Ultimo aggiornamento 24 Maggio, 2018, 21:51:37 di Maurizio Barra
Alberi e case di cura, l’Italia di Cucinella
Con l’architetto alla scoperta del Padiglione Italia
VENEZIA24 maggio 201809:51
VENEZIA – Il tronco monumentale di un albero di 30 metri nelle foreste del casentinese, che l’Unesco ha da poco inserito nel patrimonio dell’umanità. Una gola di roccia in Sardegna, il commovente tempietto firmato dal Valadier e costruito tra le rocce, a sud di Macerata. In Italia, racconta all’ANSA mostrando il suo lavoro Mario Cucinella, “l’architettura è anche geografia, consapevolezza del territorio”. Ed è per questo che entrando nel Padiglione Italia, che si inaugura venerdì alla Biennale di Venezia, sembra proprio la natura a fare da padrona, con una serie di enormi pannelli che paiono acchiaparti e scaraventarti in un tempo lontano, tra rocce, forre, montagne verdi, pascoli, campi coltivati. Il viaggio per l’Italia da riscoprire fatto con Cucinella comincia da qui. Dagli spettacoli naturali e dai borghi di arte e di storia. E in quei borghi, in quei paesi disseminati lungo la penisola, racconta le storie di un’architettura di tutti i giorni, “interventi spesso piccoli di professionisti meritevoli”, spiega lui grande e gentile un po’ come le foreste che ha voluto mettere in scena in questa prima parte dello spazio italiano. C’è la natura, ma c’è anche l’arte e la gestione dell’arte, come l’intervento bellissimo fatto a Città di Castello dalla Fondazione Burri. E poi c’è lei, la panchina in pietra di Piazza Porta reale a Noto, in Sicilia: “un intervento semplice e geniale”, commenta lui indicando la pulizia di quella lastra di pietra che ha risolto la vita di quella piazza, con la gente che su quella semplice lastra senza orpelli, siede, chiacchiera, ride. “Alle volte basta pochissimo per risolvere le situazioni, ma dietro quella panchina c’è un’idea”, fa notare l’architetto. Come è successo nella vita della barista di Orgosolo di cui racconta la storia, presidente di una associazione che fa murales “tutti dedicati ai temi sociali e politici” e che i suoi muri, racconta divertito Cucinella, li sceglie in un modo particolare: “Mi ha detto che non sono loro a scegliere dove fare i murales, sono gli edifici”. Tant’è, dopo il racconto di quello che succede nell’arcipelago Italia, una sala, spiega, “e’ dedicata al futuro”, i numeri, i problemi: “Nel 2034 in Italia su dieci persone attive, quattro avranno più di 65 anni. Qualcuno dovrà pure interrogarsi su questo”. E allora, nella grande sala attigua con i larghi tavoli in legno che fanno pensare proprio a tante isole, ci sono le proposte. Cinque temi da affrontare, illustra l’architetto, “cinque progetti ibridi per la rinascita del Paese” affidati ad altrettanti professionisti o gruppi. da off cells, un luogo di lavoro per le foreste casentinesi, ad un dittico per Camerino, “un progetto di architettura transitorio” per il paese terremotato delle Marche; dal Laboratorio di Basento che affronta i nodi infrastrutturali della collina materana al coltivare il futuro, ovvero una piazza per la crescita del Belice a Gibellina Nuova che passa anche per il rilancio e il recupero del teatro di Consagra. E poi La casa dei cittadini, un progetto che immagina un luogo di cura e di incontri per gli ultra centenari del paese di Ottana in Sardegna dove si vive il paradosso “di una popolazione super longeva e insieme la presenza di un sito inquinato da un polo industriale abbandonato”. Il progetto, a cura di Solinas Serra Architetti con la collaborazione di Giorgio Peghin dell’università di Cagliari, punta a ridare quotidianità agli anziani malati, ad offrire un posto dove incontrarsi o dove fermarsi a leggere un libro, “perché la vecchiaia ha bisogno di nuove modalità di cure”, sottolinea accorato Cucinella. E se è vero che in Italia di oggi le occasioni per i giovani architetti sono poche, è vero anche dice, che la buona architettura “è fatta pure di questo, non c’è bisogno di costruire sempre grandi edifici, la buona pratica è fatta anche di piccole soluzioni”, che però nel loro piccolo possono cambiare la vita e renderla migliore.
Torna in tv la famiglia Durrell Seconda stagione su Laf (sky 139) tratta da libro zoologo
ROMA24 maggio 201809:52
– L’ambientazione di Corfù ha aiutato la storia? “Assolutamente. Tutti amano il libro e ha molto a che fare con il luogo dove è ambientato. È molto esotico. Nel 1930 non molte persone andavano all’estero. Quindi il fatto che Louisa vi portò la sua famiglia è stato strabiliante. All’epoca non molte persone l’hanno fatto perché era troppo complicato e costoso”. A parlare è il Milo Parker (Gerry) piccolo dei protagonista entrato nel cuore dei telespettatori con “I Durrell – La mia famiglia e altri animali”, serie che ha conquistato critica e pubblico, tratta dalla celebre trilogia autobiografica dello zoologo ed esploratore britannico Gerald Durrell.Immersa nella meravigliosa isola di Corfù del 1936, torna su laF (Sky 139) l’irresistibile ed eccentrica famiglia. Venerdì 25 maggio alle 21.10 in prima tv assoluta parte l’attesissima seconda stagione. Dopo il successo su ITV di 6 milioni di telespettatori, prosegue il racconto della saga tragicomica della famiglia con 6 nuovi episodi da 45 minuti. Dopo il matrimonio sfumato all’ultimo fra Louisa e Sven (Ulric von der Esch), la scalcinata casa Durrell, continua a ospitare sempre più animali e ad assomigliare sempre di più a uno zoo, “con – spiega il giovane attore – l’arrivo di un nuovo cucciolo e un allevamento di lontre”. Il denaro, però, scarseggia ancora, e per guadagnarsi da vivere, Louisa decide di cucinare piatti tradizionali inglesi da introdurre nel mercato locale, ma un incidentale avvelenamento degli abitanti dell’isola complicherà il tutto. Accanto a Milo Parker, le riconfermatissime Keeley Hawes nel ruolo della protagonista Louisa e la leggendaria Leslie Caron (Un americano a Parigi, Papà Gambalunga, Gigi) che interpreta la Contessa Mavrodaki, entrano nel cast due new entries: Daniel Lapaine (Black Mirror, Catastrophe) nei panni di Hugh, un misterioso inglese che fa la corte a Louisa Durrell e Errika Bigiou che interpreta Vasilia, nuova padrona di casa dei Durell, che sembra intenzionata a rendere la vita difficile a tutti. Gerald Durrell, celebre naturalista, esploratore e zoologo, fondatore del Durrell Wildlife Conservation Trust e del Jersey Zoo per la salvaguardia delle specie in via di estinzione, con la sua trilogia ispirata alla sua infanzia a Corfù continua a incantare intere generazioni di bambini e adulti in tutto il mondo. Il romanzo La mia famiglia e altri animali di Gerald Durell è pubblicato in Italia da Adelphi.
L’appuntamento con la seconda stagione de “I Durrell – La mia famiglia e altri animali”, prodotta da Sid Gentle Films, scritta da Simon Nye e diretta da Steve Barron.
