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POLITICA TUTTE LE NOTIZIE

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Ultimo aggiornamento 13 Novembre, 2018, 16:35:01 di Maurizio Barra

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DALLE 10:53 ALLE 16:34

DI MARTEDì 13 NOVEMBRE 2018

SOMMARIO

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Alessandro Di Battista: ‘Difesa patetica, giornalisti chiedano scusa’
‘Manifestazioni? Vadano dagli editori. Ecco quali sono liberi’

Cucchi, Fico: ‘Verità legittima Stato, si indaghi senza timori’A Montecitorio oggi verrà proiettato ‘Sulla mia pelle’. ‘Proiezione film alla Camera è molto importante’

Conflitto di interessi: Bonafede a Salvini, è nel contrattoIeri il ministro dell’Interno aveva detto di non considerarla una prorità

Tajani, politica anti Ue è suicidioGoverno italiano oggi è isolato in Europa

Provincia Bolzano cede aeroportoDopo referendum che ha deciso stop fondi pubblici

Di Maio, equo compenso anche per stampaEquo compenso anche per i giornalisti. Ne parlerò con Fnsi e Odg

Di Maio, stampa sia libera da tuttoA breve in Parlamento ddl per incentivare gli editori puri

Di Maio,con Renzi via Gabanelli-GianniniVicepremier M5S, spero ritornino in Rai

Il giallo di Davide Cervia, la Difesa ammette errori dello StatoIl sergente esperto di guerra elettronica scomparve misteriosamente a Velletri 28 anni fa: si trattò di un rapimento

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“E’ partita la difesa corporativista, puerile, patetica, ipocrita, conformista e oltretutto controproducente di una parte del sistema mediatico. Quando per orgoglio e malafede non sanno chiedere scusa per le menzogne scritte sulla Raggi, per la difesa a spada tratta di un sistema morente, per aver avallato il neoliberismo e tutte le sue nefandezze, partono con la solita litania: ‘giù le mani dall’informazione'”. Così Alessandro Di Battista, in un post in cui torna ad attaccare la stampa per la vicenda Raggi, definisce, tra l’altro, giornalisti e editori “sepolcri imbiancati”.
“Ben vengano le manifestazioni per la libertà di stampa, solo che andrebbero fatte in Svizzera sotto casa di De Benedetti, ad Arcore sotto casa di Berlusconi o davanti alle incompiute Vele di Calatrava per le quali il gruppo Caltagirone si è beccato un bel po’ di soldi. Ma in certi luoghi questi sepolcri imbiancati evitano di andare. Al contrario bastonano chi ci va e chi ne parla”, afferma Di Battista, sostenendo di essere nel mirino dei “giornali di Berlusconi che non mi hanno mai perdonato di essere andato sotto Villa San Martino” a leggere la sentenza di condanna per Dell’Utri mentre i “giornali di De Benedetti non mi hanno mai perdonato il fatto di aver ripetutamente parlato del passato inglorioso dell’Ingegnere. Non parliamo poi del gruppo Caltagirone il quale non mi hai mai perdonato di aver contribuito a mandare nell’oblio le Olimpiadi di Roma tanto care ai palazzinari della capitale”, aggiunge l’esponente del M5s.
“Lo dico ancora una volta, il mestiere del giornalista, quello con la schiena dritta, è importante come quello del chirurgo. E grazie a Dio in Italia ci sono eccome Giornalisti liberi”, continua Di Battista che fa un elenco dei giornalisti che considera liberi: ‘Travaglio uno che il Movimento l’ha bastonato ripetutamente, è libero; Massimo Fini, un uomo che per non essersi piegato al pensiero dominante non ha fatto la carriera che meritava; è libero Buttafuoco, uno degli ultimi intellettuali rimasti; sono liberi Fulvio Grimaldi e Alberto Negri, due non certo teneri con la politica estera dell’attuale governo; è libero Franco Bechis, uno dei giornalisti più innamorati dello studio degli atti che abbia mai conosciuto; è libera Luisella Costamagna, è libera Milena Gabanelli, sono liberi decine di Giornalisti e Giornaliste che hanno capito che chi davvero sta colpendo la libertà di stampa sono svariati sicari dell’informazione ormai distaccati dalla realtà e capaci di scendere in piazza per difendere esclusivamente la loro posizione di potere che ha molto più a che fare con quella servitù volontaria descritta da Étienne de La Boétie che con il desiderio di indipendenza che tanto sbandierano in queste ore”.

