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A Palermo 'The Social Museum', prime 'selfie rooms' in Sicilia

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Per gli amanti dell’arte, della
fotografia, dei social e dei content creator apre a Palermo,
venerdì prossimo, ‘The Social Museum’, struttura con
installazioni uniche. Oltre 200 metri quadri nel cuore di
Palermo (via Giorgio Castriota 2), che offre più di 25
installazioni straordinarie, tutte studiate per trasportare i
visitatori-clienti in posti unici. Per gli organizzatori, “è il
luogo perfetto per creare contenuti che lasciano il segno, per
dare un tocco creativo e magico ai canali social, per campagne
di marketing, lanci di prodotti o semplicemente per vivere
un’esperienza unica a Palermo”. Ogni installazione è una porta
verso un universo fantastico, un’opportunità per scattare foto e
registrare video: da piscine piene di palline a paesaggi
cosmici, ogni angolo del museo è un’opera d’arte. Sarà possibile
programmare shooting fotografici, spot commerciali o produzioni,
nonché accedere ad una shooting room: una stanza pensata
esclusivamente per fornire uno spazio perfetto per scatti
e-commerce, video e attività social. Il progetto nasce nel 2023
dall’idea di tre ragazzi palermitani Flavia Di Gaudio, Fabio
Bustinto e Marco Di Gaudio. “L’obiettivo – spiegano i
fondatori – è quello di fornire strutture coinvolgenti per
incentivare la socializzazione e lo svago senza limiti per tutte
le età. In questo modo, non solo la città avrà una location come
questa, già diffusissime in tutto il mondo, ma potrà permettere
anche alle aziende di sfruttare i suoi spazi per costruire
creativamente immagini, video e tanto altro sui vari canali di
comunicazione esistenti”.

   

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Somministrati 82mila vaccini antinfluenzali e 13mila anti Covid

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Meno della metà degli ultra 65enni
trentini, i principali destinatari della campagna vaccinale,
sono stati vaccinati contro l’influenza: urge dunque –
sottolinea Apss – un rinforzo della campagna antinfluenzale da
parte dei medici di medicina generale e degli operatori dei
centri vaccinali Apss, con l’obiettivo di tutelare le categorie
più a rischio. Anche sul fronte Covid le somministrazioni
procedono un po’ a rilento, a fronte di un aumento dei contagi e
dei ricoveri in ospedale. A fare il punto l’assessore alla
salute Mario Tonina, il direttore generale Apss Antonio Ferro e
la direttrice del Dipartimento di prevenzione Maria Grazia
Zuccali.

   
Nell’ultima settimana sono stati registrati 6,5 casi di
influenza ogni 1000 abitanti, che corrispondono a 3.556 persone
ammalate. Sono colpite tutte le fasce d’età anche se risultano
maggiormente interessati i bambini sotto i 5 anni, poi la fascia
15-64 anni e gli over 65. La crescita dei casi proseguirà nelle
prossime settimane fino a raggiungere il picco probabilmente
intorno a Natale.

   
La campagna vaccinale antinfluenzale in Trentino – ricorda una
nota di Apss – è partita lo scorso 4 ottobre con l’obiettivo di
raggiungere una copertura vaccinale pari al 75% per gli ultra
65enni e i gruppi a rischio di tutte le età. Sono state
acquistate 107mila dosi di vaccino antinfluenzale e ad oggi ne
sono state somministrate 82.055 (il 76%) con la collaborazione
dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta
che ne hanno somministrate rispettivamente 59.806 (72,8%) e
4.384. Sono stati vaccinati 59.088 ultra65enni, pari soltanto al
45% dei principali destinatari della vaccinazione.

   
Contestualmente alla vaccinazione antinfluenzale è stata
offerta anche la vaccinazione Covid, utilizzando il vaccino
aggiornato alle nuove varianti. Dall’inizio di ottobre sono
state somministrate 12.989 dosi di cui 3.187 dai medici di
medicina generale. Nelle ultime settimane si è registrato un
aumento dei contagi e dei ricoveri in ospedale per Covid:
nell’ultima settimana ci sono stati 610 nuovi casi (contro i 456
della settimana precedente) e i ricoveri in ospedale sono stati
16, raggiungendo i 70 pazienti ospedalizzati, uno in terapia
intensiva.

