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TECNOLOGIA, SCIENZA E MEDICINA: TUTTI GLI AGGIORNAMENTI

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Ultimo aggiornamento 9 Giugno, 2018, 03:14:27 di Maurizio Barra

DALLE 09:23 DI VENERDì 8 GIUGNO 2018

ALLE 05:14 DI SABATO 9 GIUGNO 2018

Google, nostra AI non usata per armi
Ceo Pichai descrive 7 principi etici che guideranno la compagnia

ROMA08 giugno 2018 09:23

L’intelligenza artificiale (AI) di Google non sarà usata in applicazioni legate ad armi, a una sorveglianza che violi le regole accettate a livello internazionale, né a tecnologie il cui scopo va contro i diritti umani e le leggi internazionali. Lo promette la compagnia in un post firmato dal Ceo Sundar Pichai. La presa di posizione etica arriva a una settimana di distanza dalla decisione di non rinnovare – dopo le proteste dei dipendenti – un contratto con il Pentagono, che prevede l’uso dell’AI per identificare oggetti nei video girati dai droni.Nel testo Pichai descrive sette principi che guideranno il lavoro dell’azienda nel campo dell’AI, “standard concreti che governeranno la ricerca e lo sviluppo dei prodotti”.Le applicazioni dell’intelligenza artificiale, scrive il Ceo, dovranno essere socialmente utili, in settori come assistenza sanitaria, sicurezza, energia, trasporti ma anche nella diffusione di “informazione di qualità”. I sistemi basati sull’AI dovranno poi evitare la creazione o il rafforzamento di pregiudizi, essere costruiti e testati per la sicurezza, e responsabili verso le persone, oltre a incorporare i principi della privacy e a sostenere standard elevati di eccellenza scientifica.Tutte le tecnologie – si legge al settimo e ultimo punto – hanno molteplici usi, per cui Google vigilerà affinché si evitino applicazioni dannose o abusive e si rispettino i principi etici elencati.
Esperienze negative su social peggiorano depressioneStudio Usa, quelle positive, invece, non incidono

ROMA08 giugno 201812:27

Le esperienze negative sui social network peggiorano i sintomi della depressione. E’ quanto emerge da un’analisi dell’Università di Pittsburgh pubblicata sulla rivista scientifica Depression and Anxiety. Nello studio sono stati coinvolti 1.179 studenti tra i 18 e i 30 anni. Ogni aumento del 10% delle esperienze negative era associato a un aumento del 20% delle probabilità di avere sintomi depressivi. Ogni aumento del 10% delle esperienze positive sui social media, invece, era associato a una diminuzione del 4% delle probabilità di sintomi depressivi.Questi ultimi isultati però, secondo gli studiosi, non sono stati statisticamente significativi, in quanto forse dipesi dal caso. “Abbiamo riscontrato che le esperienze positive sui social media non erano correlate o lo erano solo in minima parte a minori sintomi depressivi. Invece, le esperienze negative sono state fortemente e coerentemente associate a sintomi depressivi più elevati – ha detto Brian Primack, ricercatore principale dello studio.”I nostri risultati – ha aggiunto – possono incoraggiare le persone a prestare una maggiore attenzione alle loro relazioni online”. Università o luoghi di lavoro, spiegano gli studiosi, potrebbero utilizzare i risultati per aumentare la consapevolezza sulle esperienze vissute nei social media.Primack ha osservato come gli operatori sanitari che lavorano con pazienti depressi potrebbero suggerire strategie per migliorare la qualità delle esperienze online, come la limitazione del tempo speso sui social media per ridurre il numero di interazioni negative con persone o gruppi “non amichevoli” che tendono a produrre esperienze negative.
Facebook, post privati resi pubblici per 14 mln utentiPer alcuni giorni a causa di un bug, ‘problema risolto’

ROMA08 giugno 201818:43

Facebook ha fatto sapere che, a causa di un bug che colpisce i software, alcuni post pubblicati da utenti con alcune restrizioni di privacy (per l’esclusiva visione degli ‘amici’) sono invece risultati pubblici (ovvero visibili a tutti), un problema che si è verificato nel corso di alcuni giorni a maggio e ha interessato fino a 14 milioni di utenti del social network.La società ha affermato che il problema è stato adesso risolto. Erin Egan, responsabile per la privacy a Facebook, ha sottolineato che il bug non ha interessato post precedenti e che il social network sta inviando notifiche agli utenti che hanno pubblicato dei post pubblici nel periodo in cui il virus è stato attivo, in modo da verificare le pubblicazioni sulle proprie bacheche.
Prodotti cybersicuri, intesa Ue su certificazione volontariaRafforzata Agenzia Enisa. Critici consumatori e imprese

