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DI VENERDì 21 DICEMBRE 2018
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Sullo stop alle assunzioni scintille fra governo e Inps
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Quota 100 serviva a favorire il ricambio tra neopensionati e giovani lavoratori. Però, per far quadrare i conti di quota 100, per risparmiare, il governo ha dovuto rinviare al lontanissimo 15 novembre del 2019 le assunzioni nel pubblico impiego. Risultato, molti giovani che speravano di poter conquistare in tempi rapidi un posto di lavoro nella pubblica amministrazione dovranno pazientare. E la notizia ha fatto infuriare (forse a sproposito) il presidente dell’Inps Tito Boeri
i della politica: sorpresa, la gestione alla Camera del M5S è superiore a quella della Boldrini
Dieci milioni e quattrocentomila euro di risparmio per il bilancio Camera il prossimo anno, il progetto di bilancio approvato dall’ufficio di presidenza prevede una riduzione rispetto alla spesa 2018 – più alta per via delle elezioni – ma il dato singolare è che il costo di Montecitorio nell’era M5s risulta comunque superiore, anche se di poco, a quello dell’ultima “gestione Boldrini” del 2017. Le spese per la Camera, nel 2019, saranno di 958 milioni di euro, ma nel 2017 ci si era fermati a 950,4 milioni di euro.
l calo delle spese è iniziato nel 2012, come ricorda il comunicato di Montecitorio ed è proseguito «costantemente con la sola eccezione del 2018, dovuta alle spese connesse con il passaggio di legislatura». Complessivamente, dal 2012 c’è stata «una riduzione di 150 milioni di euro, pari a circa il 13,5%». Inoltre, «in ciascuno degli anni del triennio 2019-2021 il totale dell’entrata risulterà superiore al totale della spesa, confermando la condizione di equilibrio del bilancio». La Camera dei deputati sottolinea poi che «la spesa di funzionamento, al netto degli oneri previdenziali, nel 2019 sarà pari a 547 milioni di euro e segnerà, rispetto al 2018, una riduzione di 10,8 milioni di euro. Anche nei due anni successivi si evidenzia una riduzione della spesa di funzionamento pari, nel 2020 rispetto al 2019, a 3,6 milioni di euro e, nel 2021 rispetto al 2020, a oltre 7 milioni di euro».Il dato migliora insomma rispetto al 2018 che, però, come evidenziato dalla stessa Camera dei deputati, è un anno eccezionale, perché le elezioni e il cambio di legislatura fanno salire i costi. Nel 2017, appunto, si era fatto meglio, mentre nel 2016 i costi erano stati leggermente superiori a quelli previsti per il 2019, ovvero 965,8 milioni.Inoltre, per il momento non si sente l’effetto del taglio dei vitalizi agli ex parlamentari, un risparmio quantificato in almeno 40 milioni di euro dal presidente della Camera Roberto Fico ma che, al momento, è solo virtuale: i soldi, infatti, sono stati accantonati in un fondo speciale per cautelarsi dalle possibili sconfitte di fronte ai ricorsi già avviati da diversi ex parlamentari.
ndamento spunta la manina leghista per incentivare … F35, Di Maio frena: “Rivedremo il programma, dobbiamo tagliare le spese inutili”
Altro che «tecnologia alla quale non possiamo rinunciare». Sugli F35 «il Movimento 5 Stelle è sempre stato critico e resta critico». Dopo il caos provocato dalle parole del sottosegretario M5s alla Difesa, Angelo Tofalo, interviene Luigi Di Maio per ripristinare l’ortodossia del Movimento sui contestatissimi caccia made in Usa che l’Italia si è impegnata ad acquistare.
