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Ultimo aggiornamento 18 Novembre, 2018, 15:33:11 di Maurizio Barra

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DI DOMENICA 18 NOVEMBRE 2018

SOMMARIO

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Soeder si candida a leader Csu bavarese
Presidente Land alla Dpa, pronto a mettermi a servizio partito

May, se saltassi io la Brexit non sarebbe più facilePremier rinnova la sfida ai ribelli: ‘Resto al mio posto’

Turchia: rilasciati accademici, meno unoAccusati legami con filantropo Kavala, detenuto per ‘eversione’

Iraq: ucciso religioso, istigò armarsiTra leader proteste a Bassora, colpito a morte in un agguato

Brexit: Raab, errore non resistere a UeEx ministro spiega sua rottura con May dopo intesa con Bruxelles

Lewinsky, docu-serie si ‘Clinton Affair’20 ore di intervista.’Scuse presidente ci renderebbero migliori’ –

Corbyn: referendum bis non è un’opzione
‘Forse un domani ma per ora il Labour non può fermare la Brexit’

Macron: serve una sovranità Ue modernaIl presidente al Bundestag per commemorare le vittime di guerra

India: 33 le vittime del ciclone GajaIn 82 mila sono rimasti senza casa. Grossi danni a case e strade

Abito a rovescio, la sfida delle sauditeSui social la protesta silenziosa contro la veste tradizionale

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L’ARTICOLO

BERLINO

– Il presidente della Baviera, Markus Soeder, si candida alla presidenza della Csu bavarese, come successore di Horst Seehofer. Il ministro dell’Interno ha annunciato nei giorni scorsi di rinunciare alla guida dei cristiano-sociali, dopo averli guidati per 10 anni, e venerdì ha comunicato che la successione verrà decisa in un congresso speciale il 19 gennaio.
Soeder, 51 anni, dopo aver rappresentato a lungo una spina nel fianco per l’anziano Seehofer, 69enne, ha affermato oggi alla Dpa: “Dopo una matura riflessione e rispondendo al desiderio di molti esponenti del partito, sono pronto a mettermi al servizio del partito”. “Per questo mi candido alla presidenza”, ha aggiunto.

Theresa May non si fa da parte e avverte i falchi Tory ribelli che vorrebbero sfiduciarla: se fossi sostituita non avremmo un accordo migliore da Bruxelles sulla Brexit. Un cambio di cavallo – argomenta la premier a SkyNews – “non renderebbe i negoziati più facili, né cambierebbe l’aritmetica parlamentare”. May esclude poi di dimettersi, dice di non esser distratta dagli “insulti” e stima che al momento non sia stato raggiunto il quorum di 48 deputati per rimettere ai voti la sua leadership nel Partito Conservatore.
– ISTANBUL

– In Turchia sono stati rilasciati tutti tranne uno i 14 fra accademici, imprenditori e giornalisti fermati a Istanbul per legami con l’associazione Anadolu Kultur, guidata dal noto filantropo e attivista per i diritti umani Osman Kavala, che è detenuto da oltre un anno per sospette attività eversive contro lo Stato.
L’agenzia Anadolu ha reso noto che è rimasto in detenzione l’accademico Yigit Aksakoglu, che lavora alla Bilgi University di Istanbul. Aksakoglu è anche il rappresentante in Turchia della fondazione privata Bernard van Leer per la promozione dell’infanzia.
Quanto a Kavala, Amnesty International e Human Rights Watch ne hanno chiesto più volte il rilascio, sottolineando tra l’altro che non è stato ancora presentato nei suoi confronti alcun atto d’accusa formale.
– BASSORA (IRAQ)

– Un religioso musulmano è stato ucciso davanti alla sua abitazione dopo aver consigliato che i manifestanti, che protestano contro gli scarsi servizi pubblici di Bassora, nel sud dell’Iraq, prendessero le armi. Lo riferisce la polizia irachena.
Wissam al-Ghrawi era una figura di spicco delle recenti proteste, che chiedono acqua pulita e un adeguato servizio di corrente elettrica: la provincia di Bassora produce oltre il 90% delle esportazioni di petrolio del Paese, ma soffre di acqua potabile contaminata e frequenti blackout. La polizia di Bassora ha reso noto che al-Ghrawi è stato ucciso a colpi d’arma da fuoco da un commando ieri sera davanti alla sua casa nel centro della città. Solo il giorno prima era stato filmato durante una manifestazione mentre diceva che i religiosi avrebbero presto emesso una fatwa per prendere le armi. Il video è poi stato ampiamente condiviso sui social media iracheni.
– LONDRA

