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Brasile, sotto attacco la ministra per i Popoli Indigeni

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Ultimo aggiornamento 26 Maggio, 2023, 01:35:53 di Maurizio Barra

 

    Il portafoglio della ministra dell’Ambiente, Marina Silva, e quello della sua collega al meonato ministero dei Popoli Indigeni, Sonia Guajajara, sono sotto attacco al Congresso in Brasile, dove una commissione mista (Camera e Senato) ha dato il primo via libera ad un ridimensionamento delle loro competenze. Il testo che riguarda una riorganizzazione dei dicasteri, presentato da un deputato del Movimento democratico brasilero (Mdb, partito del cosiddetto ‘Centrão’) sottrae a Silva – tra le altre – la competenza sull’Agenzia nazionale per l’acqua, per trasferirla allo Sviluppo regionale, guidato da Waldez Góes, vicino al Centrão. e toglie anche al ministero presieduto da Guajajara (del Partido socialismo e libertà; sinistra), la funzione di riconoscere e delimitare le terre protette, passando questa attribuzione al Ministero della Giustizia, presieduto da Flávio Dino (Partido socialista brasiliano; centro-sinistra), braccio destro di Lula.

    Il provvedimento è stato celebrato dalla panchina del Partito dei lavoratori (Pt), il gruppo del presidente progressista Lula . “Vittoria! La Commissione mista ha appena approvato un parere favorevole sull’organizzazione dei ministeri del governo Lula”, si legge in un messaggio pubblicato su Twitter dalla dirigenza del partito al Senato.

    Immediato il grido di allarme di Guajajara, che ha denunciato su Twitter i provvedimenti votati in Parlamento. “Smantellano della politica indigena in Brasile”, ha scritto, aggiugendo che “il trasferimento della competenza per la delimitazione delle terre indigene è un errore pericoloso. Questa misura mette a rischio i diritti delle popolazioni native e apre spazio affinché le influenze politiche e gli interessi economici prevalgano sui diritti ancestrali”. Guajajara ha inoltre definito il progetto sul cosidetto ‘Marco temporal’  – un provvedimento che limita la demarcazione delle terre indigene a quelle che erano già occupate prima dell’entrata in vigore della Costituzione del 1988 – un “genocidio legislativo” che “attacca la Costituzione brasiliana”. 

   Anche Marina Silva ha attaccato i provvedimenti del Parlamento, evidenziando come questi mettano in discussione le politiche sulla deforestazione in Amazzonia. Silva ha definito gli affari dei latifondisti agricoli come un ‘ogrobusiness’ (un ‘business di mostri’) ed ha avvertito che
mancate politiche per mitigare le emissioni di carbonio nel settore, potrebbero deragliare gli accordi internazionali del Paese. “L’immagine internazionale di Lula non è sufficiente” per “garantire investimenti e chiudere accordi internazionali”, ha affermato.

   Silva ha definito il provvedimento del cosiddetto ‘Marco temporal’ “uno dei peggiori segnali” dal Parlamento.
   

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