Come dice Di Maio, i 5 Stelle si sono sempre schierati contro l’acquisto degli aerei da guerra della Lokheed, ma Tofalo – già diventato famoso per le foto in mimetica e con il mitra in mano pubblicate sui social network – un
paio di gi
ni fa aveva sorpreso tutti, durante un convegno: «Spesso si è parlato in maniera distorta in Italia degli F35. E’ un aereo che ha un’ottima tecnologia, forse la migliore al mondo in questo momento. E’ normale che dobbiamo farci un po’ di calcoli, ma resta ovvio che non possiamo rinunciare a quella che è una grande capacità aerea della nostra aeronautica».Tutto quello che il M5S ha detto sugli F-35: nel 2013 non servivano, oggi sono “irrinunciabili”
Parole che avevano scatenato i sostenitori M5s sui social network e che avevano anche provocato la reazione di diversi parlamentari del Movimento. L’Italia, secondo gli accordi presi, dovrebbe acquistare in tutto 90 caccia, 11 dei quali sono già operativi. Un impegno oneroso, di almeno 14 miliardi di euro, con costi che sono cresciuti di molto rispetto alle previsioni iniziali e che però – dicono i sostenitori del progetto – creerà anche posti di lavoro e guadagni per imprese italiane. La stessa Corte dei conti, nel 2017, ha avvertito che l’eventuale ridimensionamento del programma, «determina potenzialmente una serie di effetti negativi» su economia e posti di lavoro.Ieri sera fonti della Difesa avevano precisato che nel 2019 il programma sarà sicuramente rivisto, sia pure in una «interlocuzione con gli Usa e nel rispetto degli impegni presi, ma tenendo conto dell’interesse nazionale». Oggi, appunto, Di Maio ha frenato ulteriormente: «Dobbiamo tagliare le spese inutili e nel 2019 ci sarà una revisione del programma. Alcuni sono stati già acquistati, ma questo non vuol dire che bisogna spendere tutto. Gli F35 non sono una nostra priorità».
tà, nuovi scontri con la Grillo. Altri tre scienziati se ne vanno Un giorno dopo il presidente Ricciardi danno l’addio Giuseppe Remuzzi, Armando Santoro e Francesco Vitale – Il motivo: non sarebbe più garantita l’autonomia scientifica. Il ministro della Salute e il M5S su tutte le furie
La frattura tra mondo scientifico e M5S è sempre più profonda
Saranno certe posizioni del passato ambigue sui vaccini ma la frattura tra parte del mondo scientifico e pentastellati si fa sempre più profonda. Ieri sono volati stracci tra il Ministro della Salute, Giulia Grillo, e tre scienziati di spicco dell’Istituto superiore di sanità, Giuseppe Remuzzi, Armando Santoro e Francesco Vitale, che hanno deciso di dimettersi, seguendo a 24 ore di distanza le orme del presidente Walter Ricciardi.
ntero M5S sono le motivazioni alla base della decisione: Remuzzi, componente del Cda, nonché presidente dell’istituto Mario Negri e Armando Santoro del Cda non riterrebbero più garantita l’autonomia scientifica dell’Istituto. Minaccia ritenuta infondata dello stesso Ricciardi.Ma lo scontro sull’Iss fa sentire i pentastellati sempre più sotto l’ assedio di un pezzo del mondo scientifico, che fino ad oggi ha ricoperto posizioni strategiche nelle istituzioni sanitarie e scientifiche più importanti. Dove il valzer delle poltrone è cominciato da tempo. Prima con le dimissioni dei vertici della potente Agenzia italiana del farmaco. Poi con il licenziamento dei 30 scienziati del Consiglio superiore di sanità da parte della Grillo, criticato da parte del mondo scientifico. Nulla però a che vedere con le accuse di ieri, alle quali il ministro replica minacciando querele. «Chi mette in giro queste voci, con chiari intenti politici, deve prendersi la responsabilità delle proprie affermazioni, che sono gravissime e lesive dell’onore delle istituzioni e di chi le rappresenta. Chi lancia accuse infamanti -ha tuonato – ne risponderà nelle sedi opportune». Assicurando poi che «mai i ricercatori dell’Iss, il personale o i dirigenti hanno ricevuto pressioni rispetto al loro operato, né mai come ministro sono intervenuta per portare condizionamenti o ingerenze di alcun genere». A difesa della Grillo