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DI SABATO 15 SETTEMBRE 2018

SOMMARIO

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Papa Francesco in Sicilia nel ricordo di don Pino Puglisi
Circa quarantamila fedeli in attesa

Scoperto foreign fighter italiano, perquisizioni in Sardegna Ha combattuto con le milizie curde. Indagini anche su altri due italiani

Cc scoprono 5 coltivazioni canapaOperazione dei militari della Compagnia di serra San Bruno

Non rientra da permesso, detenuto evasoDall’istituto di Biella. Osapp denuncia, è l’ennesima evasione

Disordini Val Susa, denunciati 76 No TavTensioni lo scorso weekend durante il ‘campeggio’ di Chiomonte

CC Torino, Rizzo è il nuovo comandanteColonnello 46enne di origini siciliane in servizio da oggi

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Il Papa è in Sicilia: a Palermo, Bergoglio ricorderà il beato don Pino Puglisi, il parroco del quartiere Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre del ’93. Ma prima di recarsi nel capoluogo siciliano, il Pontefice ha fatto prima tappa a Piazza Armerina, nell’Ennese, accolto da 40 mila fedeli. “Sono contento di trovarmi in mezzo a voi. E’ bello il sole della Sicilia!”. Così papa Francesco ha iniziato il suo discorso durante l’incontro con i fedeli a Piazza Armerina.
Parlando alla popolazione Francesco ha ricordato “le diverse problematiche che limitano la serenità di questo territorio”. “Non sono poche le piaghe che vi affliggono – ha detto -. Esse hanno un nome: sottosviluppo sociale e culturale; sfruttamento dei lavoratori e mancanza di dignitosa occupazione per i giovani; migrazione di interi nuclei familiari; usura; alcolismo e altre dipendenze; gioco d’azzardo; sfilacciamento dei legami familiari”.
“Cari fratelli e sorelle, sarebbe bello stare insieme ancora un po’! Sento il calore della vostra fede e le speranze che portate nel cuore, ma sono atteso a Palermo, dove faremo memoria grata del sacerdote martire Pino Puglisi”, ha detto papa Francesco nell’incontro con i fedeli a Piazza Armerina. “Ho saputo che, venticinque anni fa, appena un mese prima della sua uccisione, egli trascorse alcuni giorni qui, a Piazza Armerina – ha quindi raccontato -. Era venuto per incontrare i seminaristi, suoi alunni al Seminario maggiore di Palermo. Un passaggio profetico, io credo! Una consegna, non solo ai sacerdoti, ma a tutti i fedeli di questa diocesi: per amore di Gesù, servire i fratelli fino alla fine!”.
“A volte c’è chi dice: ‘io non vado a messa, la predica dura 40 minuti, mi annoio’. Così non va bene: tutta la messa deve durare 40 minuti! La predica più di otto minuti non va”, ha detto papa Francesco.

Perquisizioni sono scattate in Sardegna nei confronti di un foreign fighter italiano e di altri due soggetti, sempre italiani, tutti residenti in Sardegna, nell’ambito di un’indagine dell’Antiterrorismo della Polizia e della Digos di Nuoro sulle attività di combattimento all’estero. Il foreign fighter è Pierluigi Caria e ha combattuto con le milizie curde: nei suoi confronti è scattato anche il sequestro preventivo del passaporto in quanto dalle indagini, coordinate dalla Dda di Cagliari, è emerso che l’uomo stava per ripartire per l’Iraq per poi raggiungere la Siria.   I tre italiani sono residenti nelle province di Cagliari e Nuoro. Le indagini nei loro confronti sono partiti dalla diffusione in rete di una foto in cui si vedono due miliziani, in tuta mimetica e con il volto travisato, uno armato di kalashnikov l’altro con il pugno sinistro alzato, dietro a due bandiere: una della Bretagna antifascista l’altra con il simbolo dei quattro mori della Sardegna.   I due militanti sono stati identificati e sono il bretone Olivier Francois Jean Le Clainche (conosciuto col nome di battaglia Kendal Breizh), morto in combattimento il 18 febbraio scorso e, appunto, l’italiano Caria. Quest’ultimo era già stato in Siria e Iraq per combattere con le Ypg, le Unità di protezione del Popolo curde, e l’International Freedom Battalion, la brigata composta da militanti stranieri che affianca i curdi nella lotta all’Isis. A Caria viene contestato il 270 bis, l’associazione con finalità di terrorismo.