Roth, autori amati e interviste in Perchè scrivere?Saggi 1960-2013 in autunno per Einaudi, pagine su Levi e Malamud
ROMA24 maggio 201811:45
– ROMA – Gli autori che ha amato o che lo hanno influenzato, come Bernard Malamud, Saul Bellow, Primo Levi ed Edna O’Brien. Due interviste rilasciate dopo l’addio alla scrittura nel 2012, in cui ripercorre, con uno sguardo lucido ma un po’ commosso, una vita di lavoro. Cinquant’anni di scrittura e 31 libri, l’ultimo è ‘Nemesi’ del 2010. E anche alcuni testi pubblicati per la prima volta. Philip Roth, morto oggi a 85 anni, svela altri aspetti della sua anima e della sua scrittura in ‘Perchè scrivere? Saggi 1960-2013’ che uscirà per Einaudi, nelle Frontiere, a fine ottobre 2018. Si tratta dell’edizione definitiva dei suoi saggi, nella traduzione di Norman Gobetti, in cui l’autore Premio Pulitzer di Pastorale americana è come se intrattenesse un dialogo con la sua opera narrativa rivelandoci al tempo stesso le sue tante passioni e l’acutezza del suo sguardo sul presente.
Una raccolta di interventi che è una sorta di affresco finale del suo percorso letterario e della sua eredità dove spiccano i saggi letterari degli anni ’60 e ’70 e che include le conversazioni e interviste con altri scrittori, molti dei quali europei, che fanno parte della collezione ‘Chiacchiere di bottega’ e una sezione di saggi di cui alcuni pubblicati qui per la prima volta. Tra le interviste di Chiacchiere di bottega, spiccavano quelle con Primo Levi a Torino, al quale Roth chiede di visitare, oltre alla casa dove vive, la fabbrica chimica dove l’autore di ‘Se questo è un uomo’ ha passato gran parte della sua esistenza prima come chimico e poi come dirigente. E poi quella a Milan Kundera con cui affronta a Londra e nel Connecticut il tema del totalitarismo e del destino del romanzo e ad Edna O’Brien con cui parla del suo ‘esilio volontario’ dall’Irlanda.
Roth, felice di essere in Meridiani e PleiadeLo racconta americanista Elena Mortara, curatrice primo volume
ROMA24 maggio 201811:45
– ROMA – Non ha ricevuto il Nobel per la Letteratura che avrebbe meritato, ma “era felice” di essere entrato nei Meridiani Mondadori e nella Pleiade francese, Philip Roth, morto il 23 maggio a 85 anni. Lo racconta all’ANSA l’americanista Elena Mortara, profonda conoscitrice della letteratura ebraico-americana, che ha incontrato l’autore di ‘Pastorale americana’ a dicembre 2017 e ha curato il primo dei tre volumi e l’introduzione generale dei Meridiani Mondadori dedicati a Roth.
“Ho incontrato Roth a fine dicembre 2017, stava bene ed era molto contento dell’uscita del Meridiano, definito nella dedica per me ‘splendido’ e del volume della Pleiade, di cui ha fatto in tempo a vedere l’uscita” racconta la Mortara. “La perdita di Roth nell’anno in cui non verrà assegnato il Nobel per la Letteratura sancisce il fallimento del Premio. Si è capito che non c’era lucidità nell’assegnare questo riconoscimento e alla fine ad essere colpita non è la figura di quello che è stato il più grande scrittore americano, ma il premio stesso. E’ molto simbolico” sottolinea la Mortara. Il primo volume dei Meridiani, uscito a ottobre 2017, comprende, in oltre 2000 pagine, 8 romanzi dagli esordi nel 1959 con ‘Goodbye Colombus’ fino al 1986 con l’innovativo ‘La controvita’ passando per ‘Lamento di Portnoy’, ‘La mia vita di uomo’, ‘Zuckerman scatenato’ e ‘L’orgia di Praga’. Il secondo volume, a cura di Paolo Simonetti, uscirà a ottobre 2018 e il terzo, sempre a cura di Simonetti, con un saggio introduttivo di Alessandro Piperno, nella primavera del 2019. La Pleiade invece ha iniziato la pubblicazione delle opere di Roth con un primo volume con 4 romanzi.
“Già dal primo romanzo c’è l’America della minoranza ebraica che sta entrando nel mainstream americano. Tutto questo con un linguaggio di straordinaria forza. Nel primo Roth c’è già tutto e possiamo capire la nascita del personaggio di Nathan Zuckerman tra i più importanti e famosi della letteratura americana. Il volume ha una lunghissima introduzione su tutta l’opera di Roth” spiega l’americanista e comprende la bibliografia completa dei 50 anni di attività letteraria dello scrittore.
Philip Roth, addio a gigante in lotta con la scritturaMorto a 85 anni senza Nobel l’autore di Pastorale americana
ROMA24 maggio 201811:57
– ROMA – Schivo, ostinato, un gigante della letteratura in lotta con la scrittura e il talento, Philip Roth, morto il 23 maggio a 85 anni in un ospedale di New York, ha sempre cercato quell’autenticità che è alla base della creatività. E adesso più che mai questo ci sembra vero. L’autore di Pastorale americana, Premio Pulitzer nel 1997, non ha mai smesso di interrogarsi su quello che faceva fino a decidere di smettere di scrivere a 79 anni. Come diceva ne ‘Il fantasma esce di scena’: “la fine è così immensa, è la sua stessa poesia. Non ha bisogno di grande retorica, ma solo di parole semplici”.
