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Omicidi a Roma, De Pau non risponde al gip: convalidato il fermo. Si indaga anche su un cold case

Tempo di lettura: 3 minuti

Ultimo aggiornamento 23 Novembre, 2022, 21:00:30 di Maurizio Barra

Dall’ordinanza cautelare emessa dal Gip della Capitale con cui dispone il carcere per De Pau, accusato di triplice omicidio per la morte di tre prostitute, è emerso un dettaglio raccapricciante: due video fatti con il cellulare in cui il 51enne ha ripreso le fasi dell’omicidio delle due donne cinesi avvenuto in via Riboty a Roma la mattina del 17 novembre scorso.

Si tratta di video trovati nel telefono dell’indagato dagli inquirenti coordinati dalla Procura di Roma. L’uomo aveva lasciato il telefono nell’appartamento prima di recarsi in via Durazzo dove è avvenuto il terzo delitto.

Nel provvedimento del giudice si fa riferimento ai video: uno dura circa 14 minuti e l’altro ben 42 minuti

I due video sono stati registrati alle ore 10.23 e alle10.38

“Documentano in maniera incontrovertibile e raccapricciante l’omicidio delle due donne cinesi commesso da Giandavide De Pau -scrive il gip- dopo aver consumato con le stesse rapporti sessuali ed aver preteso di rimanere solo mandando via altri clienti”. 

“Dopo qualche secondo De Pau sposta il telefono e si inquadrano le scarpe che lo stesso indossa, dopodiché il telefono viene appoggiato oscurando la telecamera ma continua ad essere registrato l’audio e si sente entrare nella stanza l’altra donna cinese”. 

“Al minuto 1.09 si sentono rumori e la donna urlare fortemente, ma il suono giunge come soffocato -scrive ancora il gip- entra l’altra donna che chiede ‘cosa fai a lei’ subito dopo si sentono le urla strazianti anche della seconda donna che viene aggredita, poi si sente prima il rumore di una porta che sbatte e poi il rumore più forte di un’altra porta, probabilmente quella di ingresso che viene aperta e dal minuto 2.41 si sente il rantolo di Xiu in fin di vita ritrovata agonizzante sul pianerottolo; dopo qualche minuto si sente la voce del portiere e poco dopo dei soccorritori”. 

Intanto, il gip di Roma nell’ordinanza emessa e con cui dispone il carcere per Giandavide De Pau per gli omicidi, afferma che “contrariamente a quanto sostenuto da De Pau circa il suo stato di confusione e di non ricordare nulla” tutti i dati raccolti “fanno presumere che fosse pienamente consapevole dei gravissimi fatti da lui commessi ai danni delle tre donne”. 

Nell’ordinanza del gip di Roma è citata anche la telefonata intercorsa tra la sorella dell’uomo e i carabinieri durante la quale li avvisa di essere stata contattata da lui. 

“Sono la sorella di Giandavide De Pau…allora… le spiego… mio fratello è sparito da ieri, sotto l’uso di sostanze, completamente fuori di testa, una persona che non sta bene quando fa uso di sostanze… L’ho sentito questa notte e parlava di donne uccise, di sangue, di coltelli e di cose varie”. 

Nel corso del colloquio la donna riferisce ai militari dell’Arma che De Pau le ha detto: “mi ha detto che c’era sangue, perché quella stava nel letto, perché poi c’erano i servizi segreti, perché poi lui diventa matto quando fa uso di sostanze. Dice c’era sangue, non so se sono stato io… io non mi ricordo niente”. 

C’è almeno un altro omicidio di una donna che si prostituiva su cui i magistrati di piazzale Clodio potrebbero nuovamente indagare dopo l’arresto di Giandavide De Pau, per il quale il gip ha convalido il fermo, riservandosi l’emissione di una misura cautelare da applicare.

De Pau è attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli e, durante l’interrogatorio, si è avvalso della facoltà di non rispondere. 

L’attività degli inquirenti è quella di scavare anche nel passato di De Pau, per cercare eventuali collegamenti con fatti di sangue avvenuti negli anni scorsi a Roma e che hanno avuto come vittime donne. In quest’ottica, l’attenzione ora è rivolta anche ad un delitto che risale a molti anni fa e che avrebbe molte analogie con quanto avvenuto nel quartiere Prati.

De Pau, a cui la Procura contesta l’omicidio plurimo aggravato, attualmente è in regime di “grandissima sorveglianza”, sotto il controllo della polizia penitenziaria 24 ore su 24. 

“Il suo profilo psichiatrico andrà esaminato anche dalla procura. De Pau era libero perché non aveva titoli per essere detenuto, e nessuno, neanche gli psichiatri che lo avevano visitato, si erano accorti della sua pericolosità”. Lo ha detto l’avvocato Alessandro De Federicis, difensore di Giandavide De Pau, entrando a Regina Coeli per l’interrogatorio di convalida del fermo.   

Il penalista ha anche dichiarato alla stampa che il suo assistito “non ha contezza e memoria di quello che è successo per come l’ho visto io, assente, mi sembra strano fosse in grado di organizzarsi una fuga. Dell’auto nel deposito giudiziario e del passaporto ho informazioni, so solo che il suo documento era scaduto da tempo”.

A quanto emerge dalle indagini, De Pau avrebbe voluto lasciare l’Italia e per questo avrebbe cercato di ottenere un passaporto falso in cambio di denaro. 

Stando alle ricostruzioni, il 51enne avrebbe contattato Martha Lucia Torres Castano, la donna cubana con cui aveva trascorso la notte prima degli omicidi, per chiederle aiuto nell’ottenere il documento e poi l’avrebbe uccisa, al civico 38 di via Durazzo, dopo aver già trucidato Yang Junxia e Li Yan Ron, in via Augusto Riboty 28.

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