pesante e imprevedibile. Ci sono preoccupazioni legittime da affrontare riguardo alla dimensione e al potere delle aziende tecnologiche, così come ci sono questioni serie riguardo allo sconvolgimento che Internet ha portato nell’industria dell’informazione. Internet ha bisogno di nuove regole che funzionino per tutti, non solo per le grandi aziende dei settore dei media”.
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Bozza dl, nasce Comitato interministeriale transizione digitale
Per strategia nazionale, include anche Anci e Upi
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24 febbraio 2021
20:12
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Un Comitato interministeriale per la transizione digitale (CITD) che “promuove, indirizza, coordina e verifica l’azione del Governo nelle materie dell’innovazione tecnologica, dell’attuazione dell’agenda digitale italiana ed europea, della strategia italiana per la banda ultra larga, della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle imprese, nonché della trasformazione, crescita e transizione digitale del Paese, in ambito pubblico e privato”. Lo prevede la bozza del decreto del Governo.
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Il Comitato include anche Anci e Upi.
“Nell’ambito del predetto Comitato – si legge nella bozza del decreto – sono assunte le decisioni strategiche necessarie a garantire la coerente e puntuale declinazione della strategia nazionale per la transizione digitale. Alle riunioni del CITD – quando si trattano materie che interessano le regioni e le province autonome, partecipano il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome o un presidente di regione o di provincia autonoma da lui delegato e, per i rispettivi ambiti di competenza, il presidente dell’Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) e il presidente dell’Unione delle province d’Italia (UPI)”. Il CITD “è presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o dal Ministro delegato per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale che lo convoca, ne determina l’ordine del giorno, ne definisce le modalità di funzionamento e ne cura, anche per il tramite della Segreteria tecnico amministrativa, le attività propedeutiche e funzionali allo svolgimento dei lavori e all’attuazione delle delibere”.   POLITICA   TECNOLOGIA

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In Australia i giganti del web pagheranno per condividere le news
Varata una legge dopo l’accordo raggiunto con Facebook per superare il blocco
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25 febbraio 2021
05:55
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L’Australia ha adottato la legge che obbliga i giganti del web a pagare i media per la condivisione delle notizie. La proposta di legge aveva fatto infuriare Facebook che aveva bloccato le news australiane sul social network.
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L’impasse era stata poi superata nei giorni scorsi con un accordo per l’introduzione di alcuni emendamenti al testo.
LA VICENDA –  Gli australiani torneranno – come il resto degli abitanti del globo – a leggere le notizie su Facebook. Lo hanno annunciato nei giorni scorsi i vertici del social network dopo l’accordo raggiunto con il governo di Canberra per superare l’impasse che aveva fermato dallo scorso giovedì la ripresa da parte di Facebook dei contenuti di media australiani. Difficile stabilire a questo punto chi l’abbia spuntata, sta di fatto che a un braccio di ferro così i giganti dell’high tech ancora non li aveva costretti nessuno. Il precedente lo segna quindi l’Australia nel pensare e adottare una legge volta a costringere i giganti della tecnologia a pagare i media per pubblicare le loro notizie.
Una scelta dettata dalla necessità di fermare l’utilizzo gratuito di contenuti prodotti dai media locali per salvare il salvabile di un settore da tempo in crisi, che però finisce per aprire un dibattito molto più vasto sul tema che inevitabilmente supera i confini australiani. L’idea di Canberra a riguardo era di imporre un codice di condotta per l’utilizzo delle notizie, allo scopo di generare una negoziazione “giusta” sul valore dei contenuti delle notizie. In altre parole: pagarlo.
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Il dibattito resta però per il momento aperto, perché in Australia si è trovato il compromesso, con il governo di Canberra che ha accettato di modificare la legge cui i giganti tech erano ferocemente contrari. In sostanza saranno aggiunti al testo quattro nuovi emendamenti, fra cui quello cruciale, ovvero la clausola secondo cui il governo non potrà sottoporre Facebook al nuovo codice se questo riesce a dimostrare di contribuire in maniera “significativa” al giornalismo locale. Il ministro australiano delle Finanze Josh Frydenberg e il collega responsabile per le Comunicazioni, Paul Fletcher, hanno confermato oggi le modifiche, aprendo la strada all’approvazione della legge entro la settimana. “Questi emendamenti forniranno maggiore chiarezza sulla maniera in cui opererà il codice di condotta, rafforzando la struttura per assicurare che la produzione di news sia remunerata equamente. Il codice di condotta prevede tuttora trattative tra le piattaforme come Facebook e Google, e le compagnie australiane dei media, per concordare il pagamento stesso”, hanno spiegato. E anche i gruppi editoriali locali tirano un sospiro di sollievo: i maggiori fra questi, come Guardian Australia e News Corporation di Rupert Murdoch, hanno fatto sapere di aver già ripreso i contatti con Facebook.