   

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Treno in corsa investe un tir, due morti e diversi feriti [VIDEO]

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AGI – È di due morti e diversi feriti il bilancio, ancora provvisorio, dello scontro tra un treno regionale, che collega Sibari a Catanzaro, e un camion in località Thurio, nel comune di Corigliano-Rossano, sullo Ionio cosentino. 

Secondo le prime notizie il camion, rimasto bloccato sui binari dopo aver attraversato un passaggio a livello, sarebbe stato travolto dal treno in transito. 

Le due vittime nello scontro tra un treno e un camion, questa sera intorno alle 19 nel Cosentino, sono l’autista dell’autocarro e la capotreno del convoglio ferroviario 5667 Sibari-Catanzaro.

L’impatto, per cause ancora da accertare, è stato tremendo. Sul posto sono ancora al lavoro i vigili del fuoco, il 118, carabinieri e polizia. 

Passeggeri illesi

Sono rimasti illesi i 10 passeggeri che si trovavano a bordo del treno regionale 5677 che, questa sera intorno alle 19, si è scontrato con un camion bloccato sui binari in località Thurio, nel comune di Corigliano-Rossano, nel Cosentino. Lo rendono noto, in un comunicato, Rfi e Trenitalia.

“Questa sera, intorno alle 19, un camion ha occupato la sede di un passaggio a livello che dai primi riscontri risulta regolarmente funzionante e chiuso, nei pressi di Thurio, in provincia di Cosenza, scontrandosi con il treno Regionale 5677”, si legge nella nota.

“Al momento risultano deceduti il capotreno e l’autista del camion e illesi i 10 passeggeri presenti a bordo del treno. Sul posto sono intervenuti tempestivamente il personale del 118, i Vigili del Fuoco e le Forze dell’Ordine. La circolazione ferroviaria è attualmente sospesa fra Sibari e Corigliano Calabro. RFI e Trenitalia esprimono il loro dolore e cordoglio per le vittime e la vicinanza ai feriti”.
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Quadro 'complicato' per l'editoria umbra

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L’Umbria dell’editoria e
dell’informazione è una regione povera di lettori, vista la
domanda in declino, con imprese fragili economicamente, con la
categoria dei giornalisti però consistente nei numeri, superiori
ad altre regioni, ma allo stesso tempo sottopagata. Infine,
anche con un intervento pubblico a supporto che resta limitato.

   
È il quadro “complicato e per alcuni versi drammatico” che
emerge dal primo Rapporto redatto dall’Osservatorio
sull’occupazione e l’editoria dell’Umbria voluto per tracciare
l’andamento economico e non solo del settore dal 2019 al 2022, e
per monitorarlo, mettendolo a confronto con quello di altre
regioni del Centro Italia (Toscana, Marche e Abruzzo).

   
Lo studio – condotto dalla Camera di commercio dell’Umbria,
in collaborazione con l’Università di Perugia, il Corecom
Umbria, l’Ordine dei giornalisti dell’Umbria e l’Associazione
stampa umbra – è stato illustrato a Perugia nella sede della
Camera di commercio.

   
Per il presidente dell’Odg Mino Lorusso, “l’indagine ci dà
una fotografia dell’Umbria pessima e da sottosviluppo
soprattutto dove entra in gioco la contrattazione”.

   
In Umbria, come ha ricordato il professor Luca Ferrucci di
Unipg illustrando il report, il numero dei lettori è inferiore a
quello medio del Centro Italia, per un dato, quello del calo
della domanda, definito “preoccupante e poco confortante”.

   
Per Ferrucci la sfida è quella di “una maggiore qualità
dell’informazione, che guardi non solo alla cronaca ma a notizie
che facciano pensare e riflettere”.

   
In merito alle imprese, c’è una tenuta per numero (in
rapporto alla popolazione però è inferiore rispetto alle altre
regioni) e occupati.

   
Sul fronte dei contributi pubblici, inoltre, l’Umbria è la
regione con meno sussidi, secondo Ferrucci “o per demerito delle
imprese o per le regole restrittive”.

   
Infine, nel settore dove si allargano gli spazi lavorativi
per giornalisti ma anche per esperti di comunicazione, come
quello di pubbliche relazioni e comunicazione per istituzioni o
aziende, il reddito annuo è di 7.700 euro.

   
Per il presidente di Asu Umbria, Massimiliano Cinque, “il
nostro settore, in declino decenni, è uno di quelli più in crisi
ma a tutti sfugge questo fatto”.

