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DALLE 08:49 DI VENERDì 07 DICEMBRE 2018

ALLE 02:04 DI SABATO 08 DICEMBRE 2018

SOMMARIO

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Apple brevetta gli auricolari biometrici
Universali e interscambiabili, misurano battito e temperatura

Dopo Google+ chiude anche la chat AlloUtilizzabile fino a marzo, l’esperienza confluirà in Messaggi

Sleep texting frequente tra ragazziUsa, non ricordano di averlo fatto, comunicazioni senza senso

Australia incalza big del web, chiede accesso a messaggi criptatiOk a legge per dare più poteri a polizia e agenzie sicurezza

Casa Bianca, caso Huawei legato a sicurezza nazionaleUe, non sappiamo molto ma legge Cina obbliga a intelligence

Antitrust multa Facebook per 10 milioni di euroPer violazioni del codice del consumo

Microsft, più regole per riconoscimento facciale”Rischiamo di non controllarla più”

Honor, arriva smartphone con display foratoSarà presentato il 22 gennaio a Parigi

Realtà virtuale simula la mafia, al pc per combatterlaRisultato del Cnr, riprodotto il fenomeno del pizzo a Palermo

AlphaZero, il programma che può battere l’uomo in ogni giocoDagli scacchi al Go, impara da solo giocando contro sé stesso

Arrivano le batterie del futuro, dureranno settimaneSi basano su un approccio alternativo che utilizza il fluoruro

Onu, oltre metà della popolazione mondiale usa InternetSono 3,9 miliardi di persone, crescono paesi in via di sviluppo

In Sardegna nasce Supercervellone HuaweiSi chiama Ioc e può gestire dal traffico ai parcheggi ai rifiuti

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Apple ha registrato un brevetto per auricolari più evoluti rispetto agli attuali AirPods, dotati di sensori biometrici per monitorare la salute e l’attività fisica.
Gli auricolari saranno anche universali, cioè disegnati per adattarsi a ogni tipologia di orecchio, e interscambiabili: si potranno mettere indifferentemente nell’orecchio destro o sinistro, e saranno in grado di riconoscere in quale dei due sono inseriti.
Il brevetto mostra auricolari simmetrici e identici, diversi da quelli attuali che hanno un destro e un sinistro. Almeno uno dei due apparecchi sarà dotato di sensori in grado di rilevare vari parametri, tra cui il battito cardiaco e la temperatura.
L’arrivo sul mercato di tecnologie brevettate è incerto, ma le indiscrezioni indicano che Apple ha in programma di introdurre nuovi auricolari. Secondo l’analista Ming-Chi Kuo, la casa di Cupertino avrebbe intenzione di lanciare nuovi AirPods resistenti all’acqua e con cancellazione del rumore agli inizi del 2019, e un nuovo paio di auricolari, completamente ridisegnato, nel 2020.

Dopo Google+, il social mai decollato e chiuso a ottobre, la compagnia di Mountain View mette la parola fine anche su Allo, la chat che non è riuscita a sostituire WhatsApp, Messenger e Snapchat nel cuore degli utenti. Sul suo blog Google ha annunciato che Allo andrà in pensione il prossimo marzo; fino ad allora si potrà scaricare una copia proprie conversazioni.La notizia non è inattesa: lo scorso aprile Big G aveva reso noto lo stop agli investimenti in Allo, incapace di “raggiungere il livello di popolarità sperato”. Allo, lanciata nel settembre 2016, si distingue dalle altre chat per il fatto di avere l’assistente virtuale di Google a bordo.Google ha spiegato che l’esperienza di Allo confluirà in Messaggi, l’applicazione per sms “arricchiti” che si trova sui dispositivi Android e che attualmente conta 175 milioni di utenti, grazie agli accordi con 40 operatori mobili e costruttori di smartphone.Google ha inoltre confermato l’ulteriore sviluppo di Duo – applicazione per videochiamate che si trova anche su iPad, tablet Android e display smart – e l’impegno sulla chat Hangouts, ma nella sua declinazione per aziende.