ROMA08 giugno 201814:44

Intesa dei 28 su una certificazione Ue, ma solo volontaria, per la sicurezza di prodotti e servizi digitali, dalle auto connesse agli elettrodomestici. Viene inoltre rafforzata la già esistente Enisa in un’Agenzia Ue vera e propria per la cybersicurezza. E’ l’approccio generale adottato dal Consiglio tlc a Lussemburgo. Il testo legislativo finale, però, dovrà ancora essere negoziato con Europarlamento e Commissione. La bozza di regolamento che fa nascere l’etichetta ‘a prova di cyberattacco’ prevede un meccanismo per la creazione di sistemi europei di certificazione della cybersicurezza per processi, prodotti e servizi elettronici.I certificati così rilasciati saranno validi in tutta l’Ue. Questi, però, non saranno obbligatori ma solo volontari, salvo diversa decisione dei singoli Stati membri, e indicheranno tre livelli di ‘cybersicurezza’ (di base, sostanziale, elevato) del prodotto o servizio. I produttori o fornitori di servizi potranno realizzare da soli la valutazione della conformità per il livello di base. “I nuovi piani non centrano l’obiettivo di rendere i prodotti connessi più sicuri per i consumatori”, ha denunciato l’associazione europea che li raccoglie, il Beuc, in quanto “uno schema di certificazione che è solo volontario non aiuterà a migliorare le loro caratteristiche di sicurezza”.Critica anche la Confindustria europea, BusinessEurope: primo, per non essere stata consultata né coinvolta nella definizione dei nuovi sistemi di certificazione, e secondo per lasciare ai singoli Paesi la possibilità di scelta se rendere obbligatoria queste certificazioni che sono volontarie, mettendo a rischio l’armonizzazione del mercato europeo. Con le nuove regole, invece, l’Enisa offrirà aiuto ai Paesi e alle istituzioni Ue, con la creazione anche di una rete di collegamento con gli stati membri, organizzerà regolarmente esercitazioni di cybersicurezza e promuoverà le politiche europee di certificazione della sicurezza informatica.
Apple brevetta misuratore pressione da polsoPotrebbe entrare nell’Apple Watch

ROMA08 giugno 201817:58

Apple in futuro potrebbe lanciare un dispositivo medico, oppure arricchire le funzionalità dell’Apple Watch. La compagnia ha infatti brevettato un nuovo un misuratore di pressione da polso, con schermo e con possibile connessione Bluetooth.Lo sfigmomanometro di Apple, stando ai disegni allegati al brevetto, assomiglia a una sorta di bracciale poco ingombrante, che potrebbe trasferire i dati a un dispositivo portatile come lo smartphone o il tablet. In un’altra versione appare però con un grande display, molto simile alle macchine da polso per misurare la pressione che sono già in commercio.Al momento non è possibile prevedere se Apple – sempre più attiva nel settore della salute e del benessere – intenda entrare nel mercato degli apparecchi medicali, con un dispositivo che per legge dovrebbe essere approvato negli Usa dal regolatore, la Food and Drug Administration. La compagnia di Cupertino potrebbe anche lavorare a un’integrazione dello sfigmomanometro nell’Apple Watch.
Sei utenti su 10 consapevoli aziende usano loro dati54% legge informative su privacy, 33% non legge affatto

ROMA08 giugno 201818:02

Circa 6 utenti su 10 sono consapevoli del fatto che le loro azioni online generano dati che possono essere utilizzati per analizzare e prevedere i loro comportamenti, e appaiono anche informati dell’elevato grado di pervasività che il meccanismo di raccolta dei dati può raggiungere, ad esempio, sulla geo-localizzazione e sull’accesso di diverse app a funzionalità come la rubrica, il microfono e la videocamera, nonché delle possibilità di sfruttamento dei dati da parte delle imprese che li raccolgono.Sono questi alcuni dati che emergono dall’indagine sui Big Data, condotta congiuntamente da Agcom, Antitrust e Garante Privacy.Emerge anche che esistono spazi di miglioramento per accrescere la consapevolezza degli utenti, infatti: la maggioranza degli utenti legge solo in parte le informative (54%) o non le legge affatto (33%); gran parte degli utenti dedica un tempo limitato alla loro lettura; un’ampia maggioranza del campione considera che le informazioni fornite possono risultare poco chiare.Dai primi risultati dell’indagine conoscitiva sui Big Data risulta anche che utenti che non sono del tutto consapevoli della stretta relazione esistente tra cessione dei dati e gratuità del servizio, non di rado acconsentono all’acquisizione, utilizzazione e cessione dei propri dati personali. Gli utenti che invece negano il consenso lo fanno soprattutto in ragione dei timori di un improprio utilizzo dei propri dati: le preoccupazioni riguardano sia l’utilizzo a fini pubblicitari (46,7%) sia, ancor di più, l’utilizzo per altre finalità (50,2%). Nel complesso, spiega il rapporto ad interime delle Autorità, 4 utenti su 10 sono consapevoli della stretta relazione esistente tra la concessione del consenso e la gratuità del servizio. Oltre 3/4 degli utenti intervistati, tuttavia, dichiara che sarebbe disposta a rinunciare ai servizi e alle app gratuite per evitare che i propri dati siano acquisiti, elaborati ed eventualmente ceduti.A fronte di ciò, comunque, solo la metà degli utenti dichiara che sarebbe disposto a pagare per servizi/app oggi forniti gratuitamente al fine di evitare lo sfruttamento dei propri dati. Infine, dall’indagine emerge che attualmente solo 1 utente su 10 è consapevole dei propri diritti in materia di portabilità dei dati, anche se circa la metà degli utenti mostra interesse ad ottenere una copia dei propri dati. Lo scarso interesse all’utilizzo della portabilità è dovute alla scarsa propensione ad utilizzare altre piattaforme/applicazioni (41,1%), ad una limitata sensibilità sulla rilevanza di tali dati (36,1%) nonché alla percezione di un’elevata complessità degli strumenti tecnologici (30,4%).
‘Amazon assuma 1.300 persone’Ispettorato lavoro, sforate quote ‘somministrati’. Ok invece controlli a distanza

