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Autonomia, il governo va sotto al primo comma. Tensione sul voto, l’opposizione insorge

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Ultimo aggiornamento 24 Aprile, 2024, 19:20:52 di Maurizio Barra

ROMA. Sembrava uan giornata come tante. Invece, la maggioranza va sotto in commissione. E non su un provvedimento qualunque all’esame ma l’autonomia differenziata, il cuore all’occhiello della Lega. E perché va sotto? Perché al momento del voto i parlamentari salviniani erano assenti. Su cosa? Sull’emendamento della discordia, ovvero: via la parola autonomia dal disegno di legge. Insomma, dal cuore della legge: eliminare la parola «autonomia» dal primo comma del primo articolo. Il testo, presentato dal M5s, infatti, va ad incidere sull’enunciazione dei principi di «indivisibilità e autonomia» che la proposta di legge si propone di rispettare, sopprimendo le parole «autonomia».

Comincia così una lunga battaglia, un difficile corpo a corpo tra maggioranza e opposizione e il presidente della Commissione Affari Costituzionali Nazario Pagano, a quanto si apprende, ha deciso che si ripeterà il voto sull’emendamento M5s su cui la maggioranza è stata battuta. Il voto, sempre a quanto riferiscono, non era stato proclamato da Pagano che, dopo una pausa per approfondire l’istruttoria, ha deciso, essendoci dei precedenti, di far ripetere la votazione. Ma il Pd insorge: «non riconosce più la terzietà del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano di Forza Italia». Per i dem, infatti, «non è previsto dal regolamento il non riconoscere la procedura di voto, come sostiene Pagano e la stessa maggioranza: l’esito della votazione è chiaro, con la maggioranza che è stata battuta. Si rinvii tutto a venerdì» per dirimere la vicenda. Come dire: la partita si mette male chiudiamola con il classico campo impraticabile. Rabbia del M5S. «Non ci sono le condizioni procedurali per ripetere il voto sull’emendamento M5S all’autonomia», spiega Alfonso Colucci sottolineando che una nuova votazione, regolamento alla mano, si potrebbe svolgere «in caso di irregolarità» e comunque «immediatamente, che significa non solo subito ma nelle medesime condizioni» quindi con lo stesso numero di deputati presenti al primo voto (17), contestato dalla maggioranza. In più, aggiunge il deputato M5S, «la certificazione c’è stata. Non è competenza del presidente ma del segretario e il nostro segretario, l’unico presente, ha verificato e proclamato 10 voti a favore e 7 contrari. È un ulteriore elemento procedurale» che impedirebbe la ripetizione della votazione. «La Lega era assente al momento del voto – spiega il segretario d’aula Zaratti – e la verifica della correttezza delle votazioni spetta al segretario d’Aula che in questo caso ha subito stabilito la assoluta regolarità del voto. Quella della maggioranza non è una forzatura ma una gigantesca inaccettabile rottura delle regole».


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