Unico scrittore americano la cui opera sia stata pubblicata in forma completa e definitiva dalla Library of America mentre era in vita, piu’ volte candidato sicuro alla vittoria del Nobel mai ingiustamente vinto, quando nel 2012, dopo 31 libri tra cui capolavori come ‘Il teatro di Sabbath’, ‘Lamento di Portnoy’, ‘Goodbye Columbus’, annunciò il suo addio alla scrittura la sua decisione scosse il mondo letterario.Senza rinnegare il passato, anzi pensando che “era piuttosto riuscito” quello che aveva regalato al mondo aveva detto: “Ho dedicato tutta la mia vita a scrivere sacrificando tutto il resto. Ora basta. L’idea di cercare di scrivere di nuovo e’ impossibile”. Una decisione meditata, sulla quale non è mai tornato indietro. Anzi, aveva rincarato la dose, chiedendo ai suoi esecutori testamentari di distruggere il suo archivio dopo la sua morte. Ma adesso c’è chi si augura che questo non accada e comunque le sorprese non mancheranno. A fine ottobre 2018 uscirà per Einaudi, che ha in catalogo tutte le opere dello scrittore, ‘Perchè scrivere? Saggi 1960-2013’, l’edizione definitiva dei suoi saggi, nella traduzione di Norman Gobetti, con interventi che dialogano incessantemente con l’opera narrativa di Roth e al tempo stesso ci rivelano le sue passioni e l’acutezza del suo sguardo sul presente. E dopo il Meridiano Mondadori, uscito nell’ottobre 2017, con saggio introduttivo e gli apparati critici di Elèna Mortara e Paolo Simonetti, sono in arrivo il secondo volume, a ottobre 2018, e il terzo volume con un saggio introduttivo di Alessandro Piperno, nella primavera del 2019. Originario del New Jersey, dove era nato nel 1933 in una famiglia della piccola borghesia ebraica, Roth viveva fra New York e il Connecticut e negli ultimi anni amava stare nella sua villa in campagna. Aveva esordito nel 1959 con ‘Addio Columbus’. Ma il primo grande successo era arrivato con ‘Lamento di Portnoy’ in cui il sesso e il piacere vengono affrontati in forma esplicita e tragicomica. Alexander Portnoy e il professor David Kepesh, che troviamo in ‘Professore di desiderio’ e ne ‘L’animale morente’, in cui Roth parla del femminismo e della liberazione sessuale, sono insieme a quello che può essere considerato il suo alter ego, Nathan Zuckerman, sono diventate delle icone. Anche in ‘Ho sempre voluto che ammiraste il mio digiuno. Ovvero, guardando Kafka’, Roth riflette su Kafka uomo e scrittore a partire dal rapporto con le donne. L’ultimo suo libro, come lo scrittore aveva annunciato è ‘Nemesi’ del 2010, uscito in Italia nel 2011: è un romanzo breve, ambientato nel New Jersey nel 1944 dove i giovani rimasti in patria combattevano la battaglia contro la polio. Il rapporto con le donne e il sesso, la religione e la morale sono i temi ricorrenti nei suoi romanzi che esplorano la storia americana e la dimensione ebraica e in cui si sente il legame con la storia familiare dello scrittore. In fondo la parabola umana e artistica di Zuckerman che troviamo in molti romanzi di Roth come protagonista e come narratore in ‘Pastorale americana’ – diventato un film di Ewan McGregor (dove Zuckerman è interpretato da David Strathairn) – in ‘Ho sposato un comunista’ e ‘La macchia umana’, è quella di un uomo alle prese con le proprie origini e con le proprie matrici etiche e culturali. Vincitore nel 1998 della National Medal of Arts alla Casa Bianca e nel 2002 della Gold Medal per la narrativa, vincitore due volte del National Book Award e tre volte del Pen-Faulkner Award, Roth che a 74 anni aveva cominciato a rileggere i suoi libri preferiti, da Hemingway a Turgenev, e i suoi romanzi in ordine inverso. Roth non era infatti concentrato solo sul suo mondo intellettuale ma era interessato al lavoro dei suoi colleghi a cui è dedicato ‘Chiacchiere di bottega’ del 2004 in cui aveva raccolto gli appunti, le conversazioni e i ricordi che lo legano a dieci grandi scrittori, in gran parte di origine ebraica da Kundera a Edna O’Brien a Aharon Appelfeld a Primo Levi.
Sananda Maitreya, nuovo singolo e videoEx Terence Trent D’Arby torna con The Birds are singing/ESCLUSIVA
ROMA24 maggio 201812:42
Uno sfondo completamente bianco, e su quello sfondo lui, Sananda Maitreya (l’ex Terence Trent D’Arby che si fece conoscere alla fine degli anni Ottanta) che suona e canta. E’ il nuovo video
del cantante americano (ormai trapiantato in Italia) sulle note di “The Birds are singing (Pandora’s Version)”, singolo in uscita il 25 maggio ed estratto da “Prometheus & Pandora”, ultimo lavoro discografico in tre volumi che contiene 53 brani per 178 minuti.
“Non è quello che pensi, ma è quello che sembra” (It ain’t what you think it is, but it is what it looks like)è il claim del video del brano, che è un inno a vivere il presente e a gioire delle opportunità che la vita ci riserva, per evitare di essere travolti dallo stress quotidiano. “The Birds Are Singing” esce in occasione del lancio di un tour estivo che vedrà Sananda Maitreya tornare a suonare in Italia, per presentare il suo lavoro e per celebrare 30 anni di musica: 17 luglio Milano, 19/7 Treviso, 20/7 Lago di Caldonazzo (TN).
A Saviano il Diversity Award 2018Premiato ‘l’impegno dei media a favore della tutela dei diritti’
MILANO24 maggio 201812:40
– MILANO, 24 MAG – E’ stato assegnato a Roberto Saviano il premio ‘personaggio dell’anno’ della terza edizione dei Diversity Media Awards 2018 che si sono tenuti ieri sera a Milano al Teatro Vetra in una serata per “testimoniare l’impegno a favore della tutela dei diritti”.
L’iniziativa – organizzata dall’associazione no-profit Diversity (www.diversitylab.it), presieduta da Francesca Vecchioni – ha premiato media (tv, radio, web, cinema, pubblicità, stampa, tg) e personaggi che nel 2017 hanno contribuito a una rappresentazione valorizzante delle persone e delle tematiche LGBTI. “Per me questo premio è importante – ha commentato Saviano – perché la battaglia che si fa sui diritti è sempre una una battaglia per chi non si può permettere i diritti”.
Su Sky Arte arriva 68 – Pop RevolutionIn 4 episodi il racconto di un anno che ha cambiato l’Italia
ROMA24 maggio 201813:23
– ROMA, 24 MAG – Se c’è stato un anno che più di ogni altro è stato uno spartiacque tra diverse stagioni della storia recente dell’Italia e non solo, questo è sicuramente il 1968.
Con 68 – Pop Revolution, la nuova serie in 4 episodi al via in prima visione tv su Sky Arte HD (canale 120 e 400 di Sky) dal 25 maggio alle 21.15, si cerca di spiegare attraverso testimonianze, filmati, animazioni e grafica, come il ’68 in Italia abbia assunto caratteristiche uniche e sia stato un’onda che ha investito tutti gli strati sociali. Attraverso le testimonianze dei protagonisti, la serie ricostruisce il percorso del’68 italiano, un percorso non solo politico ma anche culturale e di costume che ha promosso un cambiamento complessivo della società.
Tra i testimoni, Carlo Verdone; Giuliana Biagioli, docente Università di Pisa; Marco Boato, leader ’68 Trento; lo storico Vincenzo Calì; Mario Capanna, leader ’68 Milano; i giornalisti Toni Capuozzo, Luciano Lanna e Flavia Perina; la critica d’arte Ester Coen; lo storico Alberto De Bernardi.
Da 4 a 10 ottobre Michelangelo-InfinitoProduzione originale Sky, protagonista Enrico Lo Verso
ROMA24 maggio 201813:32
– ROMA, 24 MAG – Dopo il successo di Caravaggio – l’Anima e il sangue e dagli stessi produttori, un’altra grande produzione cinematografica sta per approdare sul grande schermo: dal 4 al 10 ottobre arriva al cinema Michelangelo – Infinito, il nuovo film d’arte dedicato al genio dell’arte universale Michelangelo Buonarroti e alle sue opere immortali ed ‘infinite’.
Una produzione originale Sky con Magnitudo Film. Un progetto realizzato con la collaborazione dei Musei Vaticani e di Vatican Media, con il Riconoscimento del Mibact – Direzione Generale Cinema, in collaborazione con il Consiglio Regionale della Toscana, con il Patrocinio del Comune di Firenze e del Comune di Carrara. Media partner Rtl 102.5.