ROMA08 giugno 201818:53

Amazon ha sforato le quote per l’utilizzo di ”lavoratori somministrati” e ora dovrà assumere 1.300 ‘interinali’ che potranno chiedere la stabilizzazione dal primo giorno del loro utilizzo. La decisione è dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro con un accertamento nei confronti della società Amazon Italia Logistica. Nessun rilievo invece dalle verifiche fatte sui controlli a distanza dei lavoratori.Le verifiche, iniziate lo scorso 7 dicembre, si sono concluse con un verbale nel quale è stato contestato all’azienda di aver utilizzato, nel periodo da luglio a dicembre 2017, i lavoratori somministrati oltre i limiti quantitativi individuati dal contratto collettivo applicato”. L’eccedenza era di 1.308 contratti sui 444 possibili. “L’Iniziativa ispettiva consentirà la stabilizzazione di oltre 1.300 lavoratori interinali utilizzati oltre i limiti, i quali pertanto potranno richiedere di essere assunti, a tempo indeterminato, e a far data dal primo giorno di utilizzo, direttamente dalla società Amazon”.

Cgil, adesso serve un incontro con l’azienda – “E’ una notizia molto importante. Adesso chiederemo un incontro all’azienda e alle agenzie di somministrazione per parlare della vicenda”. Fiorenzo Molinari, segretario della Filcams-Cgil di Piacenza, commenta così, appena appresa la notizia, la pronuncia dell’ispettorato del lavoro che, di fatto, obbliga Amazon a stabilizzare 1.300 lavoratori.
Dallo spazio il lavoro del futuroAteneo Cagliari apre un master, centro di sviluppo a Villaputzu

CAGLIARI08 giugno 201819:18

– CAGLIARI, 8 GIU – Il lavoro del futuro può arrivare anche dallo spazio. Le antenne rivolte verso il cielo come il Sardinia Radio Telescope (Srt) di San Basilio, in provincia di Cagliari, captano segnali e informazioni. Ma fanno anche parte di un sistema che sta già convincendo i grandi investitori mondiali a scommettere i propri fondi tra le stelle. Perché in realtà lo sviluppo della telecomunicazione dei cellulari in tasca di tutti passa per i satelliti.
Ma non solo. “Lo spazio produce una immensa quantità di dati, ogni giorno – ha detto il presidente dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) Roberto Battiston – e sono informazioni anche relative alla terra, importantissime per tutti: ora si tratta di sviluppare il sistema di estrazione di questi dati. Questo settore e la new space economy sono in grado di incidere su economia e occupazione”.
Il tema è stato affrontato in un incontro dal titolo “Sardegna regione spaziale”, organizzato da Airpress in collaborazione con Vitrociset, azienda italiana leader nei servizi per l’ICT. Presenti anche il vicepresidente della Regione Sardegna, Raffaele Paci, il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), Nicolò D’Amico, e l’amministratore delegato di Vitrociset, Paolo Solferino.
Massimo Vanzi dell’università di Cagliari ha annunciato la prossima apertura di un master in ottica per applicazioni spaziali. Il suggerimento è arrivato dall’Esa, ente spaziale europeo. “La Sardegna – ha detto Paci – è ormai un punto di riferimento mondiale”. E se Lula, paese del Nuorese, si candida a ospitare un laboratorio di ricerca internazionale sulle onde gravitazionali SarGrav da un miliardo di euro, “nei prossimi anni – ha annunciato Battiston – grazie a un accordo anche con Mise e Regione in Sardegna aprirà vicino a Villaputzu (Cagliari, ndr) un insediamento che sarà centro di sviluppo di materiale per lo spazio e test aerospaziali”.

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