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Utenti più “polarizzati” su Facebook e Twitter
Studio italiano, algoritmi favoriscono bolle ideologiche, le cosiddette ‘echo chambers’
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25 febbraio 2021
13:58
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Facebook e Twitter sono i social network dove è più facile rimanere intrappolati all’interno di bolle ideologiche (‘eco chambers’) in cui vengono condivise informazioni e opinioni dello stesso orientamento: lo dimostra l’analisi di oltre cento milioni di contenuti pubblicati tra il 2010 e il 2018 sui social network più popolari. Lo studio è coordinato da Walter Quattociocchi del Dipartimento di Informatica dell’università Sapienza di Roma con la Fondazione ISI-Istituto per l’Interscambio Scientifico e le università di Brescia e Cà Foscari di Venezia.
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I risultati sono su Pnas.
Per valutare come si caratterizza il consumo di contenuti online sui social, i ricercatori hanno analizzato più di cento milioni di contenuti (post, like, commenti e condivisioni) riguardanti argomenti controversi come aborto, vaccinazioni e possesso di armi. I contenuti provenivano da 4 piattaforme social: Facebook, Twitter, Reddit e Gab. I risultati dello studio dimostrano come la diffusione delle informazioni e le dinamiche di polarizzazione dipendano tanto dalle dinamiche degli utenti online quanto dalle caratteristiche della piattaforma social: la polarizzazione, infatti, è maggiore quando i criteri di presentazione dei contenuti non possono essere facilmente modificati.
“In particolare – spiega Quattrociocchi – abbiamo osservato come, diversamente da Reddit dove gli utenti possono modificare il loro algoritmo di feed, l’aggregazione di utenti in gruppi omofili e l’esclusione di contenuti in opposizione caratterizzino il consumo di news online sia di Facebook sia di Twitter, nonostante utilizzino algoritmi diversi e facciano riferimento a tipologie di utenti diversi. Anche su Gab sono presenti dinamiche di polarizzazione fra gli utenti. Anche in questi gruppi la tendenza è quella di aderire a concezioni aderenti con la propria visione”.
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Vodafone Neo, lo smartwatch Disney per bambini
L’orologio ha funzionalità per restare in contatto con i piccoli
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25 febbraio 2021
13:53
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Vodafone aveva presentato qualche mese fa Neo, lo smartwatch per bambini realizzato in collaborazione con Disney. Oggi lo porta nei negozi italiani e negli store online, insieme alle novità dei personaggi Disney, Pixar, Marvel e Star Wars.
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Vodafone e Disney hanno unito la loro esperienza nella tecnologia e nell’intrattenimento per realizzare un dispositivo che coniuga funzionalità, design e divertimento. Il risultato è uno smartwatch per bambini che consente ai genitori di restare connessi con i propri figli, interagendo con loro attraverso chiamate, chat ed emoticon.
Grazie ad una fotocamera frontale integrata i piccoli possono immortalare le loro avventure quotidiane, il tracker di attività e il contapassi registrano invece i movimenti ed è inoltre possibile impostare obiettivi da raggiungere per incoraggiare le attività. Tramite la Vodafone Smart App i genitori e i familiari abilitati monitorano l’esperienza digitale del bambino, impostando ad esempio la lista dei contatti fidati, gestendo il tempo di fronte allo schermo attraverso la “Modalità Silenziosa” e controllando il luogo in cui si trova il dispositivo. Il progetto che ha portato allo sviluppo di Neo fa parte di una collaborazione creativa fra Vodafone e Disney, con la partecipazione di Yves Béhar, rinomato designer, e del suo team di fuseproject, che ha dato un ulteriore contributo al team di prodotto di Vodafone Smart Tech.