Un numero crescente di adolescenti e studenti universitari negli Usa si connette con gli amici tramite i dispositivi elettronici come i telefonini anche nel cuore della notte e spesso non ricorda di averlo fatto. I Millenials, insomma, sono sempre più preda dello ‘sleep texting’, cioè l’invio di messaggi mentre si sta per prendere sonno o si è ancora addormentati. Le comunicazioni spedite sono spesso prive di senso, non danno risposte sensate a domande, e sono quindi più che pericolose imbarazzanti. Lo rileva una ricerca condotta su 372 ragazzi dalla Villanova University, pubblicata sulla rivista Journal of American College Health. “La maggior parte non aveva memoria del fatto di aver inviato messaggi o del loro contenuto – dice Elizabeth B.Dowdell, autrice dello studio – il fatto di non ricordare non è sorprendente, poiché la ricerca sul sonno ha scoperto che le persone che si svegliano dopo aver dormito per più di qualche minuto non sono in grado di ricordare i minuti prima di addormentarsi”. Più di un quarto (25,6%) degli studenti nel sondaggio ha riferito di aver inviato messaggi nel sonno; la maggioranza (72%) ha riferito di non ricordare di averlo fatto.Lo ‘sleep texting’ secondo gli studiosi è collegato a un sonno interrotto e ha un’influenza sulla qualità del sonno stesso, che se insufficiente e irregolare oltre a minare il rendimento scolastico e universitario può portare a un significativo squilibrio emotivo, affaticamento e scarsa concentrazione.I cellulari non sono l’unico tipo di tecnologia utilizzata dagli studenti. Secondo gli studiosi andrebbero valutati con attenzione anche laptop, tablet e e-reader. Quando è stata misurata la quantità di sonno durante la settimana rispetto al week end, gli studenti con quattro o più dispositivi tecnologici in camera da letto risultavano dormire significativamente meno di quelli con tre o meno.
Il parlamento australiano ha approvato una legge che chiede ai big della tecnologia di fornire alle forze dell’ordine e alle agenzie di sicurezza l’accesso alle comunicazioni crittografate, cioè quelle rese segrete grazie ad una particolare tecnologia, adottata ad esempio da WhatsApp.Secondo il primo ministro australiano Scott Morrison – riporta l’Associated Press – la normativa costringe grandi aziende tecnologiche come Facebook e Google ad aiutare la polizia con i messaggi crittografati inviati, ad esempio, da estremisti e criminali. “E’ molto importante per dare a polizia e agenzie di sicurezza la possibilità di entrare nelle comunicazioni crittografate”, ha spiegato Morrison. Il partito laburista, all’opposizione, ha accettato di sostenere la norma come misura di emergenza in vista dei grandi raduni di folla di Natale e Capodanno. I difensori della privacy e i big della tecnologia si sono fortemente opposti al disegno di legge. Apple, scrive il New York Times, contesta l’idea “che l’indebolimento della crittografia sia necessario per aiutare le forze dell’ordine”.”Solo negli ultimi cinque anni – ha aggiunto – abbiamo elaborato oltre 26.000 richieste di informazioni da parte delle forze dell’ordine australiane per aiutare a indagare, prevenire e risolvere crimini”. La società di Cupertino fu protagonista nel 2016 di un braccio di ferro con l’Fbi, proprio per l’accesso a conversazioni criptate sull’iPhone del killer di San Bernardino.

