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Ultimo aggiornamento 6 Giugno, 2018, 09:17:28 di Maurizio Barra

Reshma Saujani, porto Girls Who Code in Italia
Fondatrice, c’e’ gap culturale su educazione digitale

ROMA06 giugno 201809:38

– Donne, tecnologia e programmazione. Mondi che anche nell’era digitale dialogano a fatica, con una velocità diversa da quella maschile. Il divario è soprattutto culturale come mostra Reshma Saujani, prima donna americana di origine asiatica a correre per il Congresso per i Democratici, fondatrice di Girls Who Code, vale a dire ‘Ragazze che programmano’, organizzazione no-profit nata nel 2012 che si occupa di educazione digitale al femminile, di cui fanno parte 90 mila ragazze negli Stati Uniti. Il progetto educativo, destinato alle ragazze dai 10 ai 17 anni, che ha avuto endorsement del calibro di Malala e Melinda Gates, è diventato anche un manuale pratico ‘Girls Who Code. Impara il coding e cambia il mondo’, pubblicato in Italia da Il Castoro.”Vorrei far partire Girls Who Code anche in Italia, dal prossimo autunno. Ho creato questo programma e scritto un manuale per riuscire a raggiungere più ragazze possibili nel mondo. In America sono stati creati seminari gratuiti per le ragazze dopo l’orario scolastico con lezioni di informatica e programmi creati ad hoc da numerose aziende, circa 120″ spiega

la Saujani, avvocato e attivista, considerata una delle donne più influenti al mondo, protagonista il 5 giugno di un evento sul coding al femminile, per Meet the Media Guru, al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano.E proprio la piattaforma Meet the Media Guru, che prestò avrà anche un luogo fisico, il Meet, che potrebbe essere il luogo ideale per accogliere questo progetto. “A settembre sarà ristrutturato lo Spazio ex Oberdan, a Milano, e dovremmo aprire il centro a marzo 2019. Sarà il primo in Italia di questo tipo, in Europa ce ne sono una cinquantina. Faremo non solo incontri, anche workshop, mostre. Le tecnologie, l’intelligenza artificiale, i robot: abbiamo a disposizione mezzi come mai è successo prima. Dobbiamo avere consapevolezza per poter scegliere i nostri processi di innovazione. L’approccio culturale va cambiato. Reshma si è accorta che le bambine erano estranee ai laboratori di coding. Come si ci fosse una falla a monte che le isolava. L’obiettivo è ridurre il gap di genere anche per raggiungere la parità occupazionale” sottolinea Maria Grazia Mattei, direttrice e creatrice di Meet The Media Guru e presidente del nuovo Meet. “Non ho un quadro chiaro della situazione italiana. Non ho un’idea precisa dei numeri, delle percentuali, ma ho l’impressione che le difficoltà che abbiamo di fronte siano le stesse. Come fare in modo che le ragazze si interessino al coding? Come cambiare l’approccio culturale e degli insegnanti?” sottolinea Reshma Saujani parlando dell’Italia dove dal 2014 il Ministero dell’Istruzione è impegnato nel progetto di portare il coding nelle scuole. E aggiunge: “il problema è culturale perchè finora abbiamo insegnato alle ragazze una serie di cose sulle quali dobbiamo cambiare la prospettiva. Bisogna cambiare approccio, correggere squilibri di potere secolari fondati su genere, etnia, preferenze sessuali e altro ancora. Bisogna insegnare alle ragazze a essere coraggiose piuttosto che perfezioniste. Far giocare le bambine con giochi come le costruzioni, di solito destinate ai bambini. Insomma, costruire cose, cambiare scenari e offrire libri di un certo tipo. Nel mio le protagoniste sono donne come Ada Lovelace, la prima informatica britannica che ha vissuto nell’Ottocento. E i genitori sono i primi a fare la differenza in questo approccio. Dobbiamo osare”. L’unica differenza rispetto al passato, anche oggi che viviamo nel mondo digitale, secondo la fondatrice di Girls Who Code è che “siamo più consapevoli e possiamo resistere alla tendenza di tornare indietro”. E “siamo sulla buona strada per raggiungere la parità di genere nel settore tecnologico entro il 2027” ha scritto la Saujani in una lettera pubblica sul sito di Girls Who Code. Insieme al manuale è nata anche una serie di narrativa, pubblicata sempre in Italia da Il Castoro, che mira a far entrare l’universo del coding e della tecnologia anche all’interno delle storie per ragazzine. E, dopo ‘Girls Who Code. Un’amicizia in codice’ arriva in libreria il 7 giugno ‘Girls Who Code. Una gara da vincere’ entrambi di Stacia Deutsch.