“Io – conclude Di Battista – sono fiero per ciò che ho fatto in Parlamento, ma solo ‘fuori dal palazzo’ ho potuto iniziare ad insegnare a mio figlio ad essere libero. E i figli credono a ciò che vedono, non a ciò che sentono, come d’altronde ormai la gran parte dei cittadini”.

“Questo pomeriggio a Montecitorio verrà proiettato ‘Sulla mia pelle’, il film di Cremonini sulla vicenda della morte di Stefano Cucchi. Ritengo sia molto importante che la Camera ospiti questa proiezione. Quella di Cucchi è una storia di violenza e di ricerca della verità, che interessa e coinvolge tutti noi. Di una verità, e non è la sola, che lo Stato deve restituire ai familiari, prima di tutto, ma anche a sé stesso. Perché, come ho detto in altre circostanze, uno Stato che fa luce su sé stesso, che guarda dentro sé stesso, è uno Stato che viene riconosciuto dalle persone, e quindi diventa più forte”. Così il presidente della Camera Roberto Fico. “La verità è sempre fonte di legittimazione di uno Stato, delle sue istituzioni e dei suoi apparati di sicurezza. Per questo bisogna andare avanti fino in fondo in questo processo, senza timori, perché quando lo Stato scaccia le sue ombre, i cittadini ritrovano la fiducia, la nostra comunità diventa più coesa e riesce a guardare al futuro con più serenità”.

La legge sul conflitto di interessi “è una priorità a prescindere dalle opinioni, il contratto di governo è chiarissimo”. Così il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha risposto ai giornalisti che gli facevano notare come il ministro Salvini abbia detto che il tema non costituisca una priorità. “Non ho bisogno di chiedere nulla a Salvini. Siamo legati dal contratto di governo e il governo è assolutamente compatto”, ha detto Bonafede.Ieri il ministro degli Interni durante la presentazione del calendario della Polizia aveva sottolineato che a suo avviso non si tratta di una priorità.

– STRASBURGO

– “Una politica antieuropea sarebbe un suicidio per l’economia nazionale, uscite dall’euro, uscite dal mercato europeo, guerre di posizioni servono a poco, si ottengono risultati, non con la violenza ma con la forza. Mi pare che il governo italiano oggi sia isolato in Europa e direi anche fuori Europa, i segni sono evidenti, serve un cambiamento”. Lo ha detto il presidente del parlamento europeo Antonio Tajani.
– BOLZANO

– La Provincia autonoma di Bolzano dismette la propria partecipazione del 100% all’aeroporto Abd del capoluogo altoatesino. La decisione è stata presa dalla giunta provinciale in seguito all’esito di un referendum del 2016 che ha deciso lo stop dei fondi pubblici per lo scalo.
Parte ora – ha annunciato il governatore Arno Kompatscher – il bando di gara per la gestione dell’aeroporto, con una base d’asta di 3,8 milioni di euro. Kompatscher ha ricordato che il masterplan prevede la possibilità di allungare la pista. Inoltre – ha precisato – vanno rispettati tutti gli obblighi di gestione imposti da Enac.
– “La libertà di informazione si garantisce prima di tutto migliorando le condizioni di lavoro dei giornalisti. Soprattutto i giornalisti sottopagati, al limite dello sfruttamento”. Così Luigi Di Maio in una diretta video su un social network aggiungendo che “noi vogliamo garantire la libertà di stampa con l’equo compenso” che varrà per tutti i professionisti, ma anche per i giornalisti. “Spero ne vogliano parlare con me i presidente dell’Odg, il presidente della Fnsi” e le associazioni dei precari.
– La stampa deve essere libera da tutto e da tutti”. Così Di Maio in una diretta video online sottolineando che a garanzia della libertà d’informazione “c’è una proposta di legge che porteremo a breve in Parlamento che incentiva i cosiddetti editori puri, cioè quegli editori che non hanno interessi politici né economici”.
– “Abbiamo sempre difeso i giornalisti epurati dalla destra e dalla sinistra. Berlusconi ha avuto la nomea di quello che era in conflitto interessi e che faceva gli editti bulgari ma poi abbiamo vissuto l’epoca Renziana in cui Gabanelli, Giannini, Giletti, Floris, Mercalli, Porro sono stati mandati via dalla Rai e noi li abbiamo difesi”. Così Luigi Di Maio aggiungendo “spero vivamente che il direttore generale Salini possa rivalorizzare quelle risorse, sono decisioni sue, ma spero che possano ritornare in Rai”.
Davide Cervia, sergente esperto di guerra elettronica, scomparve misteriosamente a Velletri 28 anni fa: si trattò di un rapimento, è stato poi accertato, e di recente il ministero della Difesa è stato condannato a risarcire i familiari per “avere violato il loro diritto alla verità”. Una condanna simbolica al pagamento di un euro, che il precedente governo ha impugnato. Ora