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Recovery: Guindani, aumentare gli investimenti sul 5G
‘Autorizzazioni in massimo 60 giorni per snellire i processi’
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25 febbraio 2021
13:57
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Sburocratizzare i processi per l’ottenimento delle autorizzazioni e puntare sugli investimenti per la rete 5G. Queste sono le priorità per la digitalizzazione del paese secondo Pietro Guindani, presidente di Asstel-Assotelecomunicazioni, in un’intervista di oggi a Il Messaggero.
“Servono almeno 10 miliardi di euro da destinare alla rete veloce e 2 per li sviluppo di tecnologie radio aperte”.
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Si tratta di incentivare l’adozione dello standard OpenRan che permetterà di evitare il cosiddetto lock-in tecnologico su certi operatori, aprendo verso nuovi soggetti e rendendo versatile una rete che, nel nostro Paese, si rende sempre più necessaria, visto il boom di accessi e richieste nei mesi del lockdown. “Se le infrastrutture sono le fondamenta della trasformazione digitale di un Paese, senza tener conto di queste, gli stanziamenti per rinnovare la Pubblica Amministrazione e le singole imprese non raggiungerebbero il traguardo”.
Nel testo del Pnrr, vengono stanziati 4,2 miliardi di euro per lo sviluppo di banda larga, 5G e monitoraggio satellitare, ai quali però bisogna sottrarre 900 milioni destinati ad un progetto per le reti satellitare, 1,1 miliardi ai famosi voucher e altri 1,1 miliardi al rinnovamento strutturale delle zone grigie. “Vi è esigenza di un ulteriore investimento pubblico che si affianchi a quello degli operatori privati” prosegue Guindani. “La commissione UE ha stimato un impegno di almeno 70 miliardi di euro in 7 anni per la copertura ultrabroadband in Italia. Il lavoro va completato entro il 2026, come da progettualità del Pnrr”. Da risolvere non vi è solo la questione dei fondi ma anche della burocrazia che rallenta l’ottenimento delle autorizzazioni per scavi e, di conseguenza, la finalizzazione dell’infrastruttura di rete. Bisogna passare dalla media attuale di 180 giorni ad un massimo di 60: “Si tratta di effettuare una valutazione tra regole e progetti tecnici, che spesso sono meno complessi di altri ma considerati alla pari, come la costruzione di un ponte”.
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TikTok rinnova impegno per contrastare fake news Covid
Social pubblica Rapporto du Trasparenza
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25 febbraio 2021
13:55
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Quale social network di successo, anche TikTok deve dar seguito alle richieste di rimozione dei contenuti considerati inappropriati, sia da parte delle aziende che di governi e degli stessi iscritti. Al pari di altre big company di internet, TikTok ha cominciato a pubblicare un Rapporto sulla Trasparenza, che indica la natura dei clip rimossi e l’andamento delle richieste.
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In quello più recente, che copre la seconda metà del 2020, un interesse particolare va ai temi legati alla pandemia e all’eventuale condivisione senza controllo di video con elementi di disinformazione, sulla diffusione della malattia e vaccini.
Nello specifico, sono 89.132.938 i video rimossi a livello globale dal 1 luglio al 31 dicembre scorsi, per violazioni delle linee guida della community o dei termini di servizio, che rappresentano meno dell’1% di tutti i video caricati su TikTok. Il 92,4% è stato rimosso prima di essere segnalato da un utente, l’83,3% prima di venire visualizzato anche una sola volta e il 93,5% entro 24 ore dalla pubblicazione. Sono 6.144.040 gli account rimossi per violazioni mentre ben 9.499.881 quelli spam, dai quali sono partiti i 5.225.800 di filmati spam cancellati. “Abbiamo inoltre impedito la creazione di 173.246.894 account con strumenti automatici” spiega TikTok. “Il nostro centro informazioni sul Covid-19 è stato visualizzato 2.625.049193 volte. I banner che reindirizzano gli utenti verso il centro informazioni sono stati aggiunti a 3.065.213 video.
Gli avvisi di pubblica utilità sugli hashtag che indirizzano gli utenti alle risorse di salute pubblica dell’OMS e delle organizzazioni locali sono stati visualizzati 38.010.670.666 volte. 51.505 video sono stati rimossi per aver promosso disinformazione sul Covid-19 e, di questi, l’86% è stato rimosso prima di essere segnalato, l’87% entro 24 ore dalla pubblicazione su TikTok e il 71% non ha ricevuto alcuna visualizzazione”.

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