   

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Distributori d'acqua non conformi sequestrati in porto Genova

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Un carico di 281 distributori
d’acqua a funzionamento elettrico prodotti in Cina sono stati
bloccati dai funzionari dell’Agenzia Dogane e Monopoli presso il
terminal portuale di Genova-Pra’, a causa di varie infrazioni
amministrative alla normativa sulla sicurezza dei prodotti. La
merce, dice l’autorità, “era sprovvista della marcatura CE su
ogni esemplare, oltre ad essere stata importata senza che fosse
stata predisposta la dichiarazione di conformità collegata ai
prescritti test di funzionalità”. Le istruzioni del prodotto
inserite nelle confezioni, inoltre, non erano state redatte
anche in lingua italiana. Infine, sugli apparecchi non era stato
apposto il nome o marchio dell’importatore con il relativo
indirizzo.

   
Dopo il coinvolgimento, sotto il profilo tecnico, del
Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’azienda
importatrice è stata sanzionata e la merce trasferita sotto
vincolo doganale in un magazzino piemontese, in attesa della
regolarizzazione delle etichettature e delle istruzioni da
allegare.

   

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Genova spende 3 milioni per manutenzione dei marciapiedi

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Sono in arrivo 3 milioni di euro per un piano straordinario di manutenzione dei marciapiedi, dei percorsi pedonali e delle carreggiate a Genova. Lo stanziamento è stato approvato dalla Giunta Bucci per realizzare interventi di riqualificazione nell’intero territorio comunale.
    “Le risorse che abbiamo reperito a bilancio – spiega il vicesindaco e assessore ai Lavori pubblici e Bilancio Pietro Piciocchi – andranno a implementare quanto già stanziato, oltre 9,3 milioni di euro, per la manutenzione straordinaria su strade e caditoie per il 2023”.
    “Tutti i municipi saranno interessati da questo piano straordinario di manutenzione, – aggiunge l’assessore comunale alle Manutenzioni Mauro Avvenente – anche all’interno delle ville comunali, delle pavimentazioni stradali, con nuove asfaltature, intervenendo, nel prossimo biennio, su alcune situazioni di particolare necessità che sono emerse sul territorio”.
    Gli interventi su carreggiate e marciapiedi sono stati rilevati, in base a specifiche necessità manutentive, dalla struttura tecnica di Aster. I primi interventi a partire saranno su corso Torino con nuove asfaltature e su via Macaggi con il rifacimento dei marciapiedi.
   

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Ad Ascoli incontro "Dal sangue versato al sangue donato"

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Appuntamento con la memoria,
con la legalità e con il futuro questa mattina ad Ascoli Piceno
in occasione dell’iniziativa “Dal sangue versato al sangue
donato” volta a mantenere viva la memoria di chi ha sacrificato
la propria vita per la lotta alla mafia e di sensibilizzare i
giovani ed i cittadini alla cultura del dono di sangue,
rafforzando così il senso di solidarietà. Ad organizzarla è
stata la Polizia di Stato, insieme a Comune di Ascoli e
all’associazione DonatoriNati. L’incontro è stato moderato dal
giornalista Giuseppe Ercoli.

   
Nell’occasione è stata esposta in piazza del Popolo la teca
contenente i resti della Quarto Savona Quindici (nome in codice
usato per la Fiat Croma blindata, l’auto della scorta fatta
esplodere nella strage di Capaci) e la Lamborghini Huracan, la
supercar che salva le vite in quanto viene usata per trasportare
urgentemente organi, sangue e plasma. Accolti dal questore
Giuseppe Simonelli e dal sindaco Marco Fioravanti, erano
presenti gli studenti degli istituti scolastici superiori di
secondo grado, che hanno avuto modo di ascoltare le
testimonianze della lotta alla mafia dalla voce di Tina
Montinaro, moglie di Antonio, capo scorta del giudice Giovanni
Falcone, e di Calogero Germanà, dirigente superiore della
Polizia di Stato in quiescenza, scampato nel 1992 ad un
attentato mafioso portato contro di lui da Leoluca Bagarella,
Matteo Messina Denaro e Giuseppe Graviano.

