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Corte dei Conti: 'Economia resiste a shock, basi solide per sfide'

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Ultimo aggiornamento 26 Maggio, 2023, 01:31:23 di Maurizio Barra

“Le ottime capacità di resistenza dimostrate dall’economia italiana ai ripetuti shock che hanno contrassegnato lo scenario nazionale e internazionale costituiscono una solida base per la ripartenza e spingono ad affrontare con fiducia le complesse sfide legate alla necessità di accrescere durevolmente il tasso di sviluppo e ridurre il peso del debito pubblico nel nuovo quadro di governance economica dell’Unione europea”. E’ quanto evidenzia la Corte dei conti nell’edizione 2023 del Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, presentato oggi al Parlamento. 

L’attuazione Pnrr è vischiosa, ma è determinante’ “Nonostante le vischiosità di attuazione, e pur alla luce delle incertezze dello scenario di riferimento, la stima di consenso conferma come il Pnrr resta determinante ai fini del quadro macroeconomico; ciò, naturalmente, a condizione che il profilo di spesa posto alla base della simulazione venga rispettato”. Lo si legge nel rapporto della Corte di Conti in cui si riportano le simulazioni effettuate per la stessa Corte da Cer, Prometeia e Ref. Gli Istituti valutano una spinta aggiuntiva sul Pil dell’1,6% nel 2023 che sale all’1,8% nel 2025 e si attesta all’1,7% a fine periodo.

Nel Def poche indicazioni, manovra sarà impegnativa Nadef e legge di bilancio si annunciano “particolarmente impegnative” perché il Def non ha compreso nel quadro programmatico alcune voci come le risorse per i contratti del pubblico impiego o per l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza che andranno invece inserite in manovra. Lo afferma la Corte dei Conti. “Nel quadro programmatico del Def non sono ricompresi gli oneri legati alla ricostruzione di uno scenario a ‘politiche invariate’. – scrive la Corte – Rilevano in questo ambito innanzitutto le risorse per il pubblico impiego. In attesa dei fondi per il rinnovo dei contratti scaduti nel 2021, a fine anno si esaurisce l’una tantum da un miliardo (più 800 milioni negli enti locali e in sanità) che, per il solo 2023, ha offerto un aumento lineare dell’1,5 per cento agli stipendi nella p.a. A fronte delle elevate stime previste per il recupero dell’inflazione e del persistere della dinamica dei prezzi core oltre le attese, appare difficile non prevederne l’estensione”. Risorse “saranno necessarie per la conferma delle misure di riduzione del cuneo attualmente in essere. Se poi l’emergenza energetica non dovesse essere superata, si riproporrebbero, pur con le caratteristiche sempre più selettive, fabbisogni per le fasce sociali ed economiche più deboli, per ora finanziati per il solo 2023”, proseguono i magistrati contabili.

“Di peso” sono pure gli interventi di manutenzione straordinaria “di importanti segmenti del sistema di welfare, anche senza avviare riforme o estendere le prestazioni rese. È il caso della sanità, dove criticità ormai evidenti richiederanno interventi strutturali di portata ben superiore a quelli introdotti con il dl 34. In questo ambito, il riassorbimento dei ritardi dovuti alla pandemia si presenta più oneroso e l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) non è più rinviabile”. A fronte di un tale quadro, il Def “non offre nell’immediato una pur generale indicazione sulle scelte che dovrebbero accompagnare il processo delineato. Al di là di un riferimento ai risparmi derivanti dalla spending review stimati, nel triennio 2024-2026, in 1,5 miliardi, non si forniscono elementi su come si intenda procedere per rimanere all’interno del quadro delle compatibilità di bilancio. Il compito viene, in certa misura, rinviato alla Nadef e alla legge di bilancio che si annunciano pertanto – conclude il Rapporto – particolarmente impegnative”.

 

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