DALLE 09:02 ALLE 16:05
DI VENERDì 09 NOVEMBRE 2018
SOMMARIO
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In Usa Portal, per videochiamate FB
Società, non ascoltiamo contenuti ne’ li usiamo per pubblicità
Amazon va avanti su software a governoRiconoscimento facciale aveva scatenato protesta dei lavoratori
Google avvisa contro abbonamenti-truffaSos sui siti che vendono servizi ‘mobile’ senza chiarezza
Android, app rischiose su 0,08% telefoni’Installare dal negozio ufficiale è 9 volte più sicuro’
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Negli Stati Uniti arriva Facebook Portal, lo smart speaker che consente di fare videochiamate. Le funzioni del dispositivo che si aggiunge alla famiglia degli altoparlanti intelligenti già lanciati da Amazon, Google e Apple, oltre alle chiamate in video riguardano anche le sequenze di foto e playlist musicali. Portal è in due versioni (c’è quella semplice e la Plus) entrambe con telecamera da 12 megapixel supportata da Intelligenza Artificiale.
Il grande tema che si sta sviluppando attorno a questi ‘maggiordomi da salotto’, cuore della domotica, è quello della privacy visto i tanti dati che incamerano sugli utenti e le loro abitudini. “Facebook non ascolta, visualizza o conserva i contenuti delle videochiamate” e niente “viene utilizzato per la pubblicità”, assicura la società di Mark Zuckerberg aggiungendo che “le videochiamate di Portal sono crittografate, quindi sicure”.
– Amazon non intende fare marcia indietro sulla vendita del suo software di riconoscimento facciale alle agenzie governative americane, nonostante la protesta dei dipendenti che si è verificata il mese scorso. Lo ha detto il Ceo di Amazon Web Services, Andy Jessy, in un incontro informale con gli impiegati, secondo quanto riferito da alcuni media Usa.
Jessy si è detto “convinto del valore che Amazon Rekognition sta fornendo ai nostri clienti sia dentro le forze dell’ordine, sia fuori”, aggiungendo che è responsabilità del governo normare la tecnologia. Rekognition, il sistema di riconoscimento del volto sviluppato da Amazon, a ottobre aveva scatenato la protesta dei dipendenti: in una lettera firmata da 450 lavoratori, avevano chiesto ai vertici dell’azienda di interrompere la vendita del software ad agenzie governative e forze dell’ordine. Il nodo sarebbe il rischio di un uso improprio della tecnologia, adottata anche dall’agenzia federale Usa per la sicurezza delle frontiere e dell’immigrazione (Ice).
“Amazon sta realizzando e vendendo un sistema pericoloso di sorveglianza di massa. Sappiamo dalla storia che i sistemi di sorveglianza nuovi e potenti lasciati incontrollati nelle mani dello Stato sono stati usati per colpire persone che non hanno fatto niente di male”, aveva scritto a metà ottobre un dipendente anonimo di Amazon sulla piattaforma Medium.
– Google dichiara guerra ai siti web che tentano di rifilare servizi in abbonamento senza che l’utente se ne renda conto, né sappia quanto dovrà pagare. Il prossimo aggiornamento del browser di navigazione Chrome, atteso a dicembre, mostrerà un avviso ogni volta che l’internauta rischia di sottoscrivere un abbonamento in modo inconsapevole, scoprendolo solo in seguito nel conto del telefono.
Nel mirino ci sono quelle pagine equivoche che richiedono di inserire il numero di smartphone per avere accesso a giochi o notizie, senza rendere chiari i costi. I siti che offrono questi servizi, per non incappare nell’altolà di Google, dovranno quindi fornire informazioni precise e dettagliate agli utenti, senza usare trucchi come le scritte in grigio su sfondo bianco, poco leggibili, o l’indicazione dei prezzi in modo non limpido.
La novità di Chrome non è l’unica che punta a proteggere chi naviga in rete. Il browser bloccherà anche i banner pubblicitari ingannevoli.
– Scaricando applicazioni dal negozio ufficiale di Google, il Play Store, è nove volte meno probabile incappare in una app potenzialmente dannosa. Il dato emerge da un nuovo rapporto di Google sulla sicurezza dei dispositivi Android, che evidenzia un calo delle minacce rispetto al 2017.
In base al sistema di protezione di Google, che controlla 50 miliardi di app al giorno, nei primi tre mesi del 2018 il rischio di scaricare app dannose ha riguardato lo 0,08% dei dispositivi Android che hanno preso le applicazioni soltanto dal negozio ufficiale. Nel 2017 si trattava dello 0,09%. Se si installano app fuori dal Play Store di Google, invece, il rischio si attesta allo 0,68% nel 2018, in calo rispetto allo 0,82% del 2017. [print-me title=”STAMPA”]