   
Germanà ha conquistato l’attenzione dei ragazzi col racconto
degli attimi concitati della sparatoria e del salvataggio in
mare. Montinaro ha invitato i giovani studenti a farsi “carico
di perpetuare la memoria di chi ha dato la vita per il proprio
Paese. Mio marito a 24 anni ha scelto di proteggere il giudice
Falcone e mi diceva che mai lo avrebbe abbandonato”. Al
dibattito hanno preso parte anche il vescovo di Ascoli Gianpiero
Palmieri e il procuratore capo Umberto Monti. Il presidente
dell’Associazione DonatoriNati Claudio Saltari ha ricordato
l’impegno da anni su tutto il territorio nazionale con gli
appartenenti a Polizia di Stato e Vigili del Fuoco nella
diffusione della cultura della donazione del sangue, allo scopo
di aumentare il numero di donatori periodici.

   

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Pressing per una tregua duratura, liberi altri 12 ostaggi

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Altri 10 ostaggi israeliani, soprattutto donne anziane del kibbutz di Nir Oz, e due thailandesi sono stati liberati da Hamas nel quinto giorno di tregua a Gaza, in cambio della scarcerazione di altri 30 detenuti palestinesi (15 donne e 15 minori). Con un protocollo ormai collaudato che l’Occidente, con gli Usa in testa, vorrebbero estendere ancora, oltre alla prima proroga di due giorni, e consolidare fino a ipotizzare un cessate il fuoco più o meno permanente se non la fine della guerra.

Sarebbe questo, secondo il Wall Street Journal, l’obiettivo dei principali mediatori riuniti in queste ore a Doha: il capo della Cia, William Burns, quello del Mossad David Barnea, a colloquio con il premier del Qatar Mohammed bin Abdulrahman al Thani e il capo dell’intelligence egiziana Abbas Kamal.

Israele però ha già fatto sapere di non essere disposto a prolungare la tregua, che dovrebbe scadere giovedì all’alba, oltre la prossima domenica per un totale di 10 giorni, secondo Haaretz che cita un funzionario informato dei colloqui.

La tregua ha finora concesso un po’ di sollievo alla popolazione civile di Gaza, grazie anche a un afflusso sempre maggiore di aiuti umanitari, ma sul terreno appare già appesa a un filo. L’esercito israeliano ha infatti denunciato che tre ordigni telecomandati sono esplosi nel nord della Striscia, di cui due “vicino all’ospedale Rantisi, sulla linea del cessate del fuoco”, un terzo nelle vicinanze di un’unità della Brigata 261.

L’Idf ha affermato che in uno di questi episodi è stato aperto il fuoco contro i soldati, che hanno risposto all’attacco. “Alcuni militari sono rimasti feriti in modo non grave”, ha aggiunto il portavoce. Hamas ha a sua volta accusato Israele di “una palese violazione dell’accordo per il cessate il fuoco”, alla quale “i nostri combattenti hanno reagito”. “Noi siamo impegnati al cessate il fuoco fintanto che anche Israele lo è. Facciamo appello ai mediatori affinché premano su Israele per il rispetto di tutte le intese, in terra e in cielo”, ha aggiunto il gruppo palestinese. L’incidente non ha avuto seguiti, ma tanto è bastato a far temere il peggio.

Sul tavolo dei negoziatori, ci sarebbe anche il tentativo di allargare l’accordo al rilascio degli ostaggi uomini e dei militari israeliani, in cambio di un numero molto maggiore di palestinesi rispetto al rapporto 3 a 1 dell’attuale intesa (il Wsj parla di migliaia) e di un cessate il fuoco a lungo termine. Burns sta premendo inoltre per l’immediata liberazione degli ostaggi americani, stimati in un numero tra 8 o 9, mentre nei prossimi giorni è atteso di nuovo in Israele e Cisgiordania il segretario di Stato, Antony Blinken, per ribadire “il diritto di Israele a difendersi in linea con il diritto umanitario internazionale” e discutere di come continuare “gli sforzi per garantire il rilascio degli ostaggi, proteggere i civili durante le operazioni israeliane a Gaza e accelerare gli aiuti umanitari”, ha fatto sapere il Dipartimento di Stato.

Il premier Benyamin Netanyahu ha però insistito sul fatto che una volta che saranno riportati a casa gli ostaggi previsti dall’accordo, e cioè “donne, bambini e stranieri”, Israele “continuerà la battaglia” contro Hamas. Ma in vista dell’operazione militare nel sud della Striscia, gli Stati Uniti vogliono comunque convincere Israele a condurre “una campagna diversa”, a muoversi “con estrema attenzione per ridurre al minimo la conseguenza di ulteriori, significativi sfollamenti” e in modo “da evitare il più possibile i conflitti con le strutture umanitarie, compresi i numerosi rifugi delle Nazioni Unite situati nel centro e nel sud di Gaza”, ha spiegato un alto dirigente della Casa Bianca in un briefing telefonico.