scendono in campo anche i deputati Cinquestelle della Commissione affari sociali, denunciando «logiche politiche» dietro dimissioni definite «a orologeria, con le quali si gioca a fare le vittime per infangare il Ministero della Salute e quindi il governo».E anche se i dimissionari hanno poi fatto retromarcia sul presunto attentato all’indipendenza dell’Istituto, i toni della polemica restano alti. Remuzzi dopo aver ricordato di aver scritto la sua lettera di dimissioni già a luglio e di essere rimasto su invito di Ricciardi fino ad approvazione del bilancio, dà un consiglio al governo: «Bisogna cercare le competenze, che sono fondamentali ma non si improvvisano ed i politici hanno ed avranno sempre bisogno degli scienziati». Un riferimento, nemmeno troppo velato, all’idea di «nominare persone che vengono dal basso» lanciata dalla Grillo.«Me ne vado perché ho creduto fortemente nel progetto Ricciardi che è stato messo nella condizione di dover prendere una decisione del genere», va giù duro Vitale, del comitato scientifico dell’Iss e Preside dell’Università di Palermo. Piena solidarietà a Ricciardi la esprime anche Santoro, direttore dell’Humanitas cancer center. Che prende le distanze dalle posizioni di Governo e Ministro «in tema di vaccini» e sulla «modalità con cui è stato sciolto il Consiglio superiore di sanità».Poi in serata l’ampia schiera dei direttori scientifici dell’Iss prende carta e penna per rimarcare che l’Istituto «è stato e rimane indipendente». Segno che il mondo scientifico non è poi così compatto nel voler salire sulle barricate contro il governo gialloverde.
Manovra, slitta il maxi emendamento. Marcucci (Pd): abbattuta la democrazia Dopo la votazione verrà occupata l’aula del Senato
Fischi e tumulti quando la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, annuncia ufficialmente lo slittamento dell’arrivo formale del maxi-emendamento a Palazzo Madama, atteso per questo pomeriggio. La discussione sul “maxi”, che sarà depositato soltanto domani alle 14, avverrà alle 16, dopo la pronuncia del presidente sull’ammissibilità dell’emendamento stesso.
arcucci (Pd): vergogna, occuperemo l’Aula
«Non stanno litigando politicamente, a quanto mi risulta credo abbiano un problema peggiore: non hanno ancora ricevuto il testo del maxi emendamento e non sanno che fare». Il capogruppo Pd Andrea Marcucci dopo aver respinto l’ultima proposta di calendario offerta dalla maggioranza da la sua versione informata dei fatti. Domani alle 14 verrà (forse) presentato il testo della manovra e domani sera alle 21 verrà posta la fiducia. Insomma alla base di tutti questi ritardi «mi sembra ci sia un problema non politico ma di altro tipo. Non gli tornano i saldi e non hanno ancora i testi dal Mef», dice Marcucci.«Una situazione surreale» a cui il Pd reagisce annunciando che stasera voterà contro il calendario e occupando subito dopo l’aula per protesta contro la maggioranza «che calpesta le istituzioni».«Abbiamo sospeso la capigruppo in attesa che la maggioranza e il governo capiscano quando è pronto il loro emendamento. E’ una vergogna, siamo al limite. Credo che tutti debbano reagire contro questo atteggiamento – aggiunge Marcucci -. Non abbiamo ancora il testo che cambierà completamente la manovra. Il Parlamento non ha avuto modo di vederla manovra. Siamo contro la Costituzione».Conte: nessun imbarazzo, ritardo non dipeso solo da noi
«Ci sarebbe piaciuto lasciare un più ampio margine e agio al Parlamento per poter discutere ed esaminare la manovra. Ma non abbiamo alcun imbarazzo nè senso di colpa. Il negoziato si conduce tra due parti e se fosse dipeso da me lo avrei concluso il giorno dopo, rispetto a quando è iniziato. Non mi devo giustificare se abbiamo impiegato tutto questo tempo». Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte commentando, nel corso della conferenza stampa a palazzo Chigi, le critiche che l’ex premier e ora senatore a vita Mario Monti ha rivolto al governo per non aver rispettato il Senato, impedendogli di esaminare la legge di Bilancio.
