Ultimo aggiornamento 17 Aprile, 2018, 00:19:29 di Maurizio Barra
Anche LinkedIn capitola alle Gif
Si potranno mandare nei messaggi
ROMA16 aprile 201810:02
ROMA – Anche LinkedIn capitola alle Gif, si potranno mandare nei messaggi. La chat sfrutterà il motore di ricerca di Tenor, azienda acquistata da Google proprio qualche settimana fa. “Sette americani su dieci usano Gif e altri elementi visivi nelle loro conversazioni” scrive Arpit Dhariwal aggiungendo che “per la prossima generazione di professionisti la comunicazione visuale fatta di Gif ed emoji è come usare un linguaggio universale”. Le immagini animate saranno disponibili per gli utenti per tutte il mondo in queste settimane. Le emoji erano arrivate sulla piattaforma nel 2015.
Non solo fake news, nasce Osservatorio su botnetFondatore Oohmm, ‘automatizzate oltre 50% conversazioni online’
PERUGIA16 aprile 201814:50
“Oltre il 50% delle conversazioni più accese online e nei social network non è dovuto alle persone ma alle reti di account automatizzate (botnet), usate da chi ha interesse a influenzare una discussione nel momento in cui gli scambi si moltiplicano”. Occhio alle botnet, sottolinea dunque l’esperto di IT Renato Gabriele, fondatore di Oohmm (Observatory of Online Harassment and Media Manipulation), presentando al Festival del giornalismo di Perugia l’attività di analisi dati su questi “Political Bots” o ‘polbots’ – in azione nei momenti pubblici importanti, non solo per le elezioni – compiuta dal 2013 dal team Bigdata42 confluito nell’Osservatorio.
In quest’ottica, l’osservatorio Oohmm conferma l’attività di ‘polbots’ russi nelle presidenziali Usa del 2016 vinte da Trump e di ‘polbots’ italiani invece nel nostro referendum costituzionale dello stesso anno. Osservati in precedenza anche diversi bot ricondotti poi a Cambridge Analytica, che oggi è sotto i riflettori per l’uso politico dei dati provenienti da milioni di utenti facebook: per Renato Gabriele questa vicenda ha se non altro fatto conoscere al grande pubblico “l’esistenza di aziende che da anni – ha precisato – popolano di contenuti fittizi il web e i social media, allo scopo di fare propaganda computazionale politica”, con un “inquinamento del dibattito pubblico pianificato al computer che pone una fondamentale questione democratica, investendo anche il mondo dell’informazione”.
I ‘polbots’ si fingono “persone vere” postando o ritwittando notizie, eventi di musica, sport o altri temi molto dibattuti, prima di intervenire laddove intendono colpire. Ne è diffusa la compravendita, spiega il sito dell’Osservatorio, alla stregua di “spazi televisivi” necessari ad un’agenzia pubblicitaria alle prese con il lancio di un nuovo prodotto.
Del tutto diverso l’approccio di Oohmm, rileva il fondatore, che intende al contrario rilanciare l’approccio etico all’uso di dati, in collaborazione con diversi attori internazionali: già strutturato un canale unico per la raccolta e la condivisione dei ‘big data’ di interesse generale, che potranno così essere verificati da chiunque ne abbia l’interesse, secondo l’impronta di due importanti piattaforne: archive.org, dove confluiranno i dati, riorganizzati poi nel catalogo ‘Document The Now’, al quale partecipano tra l’altro le Università di California-Riverside, Maryland, Washington University in St.Louis-University Libraries.
Oohmm ha raccolto dati anche sulle elezioni italiane del 4 marzo scorso e, tra l’altro, in occasione dei violenti commenti contro alcune figure femminili o sulla sparatoria di Macerata contro immigrati africani (6 feriti). Dall’estate 2017 infatti, spiega Oohmm, i ‘polbots’ di ogni provenienza hanno alimentato anche lo ‘hate speech’ contro “soggetti di forte impatto sociale ma spesso ‘deboli’, come gli immigrati, comprese alcune rilevanti figure pubbliche femminili”: un fenomeno osservato negli Stati Uniti e “confermato anche per le botnet attive in Italia”, che “hanno inserito questi attacchi tra i propri standard di comportamento”.