A dare il volto a Michelangelo Buonarroti è Enrico Lo Verso (Il ladro di bambini, Lamerica, Così ridevano, I Miserabili, Maltese – Il Romanzo del Commissario, Raffaello – il Principe delle Arti). Giorgio Vasari è Ivano Marescotti (Johnny Stecchino, Raccontami, Hannibal, Cado dalle nubi, A casa tutti bene).
Mektoub, My Love: Canto Uno è inno alla vitaDopo Venezia in sala il film del regista Palma d’oro per La Vita d’Adele
24 maggio 201813:38
Se voleva raccontare la giovinezza, con tutto il suo rumore, inconcludenza, dispersione, speranze e amori, ‘Mektoub, My Love: Canto Uno’ di Abdellatif Kechiche ci è riuscito anche se le tre ore di durata del film, già in concorso alla Mostra del cinema di Venezia 2017 e dal 24 maggio in sala con Vision Distribution, sono forse troppe. Incipit con citazione sacra, ‘Dio è la luce del mondo’ e sprazzi di Mozart (Ave Verum Corpus) e Bach (Cantate), per un film ambientato in un paesino di pescatori nel Sud della Francia nell’agosto del 1994.
Protagonista Amin (Shan Boumedine), aspirante sceneggiatore e fotografo che vive a Parigi, in vacanza nella sua città natale.
È l’occasione, per questo timido artista, di ritrovare famiglia e amici. E’ il momento di incontrate il ‘dionisiaco’ cugino Tony (Salim Kechiouche), tombeur des femmes senza remore, e la sua migliore e bellissima amica Ophélie (Ophelie Bau), di cui è chiaramente innamorato.
“E’ un inno alla vita, al corpo, al nutrimento questo film” ha spiegato Kechiche sul senso di questo lavoro diviso in tre parti. E ancora il regista, Palma d’oro a Cannes nel 2013 con ‘La vita di Adele’: “Mektoub significa destino in arabo. E quest’opera, nel suo insieme, pone il significato del destino perché l’amore si associa al destino, al fato”.
Ma il regista francese di origine tunisina nega che nel film ci sia uno sguardo macho (molti hanno notato in Mektoub l’ossessività delle scene sul lato b): “Non è vero – dice – non c’è niente di macho nel film. Anzi descrivo donne forti, potenti e coraggiose. Al 70 per cento ho mostrato volti e solo alcuni corpi nudi”. Per Amin una vacanza vissuta tra il ristorante tunisino dei suoi genitori, i bar e la spiaggia frequentata da tante ragazze in vacanza. Tante figure femminili, molto libere e disinvolte, e il chiacchiericcio continuo di questi ragazzi in preda a una giovinezza da vivere subito e dove sembra tutto possibile. Ma anche di scena il suo animo gentile alle prese con la nascita (da fotografare) di alcuni agnellini nella stalla di Ophelie. “L’ambientazione temporale degli anni Novanta – ha detto il regista – non è legata ad alcun autobiografismo, ma nasce dal fatto che per capire il secolo in arrivo, bisogna entrare negli ultimi anni di quello precedente. Un’epoca quella in cui si viveva in modo più armonioso. Il romanzo (il film è un adattamento dall’opera di Franois Bégaudeau ‘La Blessure, la vraie’), è stato solo una fonte di ispirazione. Insomma non ho iniziato da me stesso e non mi sembra affatto di essermi raccontato”. Infine, nei lunghissimi dialoghi del film, una naturalezza davvero sorprendente: “Molti – ha detto Kechiche – sono attori che appaiono per la prima volta sullo schermo, altri no, e per ottenere quella scioltezza abbiamo solo lavorato molto tra prove, controprove e dibattiti”.
A Fano biblioteca storia della ceramicaIntitolata allo studioso Bojani, oltre 10 mila volumi
FANO (PESARO URBINO)24 maggio 201813:43
– FANO (PESARO URBINO), 24 MAG – Sarà inaugurata sabato 26 maggio nello storico Palazzo Bracci Pagani una delle più importanti biblioteche specialistiche in storia dell’arte e della ceramica d’Italia, intitolata a Gian Carlo Bojani (1939-2013), uno dei maggiori studiosi italiani di ceramica. La biblioteca si compone di 10.785 volumi, di cui 2.137 dedicati alla storia della ceramica, dalla classica alla contemporanea, oltre ad un vasto patrimonio di riviste specializzate (tra cui la celebre “Faenza” con le intere annate dal 1913 al 2011), con catalogazione informatizzata che è possibile consultare attraverso il sistema Opac-Sbn (Catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale). La biblioteca Bojani è una iniziativa della Fondazione Carifano che ha ricevuto quale lascito testamentario la raccolta di Gian Carlo Bojani. Una parte (libri doppioni o relativi ad altri argomenti) è stata consegnate ad altre biblioteche e alla Federiciana di Fano. La biblioteca sarà aperta al pubblico ogni venerdì oppure su prenotazione.
Scala, torna star Bartoli con 3 opereProgetto barocco al via con Giulio Cesare di Handel
MILANO24 maggio 201820:38
Cecilia Bartoli torna alla Scala e già questa è una notizia. Perché è il mezzosoprano più famoso del mondo e perché all’ultimo concerto (che apriva la stagione della Filarmonica nel 2012) venne giù il teatro e si sfiorò la rissa fra chi fischiava e chi invece applaudiva freneticamente, in un clima che ricordava più San Siro di un teatro d’opera.
Ma non solo torna. Torna per un progetto che la impegnerà in tre opere di Haendel per tre anni a partire dal 2019 e che fanno parte del suo impegno per diffondere e far conoscere la musica barocca.
Lei – reduce dal successo folgorante del Festival di Pentecoste a Salisburgo, che lei stessa dirige e in cui ha cantato L’italiana in Algeri, e il concerto di ieri al festival di musica sacra di Pavia – considera il ritorno “bello”, senza nessuna paura. “Sono trent’anni che canto e la vivacità del pubblico della Scala – dice – è anche un grande amore. Comunque sono in buona compagnia con Kleiber, la Callas. Forse ci sarei rimasta male con una reazione diversa”. E comunque il suo entusiasmo è tutto per il progetto sul barocco di cui fa parte anche la nascita di una fondazione per sostenere la musica barocca in Italia (il tutto con il sostegno di Rolex).
L’inizio a fine 2019 sarà con Giulio Cesare in Egitto con la regia di Robert Carsen e un cast di grandi nomi che include Bejun Mehta e Philippe Jaroussky, che inizialmente aveva rifiutato ma poi, ha raccontato Pereira, ha cambiato idea quando ha saputo che cantava “la Cecilia”. Nel 2020 toccherà a una nuova produzione di Semele per finire con Ariodante, realizzato in collaborazione con il festival di Salisburgo dove è andato in scena nel 2017 nell’allestimento di Cristof Loy.
In questo caso però la collaborazione sarà anche con il teatro San Carlo che, ha ricordato Pereira, “ha una grande tradizione barocca”. La speranza del mezzosoprano è di portare a Napoli tutti e tre i titoli eseguiti con l’orchestra del San Carlo. “C’è un forte desiderio. I sovrintendenti si sono parlati – ha osservato la cantante – e io incrocio le dita. Potere unire Nord e Sud attraverso la musica è una cosa bellissima”.
Fino al 2021, Bartoli sarà a capo del festival di Pentecoste di Salisburgo. Già ha pronta la prossima edizione e per ora non pensa di aggiungere ai suoi tanti impegni la direzione di un teatro. “Sono ancora una musicista e ci tengo a poter cantare.