Il maxiemendamento del governo alla manovra arriverà in Senato solo domani alle 14. Lo dice ai cronisti il presidente dei senatori del Pd, Andrea Marcucci, riferendo l’esito della Conferenza dei capigruppo. Il testo era inizialmente previsto per questa mattina, poi si era parlato del pomeriggio. Ma adesso è stato formalizzato il rinvio a domani. “Il presidente del Consiglio non controlla il Parlamento”, ha detto il premier Giuseppe Conte sulla possibilità di un ulteriore slittamento del maxiemendamento oltre la giornata di domani. “Siamo sufficientemente sicuri” che arrivi domani, ha aggiunto il vicepremier Salvini, “arriverà domani”. Se il governo confermerà l’intenzione di porre la questione di fiducia sul maxi emendamento che presenterà in Senato domani alle 14, la prima chiama si terrà intorno alle 20. Lo dice ai cronisti il presidente dei senatori del Misto, Loredana de Petris, riferendo delle decisioni prese dalla conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama.
Bonino: “Pianto in Aula? E’ una fake news”
Ma quali lacrime? Emma Bonino smentisce
di essersi lasciata andare al pianto, al termine del monito lanciato ieri in aula al Senato sulla totale violazione delle regole parlamentari da parte di M5S e Lega sulla manovra economica. “Questa cosa che mi sarei messa a piangere è una vera e propria fake news. Non ho pianto proprio per niente – precisa -. Mi sono semplicemente un po’ emozionata e mi sono seduta al mio posto, esausta, al termine di un intervento che è stato così difficile per le continue interruzioni che ho dovuto subire e per le contestazioni irrispettose che ho dovuto sopportare”.
Anche adesso la leader di +Europa è al suo posto a Palazzo Madama, ancora un po’ provata per la giornata di ieri e per l’incertezza che grava su quella di oggi. “Quello che sta succedendo in queste ore è pure peggio delle cose che sono successe ieri. Il maxi emendamento non si vede, non si sa se ci sarà o non ci sarà e a che ora. Lo spettacolo di un parlamento totalmente esautorato si ripete anche oggi”.
“Ci dicono che ci sono problemi al Mef. Le voci che abbiamo raccolto al Senato ci dicono che forse arriva alle 7 o forse no, alle 9. Ieri sono stata una facile profeta e fin troppo moderata, quando ho detto che questa maggioranza tiene in scacco le istituzioni a proprio uso e consumo”.”Non solo noi dell’opposizione ma anche i senatori della maggioranza – continua Bonino – sono in cerca di certezze e sono in balia di questa confusione. Comunque io non mi sono ritirata sull’Aventino. Seguo tutto quello che succede ma ho anche aggiunto che a questo scempio non voglio partecipare. Ieri nel corso del mio intervento in aula ho cercato di rendere più evidente la gravità di quello che sta succedendo”.”Sono qui al Senato e guardo con sgomento, seguo con tristezza quello che ci sta scorrendo davanti agli occhi ma allo stesso tempo dico e ribadisco che io a questa farsa non voglio partecipare, non voglio essere ritenuta complice di una sceneggiata”.
Slitta l’arrivo al Senato del maxiemendamento del governo contenente la manovra economica: sarà presentato domani alle 14.00. Poi a partire dalle 16.00 inizierà la discussione generale sulla fiducia, che durerà 4 ore. Seguiranno le dichiarazioni di voto con diretta televisiva a partire dalle 20.30 e quindi la prima chiama. Ad annunciare i tempi dei lavori dell’aula di palazzo Madama è stata la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati. “Pur comprendendo le difficoltà del governo che ci sono state anche in relazione con l’interlocuzione con l’Europa – ha detto Casellati che è stata interrotta più volte durante il suo intervento in aula a causa delle proteste dei senatori di opposizione – mi corre l’obbligo di invitare la maggioranza e il governo ad avere – ha sottolineato – un percorso legislativo più regolare, e non con questa tempistica a singhiozzo, rispettoso dell’assemblea del Senato”.