In Russia parte blocco Telegram, segnalati disserviziVenerdì scorso la sentenza a riguardo di una corte di Mosca
MOSCA16 aprile 201817:39
Il Roskomnadzor, l’autorità per le telecomunicazioni russa, ha iniziato le procedure per bloccare Telegram in Russia, in conformità con la sentenza di venerdì scorso. Lo fa sapere l’autorità in una nota. Il Roskomnadzor ha dunque chiesto ai provider di telefonia di attuare il blocco e il suo direttore, Alexander Zharov, ha detto che presto chiederà ad Apple e Google di rimuovere l’app dai loro negozi online. Gli utenti segnalano già i primi disservizi.La decisione di bloccare Telegram in Russia è “anticostituzionale” e “indebolirà la sicurezza nazionale russa” poiché “una parte” dei dati personali dei russi passerà a WhatsApp e Facebook “controllati dagli Stati Uniti”. Lo ha detto il fondatore di Telegram, Pavel Durov sul suo account VKontakte. Lo riporta Interfax.
Facebook perde anche in appello con aziendaSu vicenda app ‘Nearby’, ‘la copiò da società hinterland Milano’
MILANO16 aprile 201816:38
La Corte d’Appello civile di Milano ha confermato “integralmente” la condanna inflitta a Facebook per violazione del diritto d’autore e concorrenza sleale nei confronti della società dell’hinterland milanese Business Competence. Il collegio, presieduto da Amedeo Santosuosso, ha rigettato il ricorso del colosso dei social network sulla vicenda con al centro la app Faround creata dall’azienda italiana che, come aveva concluso il Tribunale, sarebbe stata ‘copiata’ dalla società di Mark Zuckerberg con la app Nearby.Il collegio della Sezione specializzata in materia d’impresa, presieduto dal giudice Amedeo Santosuosso, ha respinto il ricorso proposto dal colosso californiano contro il verdetto di primo grado. I giudici di secondo grado hanno anche stabilito che Facebook dovrà versare 1750 euro di spese processuali alla ‘software house’ Business Competence. La vicenda giudiziaria ha visto al centro la app ‘Faround’ creata dall’azienda italiana e che, come aveva concluso il Tribunale nel 2016 – sempre la Sezione specializzata in materia di impresa – sarebbe stata ‘copiata’ dalla società di Mark Zuckerberg con la sua app ‘Nearby’ (l’applicazione che individua dove una persona si trova, i suoi gusti e in base a questi anche i ristoranti o i bar vicini e così via).Alla fine del 2016 i giudici, nella fase cautelare del procedimento, avevano anche respinto la richiesta di Facebook di sospendere l’esecutività della sentenza di primo grado. Oggi è arrivata la conferma del verdetto nel merito di primo grado. Intanto, è ancora in corso (con udienza fissata per domani) davanti al giudice civile Silvia Giani il giudizio di primo grado relativo alla quantificazione del danno che avrebbe subito Business Competence dalle violazioni contestate al colosso dei social.
Samsung lancia smartphone senza internetGalaxy J2 Pro, rivolto a studenti e utenti ‘senior’
ROMA16 aprile 201816:33
ROMA – Contro il logorio della vita moderna arriva uno smartphone senza connessione ad Internet. Lo ha lanciato Samsung, solo nella Corea del Sud, dove l’azienda è di casa. Esteriormente sembra in tutto e per tutto un telefono ‘smart’, ma c’è un piccolo particolare: supporta chiamate, messaggi di testo, può fare foto ma non ha ne’ traffico dati, ne’ l’accesso al wi-fi. Quindi niente social network, email, chat, app e ricerca online.Il dispositivo si chiama Galaxy J2 Pro, ha un prezzo accessibile e nelle intenzioni dell’azienda si rivolge in particolare agli utenti ‘senior’ e agli studenti. Sul telefono è infatti pre-isntallata un’app che si può consultare online che si chiama Diodict 4, una sorta di vocabolario coreano-inglese.