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Il caso Huawei è semplicemente un caso legato alla sicurezza nazionale e non dovrebbe interessare i negoziati con la Cina sul commercio: lo ha detto il consigliere economico della Casa Bianca Larry Kudlow che si è detto ottimista sui colloqui con Pechino.
E sul caso interviene anche l’Ue. “In realtà non sappiamo molto ma come persone normali dobbiamo essere preoccupati”. Così il vicepresidente della Commissione Ue al digitale Andrus Ansip, affermando che “dobbiamo essere preoccupati perché la Cina ha fissato nuove regole in base a cui le loro imprese devono cooperare con la loro intelligence” e “io sono sempre stato contrario a backdoor obbligatorie”. “Non è un buon segno quando le imprese devono aprire i loro sistemi ai servizi segreti”, ha aggiunto.
“Non conosciamo esattamente le ragioni per arrestare qualcuno in Canada”, ha aggiunto Ansip in merito al caso Huawei su cui non è entrato nel merito.
“Posso assicurare a tutti che siamo un Paese con un sistema giudiziario indipendente e che le autorità competenti hanno preso le decisioni su questo caso senza alcun coinvolgimento o interferenza politica”. Lo ha detto il premier canadese Justin Trudeau in merito all’arresto della top manager di Huawei Meng Wanzhou, avvenuto in Canada nell’ambito di un’indagine Usa. Trudeau ha anche detto di essere stato informato con qualche giorno di preavviso dell’intenzione delle autorità canadesi di arrestarla.
Meng Wanzhou, 46 anni, vicepresidente e capo finanziario del colosso delle telecomunicazioni cinesi Huawei, nonché figlia del suo fondatore Ren Zhengfei, è stata arrestata nell’ambito di una indagine Usa su un presunto uso del sistema bancario mondiale per eludere le sanzioni americane all’Iran, in particolare tramite HSBC Holdings Plc. Lo scrivono alcuni media Usa, precisando che Hsbc non sarebbe però sotto inchiesta. Huawei era nel mirino della giustizia americana almeno dal 2016.

 

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha chiuso l’istruttoria, nei confronti di Facebook Ireland Ltd. e della sua controllante Facebook Inc. per presunte violazioni del Codice del Consumo, irrogando alle società due sanzioni per complessivi 10 milioni di euro.”Stiamo esaminando la decisione e speriamo di poter lavorare con loro per fare chiarezza in merito a quanto contestato – commenta un portavoce di Facebook -. Quest’anno abbiamo reso più chiare le nostre Condizioni d’uso e le nostre normative, in modo da aiutare le persone a capire meglio come utilizziamo i dati e come funziona il nostro business. Abbiamo anche reso le nostre impostazioni sulla privacy più facili da trovare e utilizzare e lavoriamo costantemente per migliorarle. Le persone hanno il possesso e il controllo delle loro informazioni personali su Facebook”. L’Antitrust ha accertato che Facebook, induce ingannevolmente gli utenti consumatori a registrarsi nella piattaforma Facebook, non informandoli adeguatamente e immediatamente, in fase di attivazione dell’account, dell’attività di raccolta, con intento commerciale, dei dati da loro forniti, e, più in generale, delle finalità remunerative che sottendono la fornitura del servizio di social network, enfatizzandone la sola gratuità. “In tal modo, gli utenti consumatori hanno assunto una decisione di natura commerciale che non avrebbero altrimenti preso (registrazione al social network e permanenza nel medesimo)”.L’Autorità ha inoltre accertato che Facebook, attua una pratica aggressiva in quanto esercita un “indebito condizionamento” nei confronti dei consumatori registrati, i quali subiscono, senza espresso e preventivo consenso la trasmissione dei propri dati da Facebook a siti web/app di terzi, e viceversa, per finalità commerciali. L’indebito condizionamento deriva “dall’applicazione di un meccanismo di preselezione del più ampio consenso alla condivisione di dati”. In considerazione dei rilevanti effetti della pratica sui consumatori, l’Autorità ha altresì imposto al professionista, ai sensi dell’art. 27, comma 8, del Codice del Consumo, l’obbligo di pubblicare una dichiarazione rettificativa sul sito internet e sull’App per informare i consumatori.