Però in futuro, chi lo sa?” ha concluso. I sovrintendenti dei teatri italiani sono avvisati.
Opera Festival Verona riparte da GasdiaDal 22 giugno al 1 settembre la grande lirica e Roberto Bolle
ROMA24 maggio 201820:36
L’Opera Festival all’Arena di Verona, dopo i problemi degli scorsi anni, un commissariamento durato 24 mesi e un piano di risanamento in atto, riparte dal nuovo sovrintendente e direttore artistico Cecilia Gasdia. La 96/a edizione della manifestazione è in programma dal 22 giugno al 1 settembre, per 47 serate, in quello che è considerato il più grande teatro lirico all’aperto più grande del mondo. In cartellone importanti direttori, registi di fama internazionale, stelle della lirica e astri nascenti animeranno l’estate nell’anfiteatro romano. Il via con una nuova produzione della Carmen di Georges Bizet, seguita da altre opere simbolo: Aida di Giuseppe Verdi, Turandot do Giacomo Puccini, Nabucco di Giuseppe Verdi e Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini.
Il programma è arricchito da due serate evento: l’appuntamento con la danza Roberto Bolle and Friends, il 25 luglio, e Verdi Opera night, il 26 agosto, dedicata al compositore di Busseto con una parate di stelle.
“Ogni anno l’Arena di Verona si impegna a realizzare spettacoli sempre più unici e ricercati, e i cast ingaggiati quest’anno saranno il fiore all’occhiello dell’eccellenza areniana – ha dichiarato il direttore artistico Gasdia, che proprio all’Arena iniziò la sua carriera da soprano -. Ho voluto grandi artisti accanto a giovani talenti da valorizzare. L’Arena storicamente ha dato origine ad innumerevoli grandi carriere ed io intendo riprendere e rafforzare questa tradizione, così che il nostro Teatro possa essere una vera e propria fucina di nuove voci. E molti, circa il 30% degli artisti, canteranno per la prima volta in Arena. Il decano della stagione ha 76 anni, la mascotte 21. Stiamo cercando di ricompattare la città attorno al teatro”. Gasdia ha anche sottolineato come tutti gli artisti abbiano accettato tagli al loro cachet nell’ottica di risanamento dei conti. “Lirica ed extra lirica devono essere un valore aggiunto l’uno per l’altro, due anime della Fondazione, che concorrono allo stesso obiettivo: fare dell’Arena il tempio per eccellenza della lirica e della musica a livello mondiale.
Il teatro è il nostro gioiello e dobbiamo alzare sempre di più l’asticella della qualità per fare in modo che la gente venga qui”, ha aggiunto il sindaco di Verona e presidente di Fondazione Arena, Federico Sboarina. Carmen, sarà in scena per 13 serate nel nuovo allestimento firmato dal regista argentino Hugo de Ana e ambientata negli anni Trenta del Novecento, “in un’Arena nell’Arena”, e diretta da Francesco Ivan Ciampa. Una lettura che non prescinde dall’eredità lasciata dalla memorabile produzione di Franco Zeffirelli del 1995. Nel ruolo dell’eroina spagnola si alterneranno Anna Goryachova e Carmen Topciu. Il 23 giugno, per 16 date, sarà la volta dell’opera simbolo della stagione estiva: Aida, nella messa in scena ideata da Zeffirelli nel 2002 e con il ritorno delle coreografie originali di Vladimir Vasiliev. Sul podio, Jordi Bernacer, Daniel Oren e Andrea Battistoni, con Anna Pirozzi, Kristin Lewis, Maria Josè Siri, Susanna Branchini e Hui He nei panni della protagonista. Nel ruolo di Radames si daranno il cambio Yusif Eyvazov, Marco Berti, Carlo Ventre, Gregory Kunde e Walter Fraccaro. Dal 30 giugno, per 5 repliche, si aggiunge Turandot, sempre nella produzione di Zeffirelli (del 2000). Direttori Daniel Oren e Francesco Ivan Ciampa, protagoniste Anna Pirozzi e Rebeka Lokar, accanto a Gregory Kunde e Murat Karahan. Sei appuntamenti per il Nabucco con la direzione di Jordi Bernacer e i baritoni Amartuvshin Enkhbat e Luca Salsi. E nell’anno dei 150 anni dalla scomparsa di Rossini, non poteva mancare Il Barbiere di Siviglia, dal 4 agosto (5 repliche). Daniel Oren e Andrea Battistoni guideranno Leo Nucci, in alternanza con Mario Cassi, nel ruolo di Figaro. “Dall’84 non ho mancato un anno – ha detto il direttore Daniel Oren -. Anche se qualcuno mi voleva fuori. E in questi anni non tutti i sindaci hanno amato l’Arena: abbiamo avuto paura per il suo futuro, sembrava che volessero cancellarla. Ma ora siamo fiduciosi”.
La Schiappa a teatro e in napoletanoIn scena per la prima volta in Italia, anche una Pizza per Greg
ROMA24 maggio 201820:35
La Schiappa debutta a teatro: sarà per la prima volta in scena in Italia e per di più in napoletano. Ma le sorprese non finiscono qui: a Greg, il mitico protagonista della serie tradotta in oltre 50 lingue, ora anche scugnizzo napoletano, sarà dedicata la Pizza Schiappa. Viene festeggiato così ”O Diario ‘e nu Maccarone’ (Il Castoro), l’edizione in napoletano, nella traduzione di Francesco Durante, del famoso ‘Diario di una schiappa’ di Jeff Kinney. L’evento, il 27 maggio alla sala del Capitolo, in piazza San Domenico Maggiore a Napoli , è tra gli appuntamenti più attesi della prima edizione del Salone Napoli Città Libro, che si svolgerà dal 24 al 27 maggio. La pizza, che raffigura il simpatico volto di Greg, farcita con mozzarella di bufala, basilico, ragù e polpettine napoletane, è un omaggio dello storico Ristorante Umberto e sarà un’inedita specialità del menù nei giorni del Salone. “Dato che il libro in napoletano si chiama ”O Diario ‘e nu Maccarone’ abbiamo pensato al ragù, sugo classico per i maccheroni napoletani. Polpettine e mozzarella sono un omaggio ai fruitori del libro: i nostri bambini!” dice Massimo Di Porzio, patron del Ristorante Umberto, spiegando la scelta di questi ingredienti. Un video-saluto ai suoi lettori di Jeff Kinney, che trova “affascinante” questa operazione e ha dedicato a Napoli una vignetta con la famiglia di Greg sotto il Vesuvio, aprirà l’evento alla Sala del Capitolo, a ingresso gratuito. In scena alcune delle situazioni più esilaranti presenti in Diario di una Schiappa portate sul palco dal regista e attore Roberto Del Gaudio, cofondatore della compagnia dei Virtuosi di San Martino, con i suoi giovani allievi. E attenzione: i personaggi della Schiappa reciteranno rigorosamente in napoletano e saranno introdotti da Francesco Durante. A chiudere l’appuntamento, il grande pupazzo di Greg. E per la gioia dei suoi fan chi acquisterà, nei giorni del Salone Napoli Città Libro, una copia di ”O Diario’e nu Maccarone’, in alcune librerie della città, riceverà un regalo originale. Con oltre duecento milioni di copie vendute in tutto il mondo, il Diario di una Schiappa rappresenta uno dei più straordinari fenomeni editoriali degli ultimi anni. Greg, l’antieroe ragazzino alle prese con i problemi della scuola media è diventato un personaggio universale. Il napoletano è la cinquantasettesima lingua in cui è stato tradotto. “Ero immune a questo fenomeno e quando ci sono cascato dentro è stata la scoperta di un mondo nuovo. Una cosa divertente, inaspettata. I vocaboli italiano-napoletano sono ridotti all’essenziale. Ho rispettato la sua modernità” ha spiegato Durante all’uscita del libro che in copertina ha un disegno inedito di Kinney. A essere stato tradotto in napoletano è il primo libro della serie, quello rosso che nel 2015 era stato proposto in Latino da Daniel Gallagher.