Facebook, si possono controllare app che usano nostri datiMessaggio a tutti gli utenti, ‘Protezione delle tue informazioni’
ROMA16 aprile 201820:58
ROMA – Dopo le notifiche solo agli utenti interessati dal caso Cambridge Analytica, Facebook in queste ore sta mandando avvisi a tutti gli utenti riguardo le informazioni condivise con le app di terze parti. La notifica si chiama ‘Protezione delle tue informazioni’ ed era già stata annunciata nei giorni scorsi: consente di accedere ad una sezione delle Impostazioni che permette di verificare a quali applicazioni e siti web gli utenti hanno effettuato l’accesso tramite il social network. Contestualmente viene data la possibilità di rimuovere tutti quelli che non si desidera più tenere connessi a Facebook.Nei giorni dello scandalo di Cambridge Analytica, il sito tecnologico ReCode ha anche effettuato un sondaggio su un campione di utenti americani: il 56% ritiene che Facebook sia l’azienda meno sicura in termini di privacy. Il sondaggio prevede anche un giudizio su altri colossi tech come Google, Uber, Twitter, Snap, Apple, Amazon, Microsoft, Lyft, Tesla e Netflix. Nonostante il 20% degli intervistati non abbia scelto nessuna delle aziende proposte, il secondo posto se l’è aggiudicato Google (il 5% non si fida dell’azienda di Mountain View quando si parla di dati personali), seguita da Uber e Twitter con il 3% e dal terzetto Snap, Apple e Amazon con il 2%.
Raggruppare notifiche per battere lo stressBenefici se arrivano in tre momenti della giornata
ROMA16 aprile 201816:35
ROMA – Il segreto per non sentirsi stressati dalle notifiche continue dello smartphone non è spegnerle del tutto, ma ‘radunarle’ e farle arrivare in tre momenti durante la giornata. Lo afferma uno studio presentato ad un meeting della American Psychological Association della Duke University, secondo cui questa cadenza dà benefici maggiori in termini di benessere personale e di produttività anche rispetto al riceverle ogni ora.Lo studio, spiega il ricercatore Nick Fitz, è partito dalla considerazione che in media una persona riceve dalle 65 alle 80 notifiche al giorno. Ad alcuni volontari è stato chiesto di controllare il telefono normalmente, un gruppo riceveva le notifiche ‘in blocco’ ogni ora, uno ogni tre ore, alle 9 del mattino, alle 15 e alle 21 e uno non le riceveva affatto. Dallo studio è nata una start up interna all’università che sta per rilasciare al pubblico una app Android studiata per ‘raggruppare’ le notifiche, il cui lancio dovrebbe avvenire nelle prossime settimane.
Apple: stretta su fuga notizie, arrestati 12 dipendentiInformativa interna dell’azienda, anche questa finisce online
ROMA16 aprile 201816:40
ROMA – Stretta di Apple sulla fuga di notizie che riguardano i prodotti dell’azienda. La società di Cupertino – riferisce Bloomberg – ha scritto un documento interno rivolto ai dipendenti e ventilato lo spettro di potenziali azioni legali e accuse penali. Lo scorso anno sarebbero state scoperte 29 persone ritenute responsabili di fuga di notizie, 12 dipendenti sono stati arrestati. “Queste persone non solo perdono il lavoro ma possono avere grandi difficoltà anche a trovarne uno altrove”, ha aggiunto Apple.Le informazioni trapelate riguarderebbero un incontro all’inizio dell’anno scorso in cui Craig Federighi, responsabile software di Apple, spiegò ai dipendenti che alcune funzionalità previste per iPhone sarebbero state posticipate. Ma anche un aggiornamento inedito sull’iPhone X e sull’Apple Watch. “Vogliamo avere la possibilità di dire ai nostri clienti perché un prodotto è buono e non di vederlo fatto in maniera puerile da qualcun altro”, spiega Greg Joswiak, dirigente marketing di Apple, nell’informatica che, ironia della sorte, è stata pubblicata da Bloomberg.
https://www.bloomberg.com/news/articles/2018-04-13/apple-warns-employees-to-stop-leaking-information-to-media