In sostanza, Washington non vuole rivedere le scene della prima fase della guerra, con le strutture dell’Unrwa piene di sfollati colpite dai raid aerei, né l’esodo di massa da nord a sud: “Sarebbe più che dirompente. Andrebbe oltre la capacità di qualsiasi rete di sostegno umanitario, per quanto rafforzata o robusta possa essere”, ha aggiunto il funzionario, riferendo che la risposta di Israele è apparsa “ricettiva”. “C’è consapevolezza che nel sud si deve condurre un tipo di campagna diversa da quella condotta nel nord”, ha concluso, mettendo sul piatto, oltre agli aiuti umanitari, anche l’eventuale riapertura del valico di Kerem Shalom per l’ingresso di 3-400 camion al giorno di beni commerciali.

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Palazzina in fiamme a Milano, evacuate 50 persone

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AGI – Una cinquantina di persone sono state evacuate da una palazzina in zona San Siro, a Milano, in seguito a un incendio. Le esalazioni hanno intossicato una decina di inquilini che sono stati portati al pronto soccorso ma nessuno in condizioni gravi.

Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, con cinque squadre, e quattro ambulanze. Il rogo è divampato poco prima delle 18. Sul posto sono arrivate anche la Polizia Locale e la Protezione civile per assistere le persone coinvolte. 
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Scrive 'Help' e salva la madre dalle botte del padre

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Per salvare la mamma dalle botte del papà, a soli otto anni ha composto dal cellulare il 113 e ha poi richiamato l’attenzione della polizia con una scritta in arancione ‘Help’, fatta su un foglio bianco. L’ennesimo episodio di violenza contro le donne è accaduto a Reggio Calabria e, purtroppo, non è l’unico avvenuto nelle ultime ore davanti agli occhi di bambini piccoli.
    In questo caso l’uomo, poi arrestato dalla polizia, ha picchiato la moglie davanti alle tre figlie perché voleva impedirle di andare a lavorare. Prima di giungere nell’appartamento, gli agenti hanno notato le tre bambine – una delle quali mostrava il foglio con la scritta ‘Help’ – che urlavano: “Venite, venite siamo qui”. Entrati in casa il 47enne, che ha già scontato una misura di divieto di avvicinamento alla moglie, era in evidente stato di alterazione. La donna ha denunciato le violenze finora subite dal marito che la picchiava, le tirava i capelli e le dava pugni in testa non permettendole di frequentare la sua famiglia d’origine.
    Un secondo analogo arresto è scattato per un 38enne che ha aggredito la compagna di 27 anni davanti ai figli, di 2 e 6 anni. La donna ha raccontato ai poliziotti delle volanti che, dopo avergli aperto la porta di casa, è stata spintonata, afferrata per il collo e trascinata nella cameretta dei bambini dove ha continuato a picchiarla. A quel punto il figlio di sei anni è intervenuto in suo soccorso e così è riuscita a divincolarsi e a uscire sul pianerottolo per chiedere aiuto.
    E sempre un bambino è riuscito a salvare la mamma dalle botte del padre contattando il 112 a Bologna. L’episodio è avvenuto sabato, proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in zona Bolognina. Mentre nel milanese un 32enne marocchino ha picchiato e ferito con un coltello la moglie, davanti al loro bimbo di quattro anni. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri a Rozzano con l’accusa di tentato omicidio.
    Nella Penisola sorrentina, invece, un 35enne ha continuato a minacciare di morte la compagna anche davanti ai carabinieri.  L’uomo già in passato era stato denunciato per maltrattamenti che si consumavano abitualmente davanti alla figlia di 9 anni.
    Intanto la Procura di Milano ha chiesto 9 anni e 4 mesi di carcere per l’ex agente immobiliare Omar Confalonieri – già condannato in secondo grado a 4 anni e 4 mesi per aver drogato con benzodiazepine una coppia di clienti e violentato la donna – imputato per altri cinque casi di presunte violenze con lo stesso modus operandi. Le quattro presunte vittime, che si sono costituite parte civile nel processo, hanno chiesto risarcimenti fino a 120mila euro. 

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