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In aula confronto tra superstiti di Cutro e un presunto scafista

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Ultimo aggiornamento 18 Marzo, 2023, 03:12:55 di Maurizio Barra

(ANSA) – CATANZARO, 17 MAR – Non lo hanno riconosciuto come
uno scafista ma come un migrante che fungeva da tramite tra
coloro che conducevano il barcone e le persone che vi
viaggiavano. E’ questo l’esito dell’incidente probatorio
svoltosi davanti al gip del tribunale dei minorenni di Catanzaro
nel procedimento nei confronti del 17enne pachistano indagato
per essere stato uno degli scafisti del caicco naufragato a
Steccato di Cutro che ha provocato 86 vittime accertate.
   
Tre i superstiti sentiti. A riferirlo è stato il difensore
del minore, l’avv. Salvatore Perri, al termine dell’udienza. “In
realtà – ha spiegato – non lo hanno riconosciuto come presunto
scafista. Hanno riconosciuto il ragazzo come uno dei pachistani
che ha viaggiato con loro specificando che aiutava le persone a
prendere posto, ad alzarsi per salire in coperta traducendo o
fisicamente. Quello che il mio assistito dice dall’inizio”.
   
In udienza è stato fatto riferimento anche al tema dei
soccorsi su cui la Procura di Crotone – che indaga sul disastro
– ha aperto un secondo fascicolo al momento contro ignoti e
senza ipotesi di reato. Ad introdurlo, con le loro domande, gli
avvocati che assistono i familiari delle vittime, in particolare
sulla base della testimonianza di Firas Algazi, un siriano che
nel naufragio ha perso un nipotino di sei anni, oltre ad altri
parenti.
   
“E’ stata – ha detto l’avv. Francesco Verri – una
testimonianza particolarmente drammatica. Ha raccontato che dopo
lo schianto la barca si è allontanata e loro sono rimasti al
largo, lui ed i due nipoti, e sono rimasti in acqua per tre ore.
   
Il bimbo, lo ha ribadito in aula, è morto di freddo dopo un’ora
e i soccorsi sono arrivati dopo altre due ore con il gommone
della Guardia costiera. Si sono perse tre ore e questo ora è un
dato
processuale”.
   
Il tema dei soccorsi è emerso anche durante la testimonianza
di un cittadino pachistano. “Sapevo che l’Italia protegge” ha
detto al gip, riferendo anche che gli scafisti lo avevano
rassicurato che una volta giunti nelle acque italiane i migranti
sarebbero stati salvati. Il superstite ha poi detto che, una
volta giunto a riva, c’erano solo due carabinieri ed un
pescatore. (ANSA).
   

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