Pietro Grossi sfida horror’Orrore’ in uscita 7/6,’Viaggio nelle stanze più oscure dell’io’

FIRENZE06 giugno 201810:08

– FIRENZE, 6 GIU – PIETRO GROSSI, ‘ORRORE’ (FELTRINELLI, PP 144, EURO 14,00). Una casa abbandonata in un bosco, piena di ombre e oggetti misteriosi. Un’ossessione crescente, al spunto da spingere il protagonista, uno scrittore italiano residente negli Usa, a separarsi dalla famiglia; un’indagine solitaria alla ricerca di strani indizi che conduce, inevitabilmente, negli abissi più bui dell’io. ‘Orrore’, nuovo romanzo dello scrittore fiorentino Pietro Grossi, in uscita il 7 di giugno per Feltrinelli, porta la propria ricetta narrativa stampata fin nel titolo: anche se, come spiega all’ANSA Grossi – vincitore del Campiello Europa con la raccolta di racconti ‘Pugni’ – è stato un “horror confezionato in modo quasi inconsapevole, nel tentativo di investigare spazi più oscuri di quelli che batto di solito. In un modo non del tutto conscio, mi sono sentito pronto per la prima volta a raccontarli in modo compiuto, organico”.
Benché si professi amante del genere (“fin da piccolo – rivela -, dalla selva di film anni ’80 a Lovecraft, Bram Stoker, Mary Shelley, e soprattutto Poe, senza dimenticare gli spigoli neri di Kafka, Gogol, Dostoevskj, Landolfi, Conrad”) e dichiari l’abitudine di “inserire spesso almeno una pagina un po’ macabra” nei suoi libri, quella nell’horror è per Grossi una prima incursione. Il suo penultimo suo sforzo letterario, ‘Il passaggio’ (2016), era un romanzo fatto di mare, avventura e rapporti difficili tra padre e figlio. “Una storia realistica, ma frutto di fantasia: questa, invece, per quanto possa sembrar paradossale, nasce da un evento reale. Mi sono ritrovato ad ascoltare con le mie orecchie il racconto di un amico che realmente si è ritrovato ad affacciarsi dentro una catapecchia in un bosco che custodiva, nella penombra, cose molto particolari. Mentre lo sentivo parlare, un’onda nera mi ha investito: volevo sapere di più su quella casa e ho pensato a cosa sarebbe potuto essere di me se avessi abbandonato la famiglia per investigare su un mistero del genere”. Nel testo non viene mai specificato, ma ‘Orrore’ è ambientato nei boschi dell’Umbria, che Grossi conosce bene. “Sono ricchi di oscurità. Luoghi che non hanno nulla da invidiare alle ambientazioni classiche dell’horror, come le cupe foreste del Maine, la Transilvania, le fosche brughiere dell’Inghilterra”.
Al centro del romanzo, la fascinazione per un vero e proprio archetipo letterario e cinematografico del genere, “la casa abbandonata: un vero e proprio cult, a partire dalle pellicole di Sam Raimi ma non solo – dice -. Sono stato vittima di questo ‘topos’, mi dà da sempre la vera pelle d’oca. Anche perché la casa abbandonata è una sorta di metafora di se stessi: la paura di poter essere come una casa posseduta dal male, un luogo isolato in cui si nascondono stanze oscure e sconosciute anche ai loro proprietari”. Del resto la casa “come dice anche la psicanalisi, è il luogo dell’anima, è qualcosa in cui tutti si possono riconoscere. All’apparenza amica e accogliente, ma all’interno, a volte, piena di angoli oscuri e ombre terrorizzanti”.

Prima ‘Kiss me, Kate’ a Ravenna FestivalDal 7 al 9 giugno la pluripremiata creazione di Cole Porter

RAVENNA06 giugno 201810:46

– RAVENNA, 6 GIU – ‘Kiss me, Kate’, pluripremiata creazione di Cole Porter con più di mille performance a Broadway e traduzioni in 12 lingue, arriva a Ravenna Festival – per l’edizione che celebra il contributo degli Stati Uniti alla musica come la conosciamo oggi – nella produzione dell’inglese Opera North, che coniuga le impeccabili invenzioni della musica di Porter a un cast brillante. Dopo il debutto inglese al Leeds Grand Theatre a maggio, e prima di due settimane al London Coliseum e poi ancora al Festival di Edimburgo, ‘Kiss Me, Kate’ sarà in prima nazionale al teatro Alighieri dal 7 al 9 giugno, tra gli appuntamenti più attesi della 29/a edizione della rassegna, che con il titolo ‘We Have a Dream’ ricorda Martin Luther King a 50 anni dalla morte.
Opera North ha già presentato a Ravenna ‘One Touch of Venus’ di Kurt Weil nel 2005. Firma la regia Jo Davies, che guida il cast – una combinazione di cantanti dalla formazione classica e professionisti del musical – in perfetto equilibrio fra due trame parallele.

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