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>>>ANSA/ Sandro Veronesi, racconto umanità del Comandante Todaro

Tempo di lettura: 3 minuti

Ultimo aggiornamento 25 Gennaio, 2023, 21:37:29 di Maurizio Barra

(di Mauretta Capuano)
(ANSA) – ROMA, 25 GEN – Un giovane ufficiale della Regia
Marina Italiana che nella seconda guerra mondiale affonda una
nave belga in piena oceano Atlantico, ma poi salva l’equipaggio,
disattendendo gli ordini, perché i corpi che galleggiano nel
mare per lui non sono nemici, sono naufraghi. E’ Salvatore
Todaro, morto due anni dopo questa eroica impresa, a 34 anni. Un
personaggio che è una celebrità nel mondo militare, ma
sconosciuto ai più nel mondo civile, del quale Edoardo De
Angelis e Sandro Veronesi ci fanno scoprire la grande umanità in
un film appena finito di girare, con protagonista Pierfrancesco
Favino, e in un romanzo “Comandante”, appena arrivato in
libreria per Bompiani. “E’ uno di quegli eroi da raccontare
nelle scuole elementari. L’emblema dell’italianità nella sua
accezione migliore” dice all’ANSA Sandro Veronesi.
   
“Di solito le storie belle, degne di essere raccontate,
edificanti, magari tristi, ma comunque umane provenienti dalle
guerre sono sempre storie di soldati o anche di rapporti tra
soldati e civili e invece la guerra, quella terribile, è gestita
dagli ufficiali, dai comandanti. Questo libro si chiama
Comandante anche perché invece è proprio il comandante che fa il
gesto di salvezza e si tira dietro tutti. E’ una cosa abbastanza
anomala ed è un messaggio di speranza. Se esistono esempi nella
storia passata di comandanti, di alti ufficiali, che fanno
venire fuori l’umanità in piena guerra, trascinando anche il
nemico in questa bolla di salvezza, possono esistere anche nel
presente”.
   
Costruito attraverso le voci della moglie di Todaro, Rina,
dello stesso comandante e dell’equipaggio, con nel linguaggio
l’uso di inflessioni dialettali, il romanzo ci restituisce
l’anima di un personaggio anche grazie all’accesso ai suoi due
bauli con le lettere, fotografie, libri che Veronesi e De
Angelis hanno potuto consultare.
   
“Il materiale privato lo abbiamo lasciato privato, ma abbiamo
potuto leggere le lettere che lui scriveva alla moglie e abbiamo
capito che voce aveva quando si rivolgeva ai suoi cari. Abbiamo
capito come era Todaro. Non abbiamo attinto direttamente a quei
materiali. Todaro non era un semplice ufficiale di Marina, era
uno delle truppe d’assalto, sempre in missione. E quelle cose
contenevano una verità su di lui che i libri che gli sono stati
dedicati, sempre nel mondo militare, non potevano contenere”
spiega lo scrittore due volte premio Strega. Usare le voci “è un
modo anche molto pratico per scrivere un libro a quattro mani.
   
Il linguaggio è diverso a seconda del livello d’istruzione dei
personaggi comprese le inflessioni dialettali. C’è un mischiume
di lingue dentro un sottomarino”.
   
Qual è il rapporto tra romanzo e film? “Anche nel film ci
sono le inflessioni dialettali. Hanno finito di girare gli
esterni a Taranto da pochi giorni. Gli interni del sommergibile
sono stati fatti a Cinecittà. Le cose sono andate così: è
partito il progetto del film, abbiamo cominciato a scrivere la
sceneggiatura insieme, alla quinta stesura della sceneggiatura
ci siamo accorti che c’era di più di ciò che può essere
raccontato da un film e quindi abbiamo deciso di scrivere anche
il romanzo. Abbiamo scritto il libro riorganizzando il materiale
e dopo aver finito una prima stesura ricca del romanzo sono
seguite cinque stesure di sceneggiatura ispirate al libro. E’
stato un nutrirsi a vicenda, una cosa molto strana”.
   
Pierfrancesco Favino, dice Veronesi, “è perfetto. Se vedi una
foto di Todaro non diresti mai che ha 32 anni, sembra che abbia
l’età di Favino che si porta bene i suoi 50 anni. All’epoca i
giovani non esistevano. Poi lui si è entusiasmato, quando ha
visto come è la vita di un sommergibilista ha detto ‘ma quali
astronauti?’. Questo è un filmone, è un kolossal, penso che
uscirà nella seconda metà dell’anno, da settembre in poi. Poi
dipende se andrà a dei festival. Tutte cose che devono essere
verificate” spiega lo scrittore che è stato sul set, ma “sono
andato in visita perché preferisco vederlo montato il film. Sono
sicuro che sarà un cazzotto di emozione”.
   
Ma alla fine Todaro chi era? “Era un monarchico come tutti
gli ufficiali di Marina. Certamente non era antifascista.
   
Risulta abbastanza chiaro che era una personalità sfuggente:
faceva yoga che all’epoca non era di moda. Studiava il farsi, il
persiano. Aveva interessi nell’occultismo. Aveva sviluppato una
personalità tutta sua, autonoma, indipendente. Prima di tutto
era un uomo di mare e quindi le leggi della marineria per lui
erano sacre” sottolinea l’autore de ‘Il Colibrì’ diventato un
film di Francesca Archibugi che sta lavorando a un nuovo libro,
ma “siamo all’inizio” dice. (ANSA).
   

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