Milano: Boeri, ancora quartieri poveriArchistar indica alcune criticità città su cui lavorare
MILANO24 maggio 201817:09
– MILANO, 24 MAG – “La povertà, ci sono ancora zone della città in si vive ancora in condizione di disagio estremo, penso a tutte le aree di edilizia popolare; la qualità dell’aria, i tassi di inquinamento altissimi, la necessità di una forestazione urbana, dobbiamo lavorare per moltiplicare gli spazi forestali e verdi in città e le case per i giovani, ce ne sono troppo poche, bisognerebbe avere migliaia di appartamenti da affittare a prezzi molto bassi”. Sono queste alcune delle criticità di Milano denunciate in maniera costruttiva, e apprezzando il lavoro del sindaco Giuseppe Sala, dall’archistar Stefano Boeri.
L’occasione è stato un dibattito, allo showroom Lualdi del capoluogo, con i colleghi Italo Rota e Michele Rossi nell’ambito dell’Arch Week. Si è discusso di temi alti nell’empireo dell’ architettura e dell’urbanistica della città.
Speechless 2 la comedy anticonvenzionaleSu Fox seconda stagione da domani, ma già rinnovata terza
ROMA24 maggio 201817:10
– ROMA, 24 MAG – Una serie anticonvenzionale, rivoluzionaria e ironica. Firmata da Scott Silveri uno dei produttori di Friends. Speechless è una comedy anticonvenzionale che evita con l’arma dell’ironia tutti gli stereotipi e i sentimentalismi legati al tema dell’handicap, riuscendo a regalare preziosi momenti riflessione allo spettatore. In prima visione assoluta su FOX (canale 112 di Sky) dal 25 maggio, il venerdì alle 21.50 sbarca la seconda stagione: ruota intorno alle vicende dei membri della famiglia Di Meo: Maya (Minnie Driver) e Jimmy (John Ross Bowie) e i loro figli: l’atletica Dylan, Ray, e JJ, figlio maggiore dotato di uno spiccato senso dello humor e affetto da paralisi cerebrale. Il ragazzo (Micah Fowler) non parla, ma comunica perfettamente con un laser che punta le lettere su una tastiera attaccata alla sua carrozzina
Michelle Obama, svela copertina BecomingSu Instagram, esce 13 novembre 2018, in Italia per Garzanti
ROMA24 maggio 201817:11
– ROMA, 24 MAG – L’ex first lady degli Stati Uniti Michelle Obama ha svelato su Instagram la copertina del suo attesissimo memoir, ‘Becoming. La mia storia’ (Becoming il titolo originale), la cui pubblicazione è prevista in tutto il mondo il 13 novembre 2018. In Italia lo pubblicherà Garzanti in formato cartaceo e in ebook e verrà tradotto complessivamente in 25 lingue.
“Sono emozionata nel condividere con tutti voi la copertina di Becoming. Scrivere questo libro è stato estremamente significativo e illuminante. Mentre mi accingo a pubblicare Becoming il prossimo autunno, spero che questo libro diventi l’occasione per ciascuno di voi di pensare alla vostra storia, perché credo fermamente possa aiutarvi a diventare chiunque aspiriate a essere. La vostra storia è ciò che avete, ed è ciò che avrete per sempre. È qualcosa da custodire” scrive Michelle Obama (@michelleobama) che, in occasione del lancio farà un tour promozionale negli Stati Uniti e nel resto del mondo, i cui dettagli verranno annunciati prossimamente. ‘Becoming. La mia storia’ è l’inedito ritratto intimo di una donna che ha costantemente sfidato le aspettative e la cui storia ci ispira a fare altrettanto.
L’ex first lady che ha scelto l’immagine della copertina da un servizio fotografico realizzato all’inizio dell’anno a Washington dal celebre fotografo Miller Mobley, con styling di Meredith Koop, Carl Ray e Yene Damtew. La copertina è disegnata da Christopher Brand, vice president e direttore creativo di Crown Publishing Group.
La copertina è stata anticipata su Instagram dalla condivisione di quattro fotografie private inedite di Michelle Obama che mostrano alcuni momenti decisivi del suo personale viaggio nel diventare la donna che è oggi.
Nel memoir Michelle Obama racconta le esperienze che l’hanno formata, dalla sua infanzia nel quartiere di South Side a Chicago agli anni di lavoro in equilibrio tra gli impegni professionali e quelli di madre, fino al periodo trascorso nella casa più famosa del mondo. Con estrema franchezza e verve, descrive i trionfi e le delusioni, sia pubblici sia privati, ripercorrendo interamente la sua storia.
Pausini corista a sorpresa per AntonacciAl Palalottomatica nella prima delle sue serate romane
ROMA24 maggio 201817:13
– ROMA, 24 MAG – Sorpresa per Biagio Antonacci.
Durante la prima delle due date romane al Palalottomatica per il suo tour Dediche e manie Tour, Laura Pausini, senza che fosse previsto, ha deciso di fargli un’improvvisata. Durante il brano “Non vivo più senza te”, la cantante romagnola, presente al palazzetto come spettatrice, entrando dal retropalco, è comparsa alle spalle del cantautore come corista. Stupito, Antonacci ha poi improvvisato un balletto con l’amica, prima di ringraziarla e abbracciarla.
21/o CinemAmbiente, 118 film dal mondoRecord di film inviati, 3.200. Mercalli, ambiente sia centrale
TORINO24 maggio 201817:13
– TORINO, 24 MAG – Record di film inviati, 3.200, alla 21/a edizione di CinemAmbiente, che ne proietterà 118, dal 31 maggio al 5 giugno. La rassegna, la più nota in Europa del settore, è stata presentata oggi con un appello del climatologo Luca Mercalli: “Bisogna mettere l’ambiente al centro della politica e della vita dei cittadini, perché se ne parla tanto ma di fatto la gente continua a vivere come se l’ambiente fosse una questione che riguarda altri”. La 21/a edizione della rassegna è stata realizzata con un budget di 291.000 euro (19.000 in meno dell’anno scorso) gestito dal Museo del Cinema.
Il fondatore e direttore da 21 anni Gaetano Capizzi (il suo mandato triennale è scaduto, ma dovrebbe venir rinnovato) ha sottolineato la qualità dei film pervenuti al festival. Apre la rassegna ‘Anote’s Ark’ girato nelle Karibati, isole che stanno rischiando di scomparire. Il festival chiude nella Giornata mondiale dell’Ambiente dedicata quest’anno alla lotta contro la plastica monouso.
