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Femminicidio, Meloni: 'Nomi di 104 donne proiettati a Palazzo Chigi'

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Ultimo aggiornamento 25 Novembre, 2022, 00:38:24 di Maurizio Barra

Uniti contro i femminicidi. Non solo uomini e donne insieme, ma anche la politica. Non servono steccati ideologici. Il vero passo da fare per superare pregiudizi e stereotipi è culturale.

Il grido di allarme parte dal Senato che si mobilita contro la violenza di genere con l’approvazione unanime di una commissione bicamerale d’inchiesta (dopo il sì ad una mozione di indirizzo da parte della Camera) su una tragedia che dall’inizio dell’anno ha già fatto 104 vittime. Le ricorda la premier Giorgia Meloni al convegno per la presentazione della relazione della commissione di inchiesta della scorsa legislatura che si è tenuta a palazzo Giustiniani. Un “passaggio di testimone”, dice, come si fa “con i compagni di squadra”, “su mille altre tematiche ci possono essere punti diversi, ma su questo credo non ci possano essere distinzioni”.

Altrettanto forte e deciso l’appello in Aula del presidente del Senato Ignazio La Russa, per quella che definisce “una piaga sociale, una grave violazione dei diritti umani”. “Sbaglia chi pensa sia una questione di donne, – sono le sue parole – è essenzialmente una questione di uomini, una parte di uomini non ha digerito i passi avanti della società”. E’ infatti un dato, si legge nella relazione, che il 57,4% dei femminicidi è opera del partner, il 12,7% dell’ex. E’ andata in scena a palazzo Madama, con un giorno di anticipo, la celebrazione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che in tutto il mondo verrà ricordata domani (25 novembre). 

Per l’occasione i palazzi della politica si illuminano di rosso. “Sulla facciata di Palazzo Chigi ci sono i nomi delle 104 donne uccise in appena un anno”, annuncia la premier Meloni che identifica tre pilastri essenziali: prevenzione, protezione e certezza della pena e assicura, l’intenzione del governo di andare avanti sul contrasto ripartendo dal lavoro della scorsa legislatura. Ne è felice la madrina dell’iniziativa, la dem Valeria Valente che della commissione precedente, monocamerale, è stata presidente appassionata.

“La bicamerale è un salto di qualità”, ammette, “Mi auguro che il governo sia pronto a proseguire”. Un lavoro di 4 anni, 200 audizioni, 117 sedute che ha portato a 12 relazioni votate all’unanimità e confluite nella relazione finale approvata il 6 setttembre scorso. Tutto questo materiale viene consegnato simbolicamente da Valente nelle mani del ministro Eugenia Roccella. “Ne farò tesoro” assicura il ministro per la famiglia e annuncia un accordo con Poste italiane per pubblicizzare il 1522, numero gratuito e attivo 24 h su 24 per richieste di aiuto su violenza e stalking. Ad arginare il problema della violenza di genere non bastano le leggi, è il messaggio che trova d’accordo maggioranza e opposizione in questa giornata di dibattito a palazzo Madama. Nel 15% dei casi (29 su 196), riporta la relazione, le donne uccise avevano presentato formale denuncia o querela per precedenti violenze o altri reati commessi dall’autore del femminicidio.

“Le donne continuano a morire di Femminicidio nonostante un patrimonio legislativo di tutto rispetto”, informa Valente. Mentre la senatrice della Lega Giulia Bongiorno è convinta che “occorra abrogare la mentalità discriminatoria” e ricorda il Codice rosso, “una legge salvavita in vigore dal 2019”, poco applicata tanto che “La Lega depositerà una proposta che permetterà di intervenire in caso di omessa o ritardata applicazione”. Smettere di colpevolizzare le donne, di passarne al setaccio il comportamento, è un altro dei punti condivisi. I numeri ci dicono che il 63% delle donne che subiscono violenza (123 su 196) non ne ha mai parlato nemmeno con un’amica. L’obiettivo dunque è il cambiamento di un paradigma culturale, nelle scuole, nelle case. Principio che trova d’accordo la premier Meloni che invita a “formare operatori dalle forze dell’ordine, agli avvocati, magistrati, medici, assistenti sociali, docenti personale sanitario”. Uscendo dalla presentazione in Senato, la presidente del Consiglio si ferma per incoraggiare Celeste, una bambina sua fan che la chiamava a gran voce: “Studia, studia che poi diventi come me. Così sarai la prossima (premier – ndr) , sbrigati”.

 

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