Il premier Giuseppe Conte ha detto riguardo al maxiemendamento: “Ci stiamo lavorando, siamo al rush finale. Ci rendiamo conto che siamo in zona Cesarini, ma nella giornata di domani – ha aggiunto – auspico possa essere approvata la manovra al Senato”. Poi, commentando le critiche che l’ex premier e ora senatore a vita Mario Monti ha rivolto al governo per non aver rispettato il Senato, impedendogli di esaminare la legge di Bilancio, il presidente del Consiglio ha spiegato: “Ci sarebbe piaciuto lasciare un più ampio margine e agio al Parlamento per poter discutere ed esaminare la manovra. Ma non abbiamo alcun imbarazzo né senso di colpa. Il negoziato – ha osservato – si conduce tra due parti e se fosse dipeso da me lo avrei concluso il giorno dopo, rispetto a quando è iniziato. Non mi devo giustificare se abbiamo impiegato tutto questo tempo”. Alla luce del prolungamento dei tempi di approvazione della Legge di Bilancio, è stata posticipata alla prossima settimana la conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio.
Le opposizioni vanno all’attacco dopo lo slittamento dell’arrivo in aula del maxiemendamento. “Una vergogna”, dice il presidente dei senatori del Pd Andrea Marcucci parlando del modo di procedere della maggioranza sulla manovra e annunciando, dopo la conferenza dei capigruppo, che i senatori dem occuperanno l’aula di palazzo Madama per “contestare con tutta la forza possibile” l’atteggiamento di M5S-Lega. Affondo contro la maggioranza anche da parte della presidente dei senatori Fi Annamaria Bernini: “E’ una cosa sconcia nei confronti del popolo italiano, uno sfregio non a noi ma ai vostri rappresentati. Una Caporetto per il governo che non presenta l’emendamento non è per ragioni tecniche, ma politiche. Non ce la fa…”.
Fattori: “Voterò la fiducia ma è l’ultima volta”
Sulla manovra “voterò la fiducia, anche se ci sono parti decisamente discutibili, perché gli italiani aspettano da tempo alcuni provvedimenti. Non c’è stato di fatto un passaggio parlamentare serio e questo è piuttosto grave. Dopodiché ho già comunicato al capogruppo che non voterò più fiducie a meno che non siano provvedimenti di reale necessità e urgenza come Costituzione prevede”. Lo dice
la senatrice del M5S Elena Fattori, considerata una dissidente nelle file del Movimento.
“Non si può emarginare il Parlamento che sicuramente avrebbe migliorato, in un procedimento legislativo ordinario, tutti i provvedimenti finora passati – dice la senatrice -. Dal capogruppo” del M5S, Stefano Patuanelli, “sono arrivate rassicurazioni in questo senso, ma la mia decisione sarà irremovibile per amore di questo Paese che merita leggi meditate e fatte meglio”, mette in chiaro Fattori.
‘Missione 007’, Di Maio al contrattacco di Berlusconi
Alla ‘operazione scoiattolo’ di Silvio Berlusconi, Luigi Di Maio replica con la ‘missione 007’. I vertici del Movimento 5 Stelle, riferiscono
fonti parlamentari grilline, starebbero vivendo con apprensione le ultime mosse del leader di Forza Italia, il quale ha invitato i suoi parlamentari a darsi da fare per sondare i 5 Stelle più delusi dalla gestione Di Maio per cercare di portarli nella ‘casa azzurra’.
Le ultime dichiarazioni del vicepremier – “ho detto ai nostri parlamentari: fingetevi interessati e registrate” – non andrebbero affatto lette come ’boutade’. Il titolare del Mise, a quanto si apprende, ha mandato un messaggio ai suoi che gli chiedevano conto delle ultime affermazioni sulla presunta ‘compravendita’ caldeggiata dal Cav. E Di Maio ha colto l’occasione per lanciare quella che qualcuno ha ribattezzato ‘missione 007’.