Paltrow, ‘Brad mi difese da Weinstein’Attrice racconta come l’ex fidanzato l’ha protetta dagli abusi
NEW YORK24 maggio 201818:06
Gwyneth Paltrow torna ancora una volta sulle avances subite dal produttore di Hollywood Harvey Weinstein, raccontando che a difenderla è stato l’ex fidanzato Brad Pitt. Durante il programma radiofonico Howard Stern Show, l’attrice ha raccontato nuovamente quanto accaduto all’inizio della sua carriera, nel 1995, quando lei aveva 22 anni ed era stata scelta per interpretare un ruolo da protagonista nel film Emma, prodotto dalla società di Weinstein.
L’ex re di Hollywood caduto in disgrazia ha tentato di molestarla in una camera d’albergo, ma lei è scappata e ha raccontato la vicenda all’allora fidanzato Pitt. Poco dopo i tre si sono incontrati alla prima di Hamlet, a Broadway, e l’attore ha affrontato duramente Weinstein. “Gli ha detto ‘Se metti ancora a disagio Gwyneth ti uccido’, o qualcosa di simile”, ha ricordato la star. “È stato fantastico, ha fatto leva sulla sua fama per proteggermi quando io non avevo ancora fama o potere”, ha continuato.
I miti di Alba Gonzales nel parcoLe sculture in bronzo esposte fino al 30 settembre a Palermo
PALERMO24 maggio 201817:25
– PALERMO, 24 MAG – Il mito, la bellezza creativa e la natura: è un dialogo artistico che trae origine dalla confluenza di diverse culture e ha come teatro scenografico i giardini di villa Malfitano a Palermo. I viali e gli scorci del parco sono diventati il percorso espositivo di “Miti mediterranei” con le sculture in bronzo di Alba Gonzales che resteranno in mostra fino al 30 settembre 2018. A concepire questo “innesto”, che è anche il titolo di una delle opere, sono stati Emmanuele Emanuele e la sua fondazione “Cultura e arte”. Alba Gonzales, che è stata ballerina e cantante lirica, è nata a Roma ma le sue origini riflettono un incrocio mediterraneo per parte di madre (siciliana con legami greci e spagnoli) e per parte di padre (spagnolo con un ramo di famiglia francese). Dopo gli esordi legati a una figurazione tradizionale Alba Gonzales ha sviluppato la sua creatività attorno a due temi, Amori e miti con impronta metamorfica e Sfinge e chimere che propone una figurazione con forti componenti fantastiche e erotiche.
Cnn 8 donne accusano di molestie FreemanI racconti delle presunte vittime contro il premio Oscar
NEW YORK24 maggio 201818:06
Nuove rivelazioni shock scuotono il mondo dello spettacolo negli Usa. Otto donne infatti accusano il premio Oscar Morgan Freeman, una delle personalità più influenti della comunità afroamericana, di molestie sessuali. Lo riporta la Cnn che riporta i racconti delle presunte vittime e dei “comportamenti inopportuni” tenuti in più occasioni da Freeman.
Boni, mi butto nei progetti coraggiosiAttore in thriller Respiri, serie aiutano film di genere
ROMA24 maggio 201817:55
– ROMA, 24 MAG – C’è una parola “che sta bene accanto a tutti, bambini, uomini, donne, persone di destra e di sinistra… coraggio. Quando trovo che un progetto oltre ad avere un valore artistico sia anche coraggioso, mi ci butto, e non faccio differenza fra film indipendenti, corti, o documentari”. Un clic che è scattato anche per Respiri, il thriller psicologico indie, opera prima di Alfredo Fiorillo, in sala dal 7 giugno con Europictures e L’Age d’or.
Nel cast anche Eva Grimaldi, Pino Calabrese Lidiya Liberman, Milena Vukotic, Lino Capolicchio e la piccola Eleonora Trevisani. “Credo che il pubblico italiano per anni – spiega – abbia avuto poca fiducia verso questo tipo di film. Mi ricordo ancora il flop di Arrivederci amore ciao di Soavi. Ora con tutte le serie di genere, Romanzo Criminale, Suburra, Gomorra, il pubblico, si è riabituato a quel tipo di racconto. Ha ricominciato a credere di più a questi film anche al cinema, va a ‘beccare’ opere come Lo chiamavano Jeeg Robot, La ragazza nella nebbia, Indivisibili”.
A settembre Gucci sfilerà a ParigiEvento speciale a Milano il 19 settembre
MILANO24 maggio 201818:03
– MILANO, 24 MAG – A settembre Gucci non sfilerà a Milano, ma a Parigi. Lo annuncia la stessa maison, spiegando che la decisione di presentare la collezione Primavera/Estate 2019, il prossimo 24 settembre a Parigi, fa parte di una serie di tre omaggi alla Francia. La decisione è stata ufficialmente condivisa con la Camera Nazionale della Moda Italiana e la Fédération de la Haute Couture et de la Mode.
Gucci tornerà a presentare le sue collezioni nel Gucci Hub a Milano nel febbraio 2019, ma sta pianificando, in collaborazione con Camera Nazionale della Moda Italiana, un evento speciale che si terrà sempre presso il quartier generale milanese il 19 settembre.
Pazienza 30 anni dopo e inedito Zanardi120 opere per anniversario morte aprono Festival fumetto ARF!
ROMA24 maggio 201818:35
– ROMA, 24 MAG – Zanardi in sella al puledro nero agita la lancia. Tutt’intorno anime in pena e teschi da girone infernale. Otto tele, 2 metri e mezzo per 2 metri e mezzo, a colori. Andrea Pazienza nell’83 le dipinse in due sere all’Ottovolante – Festival della satira del Luneur di Roma.
Saltato fuori qualche mese fa a casa del regista Matteo Garrone, che lo aveva avuto dal padre, è uno dei due inediti di Andrea Pazienza. Trent’anni senza, mostra che apre il IV ARF! Festival di storie, segni e disegni (25-27/5), in omaggio al trentennale della sua scomparsa (morì a 32 anni il 16/6/1988) e che per la prima volta raccoglie tutte le sue eredità artistiche, con i fratelli Mariella e Michele e la moglie Marina Comandini, fino al 15/7 al Mattatoio di Roma. Curata da Stefano Piccoli, Mauro Uzzeo e Alino, la personale racconta l’eclettismo di Pazienza attraverso il fumetto con più di 120 opere. Oltre a Zanardi equestre, l’inedito ritratto disegnato nell’86 alla morte dell’amico Stefano Tamburini per Frigidaire, ma mai pubbicato
Nuovo “Stunt Show” a Rainbow MagicLand
Due gli appuntamenti – alle 12.00 e alle 16.00
24 maggio 201819:21
A Rainbow MagicLand anche i motori sono magici: neò più grande parco divertimenti del Centro – Sud Italia arriva l’EXTREME STUNT LIVE SHOW!Due gli appuntamenti – alle 12.00 e alle 16.00 – del palinsesto spettacoli nei giorni in cui il Parco è aperto dalle 10.00 alle 17.00, che diventano tre appuntamenti – alle 12.00, alle 14.00 e alle 16.00 – nei giorni in cui il Parco sarà aperto dalle 10.00 alle 18.00 (a partire dal mese di giugno).