Microsoft chiede al governo Usa più regole sul riconoscimento facciale, una tecnologia in grande espansione. “Se non agiamo, rischiamo che da qui a cinque anni si ampli in modo tale da non riuscire più controllarla”, dice in un post Brad Smith, chief counsel di Microsoft. Il manager, inoltre, sostiene che la revisione dei risultati di questa tecnologia debba essere affidata agli uomini e non al computer.Soprattutto, aggiunge, “quando le decisioni possono creare un rischio di danno fisico o emotivo ad un utente oppure quando possono esserci implicazioni sul fronte dei diritti umani o fondamentali, o laddove la libertà personale o la privacy di un consumatore possano essere intaccate”. La tecnologia di riconoscimento facciale viene comunemente utilizzata per attività quotidiane come ad esempio sbloccare telefoni e taggare gli amici sui social media. Ma i progressi dell’intelligenza artificiale e la proliferazione delle telecamere, come in Cina, hanno reso sempre più facile monitorare ciò che gli individui stanno facendo.Microsoft non è l’unica a sollevare preoccupazioni sull’uso di questa tecnologia. A maggio, l’Aclu, associazione americana per i diritti civili, ha rivelato che Amazon stava vendendo la sua tecnologia di riconoscimento facciale, Rekognition, alle forze dell’ordine negli Stati Uniti. Un test condotto da Aclu a luglio ha rilevato che il sistema confondeva 28 membri del Congresso con noti criminali.
In arrivo uno smartphone con display forato. Dovrebbe essere quello di Honor atteso il 22 gennaio a Parigi: la foto dell’invito mostra infatti un chiaro riferimento ad uno schermo bucato in alto a sinistra per ospitare la fotocamera anteriore. Honor View 20, questo dovrebbe essere

il nome del dispositivo, non sarà il primo smartphone con display forato al mondo.Samsung Galaxy A8s e Huawei Nova 4 saranno presentati prima, il 10 e il 17 dicembre, ma in Cina. Quella del display forato potrebbe essere una nuova moda nel settore, dopo la forma 18:9 del display e il ‘notch’, una tacca introdotta dall’iPhone X e poi copiata da tutti.
La realtà virtuale ha simulato la mafia e, in particolare, il fenomeno del pizzo a Palermo: il risultato potrebbe aiutare a individuare strategie efficaci per combatterla, perché la simulazione al computer permette anche di sperimentare le strategie di contrasto alla criminalità organizzata. Lo stesso modello potrebbe essere usato anche per contrastare il terrorismo. La simulazione, pubblicata sulla rivista Complexity, si deve al progetto europeo Gloders, al quale partecipa l’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc).Coordinato dall’università britannica del Surrey, il progetto studia i meccanismi e le dinamiche di racket a livello europeo.
Il modello riproduce virtualmente, a Palermo, i meccanismi alla base della raccolta del pizzo, la forma di estorsione con cui i proprietari di attività commerciali sono costretti a versare una parte dell’incasso alla mafia in cambio di ‘protezione’.“Abbiamo identificato quali attori principali del modello i mafiosi, i commercianti, i cittadini, lo Stato e le associazioni non governative come Addiopizzo, da anni in prima linea contro la criminalità organizzata in Sicilia”, spiega Giulia Andrighetto del Cnr-Istc, che ha coordinato lo sviluppo del modello. Una volta identificati gli attori, sono state simulate le dinamiche del fenomeno e, confrontando i risultati con i dati reali raccolti a partire dagli anni ’80 a Palermo, è emersa una corrispondenza tra simulazione e realtà. I ricercatori hanno quindi testato due diverse strategie di contrasto alla mafia: una autoritaria e una dal basso “Nel primo approccio, ispirato alle strategie di lotta alla mafia messe in atto dallo Stato dagli anni ’80 – prosegue Andrighetto – vengono intensificati i controlli della polizia e applicate pene più severe in tribunale: una strategia efficace, ma costosa e poco adattabile a eventuali cambiamenti interni della mafia”.
Il secondo approccio prevede campagne di sensibilizzazione dei cittadini per renderli più coscienti dei danni economici ed etici causati dalla mafia, ma “anche in questo caso la strategia si rivela parzialmente efficace: si verifica un aumento delle denunce di estorsione, seguito però da azioni di ritorsione da parte della mafia, senza che ci sia una protezione adeguata messa in atto dallo Stato”. Secondo la ricercatrice, una raccomandazione che emerge dallo studio è quindi che lo Stato “deve assicurare che le iniziative di cambiamento sociale dal basso siano sostenute da un’azione legale e che tale linea di intervento integrata sia portata avanti fino a che il fenomeno non viene estirpato”. Lo stesso approccio può essere applicato anche ad altri ambiti della criminalità e in quest’ottica il gruppo del Cnr è coinvolto anche nel progetto europeo ‘Proton’ che punta a capire i meccanismi di reclutamento nelle altre forme di criminalità organizzata e nelle reti terroristiche.