“Vi confermo che è così – si legge nel messaggio di Di Maio,
– alcuni parlamentari hanno raccolto informazioni preziose… Da oggi invito tutti quanti a farlo. Se questa gente vi avvicina registrate tutto. Vediamo se c’è materiale anche per la procura della Repubblica”. Il vicepremier grillino chiude così il messaggio: “Daremo una piccola dimostrazione di come funziona l’agente sotto copertura dello spazzacorrotti”, l’ultima legge anticorruzione varata dall’esecutivo gialloverde.Un messaggio, osservano esponenti del Movimento, che testimonierebbe la preoccupazione del leader M5S per le future mosse di Berlusconi. “Sicuramente ci sono movimenti – confida
un deputato dei 5 Stelle -. Forza Italia si sta muovendo, sta cercando di prendere sempre più contatti”.Ma se alla Camera “non c’è una grande una voglia di passare dalla parte di Fi perché i colleghi più scontenti sono molto più ideologici verso sinistra”, il discorso cambierebbe al Senato, dove tra l’altro i numeri della maggioranza ballano e resta ancora congelata la questione dei cinque ‘ribelli’ sotto procedura disciplinare dei probiviri (Gregorio De Falco, Elena Fattori, Paola Nugnes, Matteo Mantero, Virginia La Mura).”A Palazzo Madama – racconta un eletto alla prima legislatura – ho notato una forte preoccupazione di alcuni vecchi del Movimento, vicini a Di Maio”. I rumors che girano è che le telefonate dei forzisti si stiano facendo sempre più frequenti: “ma sono solo voci”, precisa il parlamentare. Tra i più preoccupati, raccontano, ci sarebbero i senatori della Commissione Antimafia. Tuttavia, “gli amici della Lega con cui parlo dicono che Salvini non accetterebbe neanche l’offerta messa sul piatto qualora Fi facesse il ‘lavoro sporco'”, dice a taccuini chiusi un altro parlamentare M5S.SIBILIA: EPOCA DEL MERCATO DELLE VACCHE È FINITA – “No al mercato delle vacche. L’epoca del mercato delle vacche è finita” dice
Carlo Sibilia, sottosegretario M5S al Viminale, in merito alle voci sui tentativi di Forza Italia. “A Berlusconi dico una cosa molto semplice. Giù le mani dai nostri parlamentari, no al ‘mercato di riparazione’ del fantacalcio a gennaio. Chi fa parte del M5S crede nelle idee. Se dovessero arrivare ‘offerte’ a qualcuno dei nostri -avverte – non esiteremo ad andare in procura per denunciare questa indecenza”.BERLUSCONI: NESSUN MERCATO ACQUISTI – Ma quale campagna acquisti… Convinto che i grillini delusi verranno da soli, attratti dalle sirene di Fi, Silvio Berlusconi,
‘sfida’ Luigi Di Maio. Della serie, Di Maio vada pure in Procura, non c’è nessun mercato dei voti, semmai guardi dentro casa sua e si chieda perché ci sono tanti maldipancia. Dopo il passaggio del grillino Matteo Dall’Osso a Fi il Cav pronostica che altri pentastellati potrebbero arrivare, a cominciare dal Senato dove i numeri sono ballerini e la maggioranza M5S-Lega è a forte rischio, perché i più consapevoli fra loro si stanno rendendo conto innanzitutto di essere al servizio di due-tre persone al massimo e si tratta di eseguire solo ordini di scuderia.Non solo, per Berlusconi un fattore decisivo è la paura di perdere la poltrona, una preoccupazione che attanaglia innanzitutto i parlamentari grillini al secondo mandato, sicuri di non essere ricandidati, e chi si è ritrovato in Parlamento senza voti e una campagna elettorale. Parecchi di loro si stanno ponendo il problema di come salvare sé stessi e l’Italia, va ripetendo ai suoi il leader azzurro.Tra gli azzurri, poi, molti invitano a non sottovalutare anche un altro elemento importante, quello economico. Basta fare due conti in tasca, infatti, e capire, spiegano fonti forziste, che a tanti pentastellati converrebbe lasciare il Movimento, che chiede a ogni deputato e senatore di ‘restituire’ somme di non poco conto. “Con noi, invece, i grillini potrebbero incassare e conservare quasi l’intera indennità parlamentare”, fa notare un parlamentare forzista di lungo corso. Un concetto espresso da Berlusconi già dal palco del Congresso dei giovani di Fi, l’11 novembre scorso, quando lanciò ufficialmente lo scouting tra i grillini, di recente ribattezzato ‘operazione scoiattolo’: “Ci sono poi alcuni parlamentari che faranno i conti anche con il loro portafogli, perché partecipando a un gruppo autonomo potranno tenersi i 14mila euro dello stipendio anziché versarne 8mila al loro partito”.