A Biennale, Vaticano incantaPrima volta padiglione Santa Sede a mostra architettura
VENEZIA24 maggio 201819:49
– VENEZIA, 24 MAG – Con la sua raffinata e complessa struttura in equilibrio, i legni sottili e svettanti ad evocare i tetti spioventi del profondo nord, le lame di luce che lo attraversano, le sedute levigate nel legno, il profumo dei gelsomini che accoglie, la cappella firmata da Norman Foster, una delle dieci che animano il superlativo Padiglione Vaticano curato da Francesco Dal Co, prima espressione della Santa Sede alla Biennale architettura di Venezia (26 maggio-25 novembre) richiama i visitatori a frotte, ad ogni ora il più gettonato, l’architetto sorridente lì ad accogliere il pubblico di questi giorni di anteprima, pronto a stringere mani, a spiegare, illustrare la sua personale idea di spazio per la meditazione.
Ma nel piccolo, prezioso, parco dell’Isola di San Giorgio, lontano dal caos di Venezia e per tanti anni chiuso al pubblico, ad incantare è forse proprio l’intero percorso nelle tante, diverse, accezioni di spiritualità.
La prima volta del Vaticano alla Biennale ArchitetturaPrima volta padiglione Santa Sede a mostra architettura
24 maggio 201820:33
VENEZIA – Con la sua raffinata e complessa struttura in equilibrio, i legni sottili e svettanti ad evocare i tetti spioventi del profondo nord, le lame di luce che lo attraversano, le sedute levigate nel legno, il profumo dei gelsomini che accoglie, la cappella firmata da Norman Foster, una delle dieci che animano il superlativo Padiglione Vaticano curato da Francesco Dal Co, prima espressione della Santa Sede alla Biennale architettura di Venezia (26 maggio-25 novembre) richiama i visitatori a frotte, ad ogni ora il più gettonato, l’architetto sorridente lì ad accogliere il pubblico di questi giorni di anteprima, pronto a stringere mani, a spiegare, illustrare la sua personale idea di spazio per la meditazione.
Ma nel piccolo, prezioso, parco dell’Isola di San Giorgio, lontano dal caos di Venezia e per tanti anni chiuso al pubblico, ad incantare è forse proprio l’intero percorso nelle tante, diverse, accezioni di spiritualità. Suggestioni di pensiero che improvvisamente animano il verde di questo paradiso particolare affacciato in un angolo di pace della laguna, tra il verde giada dell’acqua, il turchino del cielo, gli alberi delle barche a vela del vicino porticciolo che ondeggiano molli al vento.
E se molte delle idee realizzate dagli architetti chiamati a raccolta da Dal Co – alcuni molto conosciuti come Forster appunto, o il portoghese Eduardo Souto de Moura, l’italiano Francesco Cellini – incantano, stupiscono, emozionano, in qualche caso addirittura angosciano un po’ (come la raffinata cappella con croce del Giapponese Teronobu Fujimori) specializzato nella realizzazione di sale da thé) ce n’è qualcuna che più di altre riesce a toccare le corde della poesia, in una connessione felice tra anima e natura, pensiero articolato e pura emozionalità. E’ il caso della struttura apparentemente modesta firmata dall’americano Andrew Berman, realizzata in legno rivestito di plexiglas, il tetto a falde, di fatto una casetta nel bosco semplice e pulita, tutta nera con due gradini che le conferiscono un incredibile equilibrio, il fronte monocolore spezzato solo dal legno povero di una panca, umile, essenziale, ascetica. Ma dove basta sedersi, lo sguardo che corre subito all’acqua e all’orizzonte lontano, per provare la pace interiore e percepire il senso della pura poesia. Completamente diversa l’emozione che comunica la nudità della pietra nella costruzione firmata da Souto de Moura. Qui il panorama non c’entra, si entra nelle viscere della pietra fredda, incastrata a secco con un sapiente gioco di tagli. E la meditazione lascia spazio piuttosto alla spiritualità, al senso dell’essenziale, con il piccolo altare e la croce sottile sottile che pare vergata a matita. Poi ci sono gli esperimenti più estrosi, la panca – croce in acciaio “mirror finish” ideata dalla brasiliana Carla Juacaba con la luce che gioca sulla finitura specchiata e a seconda dei momenti del giorno fa apparire o scomparire il simbolo religioso. Oppure l’ardita, felice, invenzione, dell’australiano Sean Godsell che ha ricreato l’idea di cappella partendo da un container rovesciato e sospeso, l’interno dorato a richiamare la luce che scende dall’alto e un geniale meccanismo di aperture. Cellini ha optato per una struttura pulita e minimale, interamente ricoperta di ceramica, bianca e lucida all’interno asettica come una cucina di grido, nero ardesia all’esterno. Gli spagnoli Eva Prats e Ricardo Flores hanno preferito la muratura a colore e raccontano di aver scelto apposta dove collocarsi, ai bordi del bosco, un’apertura circolare ad est per raccogliere la luce del mattino. Un discorso a parte riguarda il padiglione introduttivo, quello che ospita la mostra di disegni di Gunnar Asplund, l’architetto da cui tutto è partito, autore nel 1920 di una poetica e celebratissima Cappella nel bosco a Stoccolma.
Progettata da Francesco Magnani e Traudy Pelzel, nasce come un piccolo museo, ma di fatto, con la sua struttura raffinata tutta coperta di legni scuri, tagliati con sapienza ad evocare la copertura della costruzione di Asplund, il gioco di schermi che all’interno ricrea la suggestione della luce spiovente, anche questo piccolo edificio (ogni cappella occupa uno spazio di circa 11 metri quadri) scrigno per i meravigliosi disegni dell’architetto svedese, è un bel posto dove sentirsi in pace. E sarebbe bello se queste costruzioni, pensate per durare il tempo della Biennale, potessero invece rimanere li a San Giorgio, rendendo ancora più suggestivo quell’incantevole, magico bosco sull’acqua.
Bowie e la love story con ex mezzobustoIndiscrezioni contenute in un libro uscito in Francia
PARIGI24 maggio 201820:41
– PARIGI, 24 MAG – Dalla Francia emergono indiscrezioni sulla vita di David Bowie. La star britannica, deceduta nel gennaio 2016 dopo una carriera planetaria, avrebbe avuto un’appassionata love story con Yves Mourousi, francese ex mezzobusto presentatore del tg di TF1. A rivelarlo, è Danièle Gibert, nella sua autobiografia uscita a inizio maggio, “Il faut que je vous raconte…”, rivela oggi il settimanale Paris-Match.
Presentatrice anch’essa, la Gibert divenne intima amica di Mourousi quando conduceva ‘Midi Première’, tra il 1975 e il 1982. “Yves aveva tutte le sfaccettature di un essere umano: colto, sensibile, attento, non rifiutava gli eccessi, per un certo tempo ha vissuto con David Bowie, prima di sposarsi con Véronique” Audemard d’Alançon nel 1985, si legge nel libro.
Intervistata da VSD, l’autrice settantacinquenne fornisce qualche dettaglio in più sulla presunta relazione che univa il giornalista francese morto nel 1998 e la star londinese. “Yves parlava molto di David Bowie.