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Lettera di D'Annunzio restituita a Biblioteca Nazionale di Roma

Tempo di lettura: 2 minuti

Ultimo aggiornamento 19 Marzo, 2023, 13:20:15 di Maurizio Barra

(ANSA) – ROMA, 19 MAR – I Carabinieri della Sezione
Antiquariato del Reparto Operativo del Comando Tutela Patrimonio
Culturale hanno restituito alla Biblioteca Nazionale Centrale di
Roma una lettera autografa di Gabriele D’Annunzio, trafugata
oltre 10 anni fa. Si tratta di un manoscritto, datato 18
novembre 1926, composto da 3 fogli di colore avorio, delle
dimensioni di cm 32,5 x 24,5, tutti recanti l’intestazione con
logo “SQVADRA DI SAN MARCO – TI CON NV, NV CON TI”.
   
Nella missiva il Vate si rivolge “Al caro amico”, come
riportato sulla busta non recuperata, individuato secondo
risultanze investigative nella persona di Giovanni Rizzo, e
scrive: “Le accludo un telegramma con le indicazioni
dell’arrivo, a Modane, del dottor Michele Mendelsohn, mio amico
medico di Parigi. Il quale viene a trovarmi; e mi porta alcuni
oggetti d’arte appartenenti alla mia casa parigina, rimasti
ancora là. Essi sono destinati al Vittoriale degli Italiani”.
   
A riconsegnare la lettera al direttore della Biblioteca, Stefano
Campagnolo, è stato il comandante della Sezione Antiquariato del
Reparto Operativo del Tpc, Ten. Martina De Vizio.
   
Il documento era stato sequestrato dai carabinieri dell’arte
a un collezionista privato di Viterbo, che l’aveva messo in
vendita sul web dopo averlo acquistato qualche anno prima al
mercato antiquario romano. Il ritrovamento è stato reso
possibile grazie ai costanti monitoraggi sulle pagine dedicate
alla compravendita di beni d’arte. Verosimilmente la lettera era
stata sottratta dalla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
prima del 2012. Gli uomini dell’Arma sono risaliti all’identità
del venditore e hanno evitato che la missiva si perdesse
nuovamente in una compravendita nel ricco mercato dei
collezionisti.
   
Gli archivisti della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma
hanno riscontrato tracce di abrasione dei timbri a inchiostro
apposti sulle carte di D’Annunzio e diverse abrasioni e
cancellature della numerazione dell’inventario riportate su ogni
pagina. L’individuazione è stata favorita dall’attività di
catalogazione, inventario e digitalizzazione portata avanti
dalla Biblioteca in epoca precedente al furto e alla
comparazione delle immagini con quelle contenute all’interno
della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”,
gestita in via esclusiva dal Comando Tpc, il più grande database
con svariati milioni di beni culturali censiti e digitalizzati.
   
(ANSA).
   

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