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Si chiama AlphaZero ed è un programma per computer basato sull’Intelligenza Artificiale che può battere gli esseri umani in tutti i giochi da tavolo, anche quelli più complessi come scacchi, Go e shogi, noto anche come scacchi giapponesi. Il programma, realizzato dall’azienda inglese DeepMind e descritto in un articolo sulla rivista Science, è in grado di imparare da solo conoscendo esclusivamente le regole di base e giocando contro sé stesso, fino a diventare un campione.

Da tempo la capacità dei computer di vincere contro gli esseri umani ai loro stessi giochi è considerata un punto di svolta fondamentale nei progressi dell’Intelligenza Artificiale. In passato sono già stati messi a punto diversi programmi capaci di eccellere nei singoli giochi: ad esempio Deep Blue della IBM divenne famoso dopo aver battuto il campione mondiale di scacchi Garry Kasparov. Tuttavia gli algoritmi alla base di questi sistemi sono spesso progettati per un solo gioco.

I ricercatori guidati da David Silver, al contrario, hanno realizzato un programma di gioco più generalista che può tranquillamente fare a meno delle informazioni fornite dagli esseri umani: AlphaZero ha imparato a giocare a scacchi, shogi e Go giocando ripetutamente contro sé stesso, fino a padroneggiare le regole e le strategie di ognuno di essi. Messo alla prova contro altre Intelligenze Artificiali specializzate nei vari giochi, l’algoritmo della DeepMind è riuscito a batterli dopo solo poche ore di auto-allenamento. Il prossimo passo, secondo i ricercatori, sarà confrontarsi con una nuova generazione di giochi, ad esempio i videogame con più giocatori, che forniranno nuove sfide ai sistemi come AlphaZero.

Ricaricare lo smartphone solo ogni due settimane: un sogno che potrebbe diventare realtà in un futuro non troppo lontano, grazie a batterie di nuova concezione basate sul fluoruro, la forma del fluoro con carica negativa. La nuova generazione di dispositivi, descritta sulla rivista Science, promette batterie che durano otto volte più a lungo delle attuali agli ioni di litio, e arriva da una ricerca guidata dal Jet Propulsion Laboratory (Jpl), gestito dall’Istituto di Tecnologia della California (Caltech) per conto della Nasa.
“Le batterie al fluoruro possono durare molto più a lungo di quelle usate oggi, ma si tratta di una sostanza difficile con cui lavorare, perché molto corrosiva e reattiva”, spiega Robert Grubbs, vincitore del Nobel per la Chimica nel 2005 e uno degli autori dello studio. Negli anni ’70, infatti, si tentò di usare il fluoruro insieme a componenti solide, ma questo tipo di dispositivi funziona solo a temperature elevate e sono quindi inutilizzabili. “Siamo ancora ai primi stadi di sviluppo”, dice Simon Jones, che ha partecipato alla ricerca guidata da Victoria Davis, “ma questa è la prima batteria al fluoruro ricaricabile che funziona a temperatura ambiente”.
Le batterie producono elettricità facendo spostare atomi carichi, detti anche ioni, dal polo positivo a quello negativo e viceversa. “Per una batteria che dura più a lungo bisogna muovere un maggior numero di ioni”, aggiunge Jones: “Invece degli ioni di litio, carichi positivamente, abbiamo raggiunto lo stesso risultato spostando gli atomi di fluoro carichi negativamente”. La chiave di volta è stata le scelta del liquido migliore in cui far lavorare gli ioni, chiamato BTFE, che mantiene il fluoruro stabile.