– SERRA SAN BRUNO (VIBO VALENTIA)

– Cinque coltivazioni di canapa indiana sono state scoperte dai carabinieri della Compagnia di Serra San Bruno nelle campagne di Fabrizia e Nardodipace, nel Vibonese.
Le coltivazioni, tre nella prima località e due nella seconda, erano composte, complessivamente, da 1.350 piante che sono state estirpate e distrutte, previo campionamento disposto dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia.
Le piante, alcune delle quali alte quasi 5 metri, erano tutte particolarmente rigogliose e pronte per la raccolta e l’utilizzo per le successive fasi di essiccamento e smercio nel mercato illegale.
– TORINO

– Un detenuto romeno di anni 33, in carcere per furto, ricettazione, rapina con fine pena 2020, non ha fatto rientro in istituto dal permesso premio di sette giorni. A dare la notizia dell’evasione è l’Osapp, Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria. “Si tratta delle ciliegina sulla torta del completo disfacimento del carcere di Biella”, commenta il segretario generale del sindacato Leo Beneduci, che punta il dito contro la “continua concessione di particolari benefici ai detenuti che non lo meritano”.
“Quanto ci preoccupa di più per il carcere di Biella, come per l’intero sistema penitenziario italiano – continua Beneduci – sono non solo il crescente disagio e il costante aumento degli episodi di violenza all’interno del carcere, ma soprattutto la palese assenza di prospettive e l’evidente improvvisazione lasciata nelle mani di chi avrebbe invece la responsabilità di agire con competenza almeno pari alle cospicue retribuzioni percepite, a vari livelli nella Amministrazione Penitenziaria”.
– TORINO

– Il colonnello Francesco Rizzo, siciliano di 46 anni, è il nuovo comandante provinciale dei carabinieri di Torino. Sposato e con un figlio, arriva da Roma dove, dopo aver frequentato il Corso di Alta Formazione presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, ha retto per 2 anni l’incarico di Capo Ufficio del Capo di Stato Maggiore del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.
Ha frequentato l’Accademia Militare di Modena e la Scuola Ufficiali Carabinieri di Roma all’inizio degli anni Novanta.
Comandante di Plotone alla Scuola Allievi di Roma, è stato poi Comandante del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma-Trionfale, Comandante delle Compagnie di Santo Stefano di Camastra (ME) e di Napoli-Rione Traiano.
Da Ufficiale Superiore, ha ricoperto gli incarichi di Comandante del Nucleo Investigativo di Napoli, di addetto all’Ufficio Personale Ufficiali del Comando Generale, di Comandante dei Reparti Operativi di Bari e di Napoli.
– TORINO

– Danneggiamento, resistenza aggravata, oltraggio, inottemperanza ai provvedimenti dell’Autorità: sono i reati contestati dalla Questura di Torino per le tensioni in Valle di Susa, durante il cosiddetto campeggio No Tav, del 7 e 8 settembre. Denunciati 76 manifestanti, tra cui numerosi esponenti del centro sociale torinese Askatasuna già sottoposti a un avviso orale del Questore.
I primi incidente la sera del 7 settembre, quando un centinaio di manifestanti ha appiccato un fuoco al varco 1 del cantiere della Torino-Lione, a Chiomonte, e hanno cercato di tagliare la rete metallica. Ne è seguito un lancio di razzi, bombe carte e fuochi d’artificio contro le forze dell’ordine, che hanno risposto con lacrimogeni e idranti.
Il giorno successivo, durante un corteo, i manifestanti hanno cercato di nuovo di danneggiare la rete metallica, sul sentiero Gallo-Romano. I manifestanti sono stati identificati dagli agenti della Digos e ora le posizioni di alcuni sono al vaglio della Divisione anticrimine.
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