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In aula uno dei latitanti accusati del genocidio in Ruanda

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Ultimo aggiornamento 26 Maggio, 2023, 19:59:43 di Maurizio Barra

Fulgence Kayishema, uno degli ultimi quattro latitanti ricercati per aver avuto un ruolo-chiave nel genocidio del 1994 in Ruanda, è apparso in tribunale a Città del Capo due giorni dopo il suo arresto nella circostante provincia del Sudafrica.

Catturato dopo oltre vent’anni di latitanza, Kayishema è apparso impassibile sul banco degli imputati nonostante sia accusato di aver partecipato “direttamente” al massacro di oltre 2.000 persone nella chiesa di Nyange (nord-est), “in particolare procurandosi e distribuendo benzina per dare fuoco alla chiesa con i rifugiati all’interno”, secondo i procuratori delle Nazioni Unite.

Nato nel 1961, era stato arrestato mercoledì con l’aiuto dell’Interpol in Sudafrica, avevano annunciato ieri i procuratori delle Nazioni Unite. “Un messaggio forte che dimostra che chi è sospettato di aver commesso crimini del genere non può sfuggire alla giustizia”, ha dichiarato il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric. Kayishema era oggetto di un mandato di arresto emesso dal Meccanismo internazionale (Mict) incaricato dal 2015 di completare il lavoro del Tribunale penale internazionale per il Ruanda (Ictr) istituito dalle Nazioni Unite dopo il genocidio.

L’uomo, individuato in una fattoria di Paarl, a circa 60 km da Città del Capo, era ricercato per il suo coinvolgimento nel genocidio durante il quale estremisti hutu uccisero circa 800.000 ruandesi, in maggioranza tutsi. La sua posizione rimane poco chiara durante i molti anni in cui è sfuggito alla giustizia internazionale riuscendo a far perdere le tracce con pseudonimi e documenti falsi. Secondo i procuratori delle Nazioni Unite, Kayishema ha anche beneficiato dell’aiuto di parenti e membri delle ex Forze armate ruandesi e delle Forces Démocratiques de Libération du Rwanda, nonché di persone che aderiscono all’ideologia genocidaria hutu.
    

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