Grillini in tilt, slitta restitution day
La piattaforma doveva essere pronta già qualche settimana fa, in tempo per lanciare il ‘restitution day’ prima di Natale. Ma qualcosa è andato storto e così il varo della nuova versione di tirendiconto.it, il sito delle restituzioni grilline, resta ancora una chimera. Il motivo? Non c’entrerebbe – assicurano dal Movimento – con la riluttanza dei parlamentari a rendicontare i bonifici dei soldi versati per le restituzioni.
Dietro il ritardo
Dietro il ritardo, raccontano
fonti M5S bene informate, ci sarebbero soprattutto ragioni tecniche, legate alla poca dimestichezza di alcuni parlamentari grillini con la nuova piattaforma. “Millennials un corno… questi sanno usare solo Facebook”, si sfoga una fonte a taccuini chiusi. Insomma: caricare dati e scartoffie sul nuovo sito sarebbe diventata una sorta di ‘mission impossible’ per i deputati e senatori M5S meno addentro alle cose del web.
Addirittura, raccontano, “abbiamo organizzato dei seminari per spiegare ai parlamentari come si compilano i moduli online del nuovo tirendiconto.it”. E sono stati istituiti degli helpdesk per soccorrere gli internauti più claudicanti. Ma niente.Lo slittamento della presentazione del portale nuovo di zecca avrebbe costretto i vertici stellati a rinviare il restitution day – il giorno dell’orgoglio grillino, in cui viene simbolicamente mostrato l’assegno con i soldi degli stipendi ‘restituiti’ ai cittadini -, inizialmente programmato per il periodo natalizio. L’evento potrebbe a questo punto tenersi a gennaio, alla ripresa dei lavori.Le istruzioni sui versamenti impartite dai vertici M5S agli eletti erano tutte contenute in una mail spedita a deputati e senatori a inizio novembre. Nella missiva si chiedeva agli eletti di versare 6mila euro (ovvero la quota relativa ai mesi di luglio, agosto e settembre) entro il 18 novembre, versando i soldi sul conto della protezione civile a favore delle popolazioni alluvionate.Lo scorso 10 dicembre è scaduto invece il termine per completare la rendicontazione sul sito. All’appello, a quanto si apprende, mancherebbe ancora qualche grillino.I vertici M5S, memori del caso delle false restituzioni, avevano inserito nella mail inviata ai parlamentari alcune regole ‘anti-furbetti’: “E’ di fondamentale importanza indicare chiaramente nella causale del bonifico il periodo di riferimento”, la raccomandazione.Le caratteristiche richieste per i bonifici da caricare nel sistema sono: “quietanza definitiva della banca in formato file Pdf, jpeg o png (non va caricata la richiesta di bonifico); Iban di destinazione chiaramente visibile; numero operazione Cro/Trn/Tid visibile; importo bonifico chiaramente visibile; causale visibile e con chiara indicazione del mese/i di riferimento”. [print-me title=”STAMPA”]
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