il ministro Trenta ha disposto di non dar seguito a quel ricorso e di “riconoscere gli errori dello Stato, verso una famiglia che merita rispetto e verità”, riferiscono fonti della Difesa.Davide Cervia, originario di Sanremo, oggi avrebbe 59 anni. Scomparve a Velletri il 12 settembre 1990.     Arruolatosi in Marina a 19 anni, diventa un esperto in guerra elettronica con la qualifica Ete/Ge. Nel 1984 si congeda con il grado di sergente. La sua scomparsa viene inizialmente rubricata come allontanamento volontario, ma due testimoni riferiscono di aver assistito al rapimento. La famiglia ipotizza da subito che il sequestro sia da ricondurre alle sue conoscenze tecniche e militari. Gli anni seguenti sono un susseguirsi di episodi inquietanti.    Circa dodici mesi dopo il rapimento, viene ritrovata la vettura con cui i testimoni dicono di aver visto fuggire i rapitori di Cervia e il loro ostaggio: dentro c’è ancora il mazzo di fiori che l’ex militare aveva comprato per la moglie. Subito dopo, la famiglia riferisce di aver ricevuto un’offerta di un miliardo di lire per “lasciare perdere” e tacere. Molte le lettere anonime ricevute negli anni dai familiari: in una c’era scritto che Cervia sarebbe morto in un bombardamento a Baghdad, in un’altra lo si dava prigioniero in Libia o in Arabia Saudita. Altre piste portano in Iran, in Russia (con riferimento al furto di tecnologie militari e alla vendita di tali segreti al Kgb), ma anche in Somalia e nel Sahara Occidentale.Diverse lettere erano di minaccia e intimavano alla famiglia il silenzio. Nel 1997 la moglie riceve una telefonata: dall’altro capo la voce di Cervia, ma era una registrazione. Nel 2000, la Procura generale presso la Corte d’appello di Roma, pur confermando l’ipotesi del rapimento, archivia il fascicolo per l’impossibilità di individuare i colpevoli. Nel 2012 la famiglia fa causa al Governo, in sede civile, e lo scorso gennaio il ministero della Difesa viene condannato al risarcimento di un euro, la somma simbolica chiesta dalla moglie e dai due figli di Cervia, per “avere violato il loro diritto alla verità”. Vale a dire il diritto “a chiedere e ad ottenere, dai soggetti che le detenevano, ogni notizia ed ogni informazione relativa al proprio congiunto, al fine della individuazione delle ragioni della sua scomparsa”. Secondo il tribunale, in particolare, la Marina non avrebbe fornito informazioni “tempestive, esatte e complete” sul conto di Cervia. Informazioni, secondo legali della famiglia, che se conosciute avrebbero potuto salvare la vita dell’ex militare.
Il precedente governo, come detto, aveva impugnato la sentenza, ma il ministro Trenta qualche giorno fa ha dato indicazione di rinunciare al ricorso e lo ha comunicato alla famiglia Cervia.   [print-me title=”STAMPA”]

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