– Non aver fronteggiato con sufficiente fermezza quelli che egli chiama “i ricatti e le prepotenze” di Bruxelles nei negoziati sul divorzio fra Gran Bretagna e Ue. E’ l’accusa che l’ex ministro per la Brexit, Dominic Raab, muove oggi – dalle colonne del Sunday Times e in un’intervista a un talk show domenicale della Bbc – a Theresa May, spiegando le sue dimissioni di giovedì scorso in polemica contro l’intesa con i 27 patrocinata dalla premier Tory.
“Avremmo dovuto rivolgerci con molta onestà al Paese e dire che non potevamo accettare di essere corrotti, di subire ricatti o prepotenze, che eravamo pronti ad abbandonare il tavolo”, ha recriminato Raab. “Io penso che ciò che è mancato siano stati la volontà politica e la risolutezza” di fronte agli interlocutori, ha proseguito, dicendo di non essere “sicuro che il nostro messaggio sia mai arrivato” e mettendo in guardia dal dare la sensazione di un Regno Unito “che abbia paura della sua ombra”.
– Monica Lewinsky parla dell”Affair Clinton’ vent’anni dopo la relazione con l’allora presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, quando lei era una stagista 22enne alla Casa Bianca, in venti ore di interviste per una docu-serie realizzata dal canale americano TV A&E e che andrà in onda a partire da oggi.
Con il titolo ‘The Clinton Affair’ – che la stessa Lewinsky giudica appropriato, scrive il Guardian – la serie è l’opportunità per la ex stagista di ripercorrere quella vicenda così come lei l’ha vissuta e come l’ha elaborata. “Credo che vent’anni siano abbastanza per portare quel peso”, ha sottolineato la 45enne in un recente intervento su Vanity Fair spiegando così la sua decisione di parlare adesso.
Clinton in una intervista a Nbc in giugno aveva detto che non riteneva di doversi scusare con Monica Lewinsky. Lei replica che a starle a cuore non sono tanto le scuse personali, ma la convinzione che l’ex presidente debba volersi scusare: “Sarebbe un uomo migliore e noi saremmo una società migliore”.
– LONDRA

– L’ipotesi di un secondo referendum sulla Brexit “non è un’opzione di oggi”, al massimo potrebbe esserlo “nel futuro”. Lo afferma il leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, intervenendo oggi anche lui nel valzer dei talk show domenicali britannici nel dibattito sull’intesa sul divorzio dall’Ue appena definita da Theresa May.
Il Labour “non può fermare la Brexit perché non ha i numeri in Parlamento”, dice intervistato come la stessa May da Sophy Ridge, su SkyNews. Quanto all’idea della rivincita referendaria, evocata da molti nel suo partito, Corbyn la rinvia a un domani ipotetico, e non si sbilancia neppure su cosa voterebbe in teoria non sapendo “quali sarebbero le alternative” in ballo.
– BERLINO

– “Si deve aprire un nuovo capitolo”. Lo ha detto Emmanuel Macron, parlando al Bundestag tedesco, nel giorno della commemorazione delle vittime della Grande guerra. “Bisogna costruire una moderna, democratica, efficiente sovranità”, in Europa, ha affermato.
“L’Ue non era stata concepita per sfide come la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale, il cambiamento climatico, la sfida dell’immigrazione”, ha rimarcato, compiti che si devono assumere adesso nella comune responsabilità.
“Dobbiamo tenere alti i nostri valori europei” e “rafforzare la sovranità europea”, ha sottolineato.
– NEW DELHI

– E’ salito a 33 il numero delle vittime provocate in India dal ciclone Gaja, che ha colpito le zone costiere dello Stato del Tamil Nadu venerdì scorso.
Venti e allagamenti provocati dalle forti piogge hanno causato ingenti danni alle case e alle strade e hanno costretto a evacuare nei giorni scorsi 82 mila persone, che da due giorni hanno trovato rifugio in circa 400 campi di soccorso.
– La tradizionale palandrana nera indossata alla rovescia e le foto postate sui social network con l’hashtag #insideoutabaya: è la forma di protesta inscenata da decine di donne saudite contro l’abaya, indumento che sono obbligate a indossare sempre in pubblico. Una forma di contestazione contro un’usanza ritenuta limitante ma anche contro Mohammed bin Salman.
A marzo il principe ereditario, dipinto come un potenziale innovatore progressista – e in questi giorni al centro della bufera per il caso del giornalista ucciso Jamal Khashoggi -, aveva detto che indossare la veste non era un obbligo sancito dall’islam. In pratica, tuttavia, non è cambiato nulla e non è stato emesso alcun editto formale in tal senso.
Decine di donne hanno quindi in questi giorni messo in scena la loro silenziosa presa di posizione. “Poiché le femministe saudite sono infinitamente creative, hanno inventato una nuova forma di protesta”, ha spiegato l’attivista Nora Abdulkarim sul suo profilo Twitter.   [print-me title=”STAMPA”]

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