Nel mondo circa 3,9 miliardi di persone usano internet, questo vuol dire che per la prima volta oltre la meta’ della popolazione globale e’ online. Lo rivela l’agenzia dell’Onu per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Itu), secondo cui entro la fine del 2018 il 51,2% delle persone nel mondo utilizzerà internet.”E’ un passo importante verso una società dell’informazione globale più inclusiva”, ha detto il capo di Itu, Houlin Zhou, precisando tuttavia che “troppe persone in tutto il mondo stanno ancora aspettando di raccogliere i frutti dell’economia digitale”. Quindi Zhou ha chiesto più sostegno per la “tecnologia e l’innovazione aziendale in modo che la rivoluzione digitale non lasci nessuno offline”.Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, i paesi più ricchi del mondo hanno mostrato una crescita lenta e costante nell’uso di internet, passato dal 51,3% nel 2005 all’80,9%.[T] Ma gli aumenti piu’ significativi sono avvenuti nei paesi in via di sviluppo, dove attualmente il 45,3% usa internet rispetto al 7,7%% del 2005.Lo studio mostra anche che mentre gli abbonamenti telefonici su rete fissa continuano a diminuire in tutto il mondo, arrivando ad appena il 12,4%, il numero degli abbonamenti per i cellulari è ora superiore alla popolazione globale.

– CAGLIARI

– Il traffico gestito in tempo reale, i parcheggi che “curano” le esigenze dei disabili, la sicurezza garantita in luoghi affollati, il raccoglitore di rifiuti che quando è pieno “chiama” con un segnale il camion più vicino. Sono solo alcune delle attività che è in grado di fare IOC (Intelligence Operation Center), il Supercervellone elettronico messo a punto nel Joint Innovation Center di Pula da Huawei e Crs4, frutto dell’accordo firmato 3 anni fa dalla Regione e dalla società cinese. I risultati della ricerca sulle Smart and Safe city sono state presentate a Cagliari, alla presenza del governatore sardo, Francesco Pigliaru, il vice Raffaele Paci, il sindaco metropolitano Massimo Zedda, e il presidente di Huawei Italia, Luigi De Vecchis.
La sperimentazione sarà utilizzata a Cagliari come prototipo su scala regionale per far diventare la Sardegna la prima “Smart Region” italiana. Sul progetto e su tutti quelli che seguiranno sarà fatto un punto ogni 5 anni per programmare i 5 successivi.
Le prime applicazioni, in particolare quelle su traffico e affollamento, sono già operative a Cagliari e passano attraverso 25 telecamere, 92 stazioni del traffico, 23 sensori di parcheggio.
Il primo accordo con Huawei è stato siglato da Pigliaru ad Hannover nel 2015, il Joint Innovation Center di Pula è stato inaugurato a dicembre 2016 e ha comportato un investimento di 20 milioni da parte del colosso cinese dell’informatica: il Supercervellone IOC è il primo risultato di quell’investimento, cofinanziato dalla Regione con 3 milioni.
Il presidente De Vecchis ha annunciato che le collaborazioni con la Sardegna continueranno e saranno anzi intensificate. “Il laboratorio sta facendo cose importantissime per l’intera Sardegna – ha detto il governatore – abbiamo bisogno di creare professionalità intorno a questo concetto dell’essere intelligenti, che è fondamentale per migliorare la vita quotidiana”. Questo, ha aggiunto Paci, “è un sistema che non esiste in Europa, l’unico si trova qui a Cagliari. E nel Joint Innovation Center di Pula verranno da tutta Europa a imparare cosa stiamo facendo”.      [print-me title=”STAMPA”]