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'Fisco, la riforma non metta a rischio i conti pubblici'

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Ultimo aggiornamento 26 Maggio, 2023, 19:31:17 di Maurizio Barra

“Il sistema tributario italiano presenta una serie di criticità da tempo identificate” e occorre un “ridisegno complessivo”. Ma “tale ridisegno dovrà essere compatibile con le risorse che si renderanno disponibili senza mettere a repentaglio la solidità dei conti pubblici e la sostenibilità del debito nel medio-lungo termine”. Lo rileva l’Ufficio parlamentare di bilancio nella memoria che la presidente Lilia Cavallari ha trasmesso alla Commissione Finanze della Camera sul ddl delega per la riforma fiscale. 

“Il passaggio dalla progressività a scaglioni dell’Irpef attuale a uno schema di progressività ad aliquota unica – evidenzia la relazione – determina effetti redistributivi che penalizzano i soggetti con redditi medi e favoriscono quelli con redditi più elevati a meno di rinunciare a una elevata quota di gettito”. Dalle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022 emerge che “l’aliquota media per il complesso dei contribuenti Irpef è pari a circa il 20% e che al di sopra si concentra poco meno del 14% dei contribuenti che versano quasi il 60% del gettito”. Il ddl delega per la riforma fiscale “annuncia obiettivi prioritari ampiamente condivisibili”.  La delega, tuttavia, “non chiarisce se il punto di arrivo del processo di riforma dell’imposizione sui redditi delle persone fisiche si dovrà configurare come un sistema duale, dove i redditi non assoggettati all’imposta progressiva ad aliquota unica vengono tassati con un’aliquota proporzionale uniforme, oppure se continuerà a coesistere, accanto all’imposta progressiva, una pluralità di prelievi proporzionali con aliquote differenziate. Per le società non si indica quale sarà il coordinamento fra le aliquote Ires e il prelievo sui dividendi”, si osserva. “Nonostante l’ampiezza degli interventi proposti”, inoltre, “la delega trascura alcune criticità del nostro sistema tributario. In particolare, non interviene sulla tassazione degli immobili, sia di tipo reddituale che patrimoniale, basata su rendite catastali obsolete e poco aderenti alle caratteristiche effettive degli immobili e al loro valore di mercato”. L’Upb osserva anche come il disegno di legge delega prospetti “interventi di riduzione del prelievo e solo nel caso dell’abolizione dell’Irap” fornisca indicazioni su come recuperare le risorse che verrebbero meno.

“Per il resto fa riferimento ai risultati dell’attività di contrasto dell’evasione e della razionalizzazione e riduzione delle spese fiscali oltre che a nuove risorse da individuare nel tempo”. “La gradualità del percorso di riforma se, da un lato, appare prudente ai fini del reperimento di adeguate coperture e utile a consentire ai contribuenti e all’Amministrazione l’adattamento ai nuovi istituti, dall’altro, espone al rischio che un’applicazione parziale degli interventi previsti renda il sistema ancora più frammentario di quello vigente e con maggiori criticità dal punto di vista dell’equità e dell’efficienza”. “A questo proposito, appaiono particolarmente problematici: l’ampliamento e l’introduzione di nuovi regimi speciali, come nel caso dei redditi agrari e della flat tax incrementale per i redditi da lavoro dipendente; l’ulteriore compressione del perimetro della progressività dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, come nel caso dell’applicazione della cedolare secca anche alle locazioni di immobili adibiti a uso diverso da quello abitativo; l’assenza di indicazioni su una possibile futura omogeneizzazione delle diverse aliquote di imposta o di un loro coordinamento”, si aggiunge.

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