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ALLE 06:16 DI GIOVEDì 31 GENNAIO 2019

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Huawei: stampa, Praga la esclude da gara per sito tasse
Azienda oggetto di avvertimento da parte dell’Ufficio sicurezza

30 gennaio 2019 12:23

I problemi di Huawei relativi ai timori sullo spionaggio arrivano anche nella Repubblica Ceca. Le autorità di Praga hanno escluso la società cinese dalla gara per un bando da mezzo miliardo di corone ceche (quasi 20 milioni di euro), rivolto alla realizzazione del portale online sulle tasse voluto dal ministero dell’Economia. L’esclusione, di cui riferisce stamani il quotidiano ceco MF Dnes, giunge dopo un avvertimento lanciato dall’Ufficio nazionale della sicurezza informatica (Nukib).In base alla documentazione online, il ministero dell’economia ha modificato la gara d’appalto per la costruzione del sito, che raccoglierà i dati sensibili dei cittadini. La modifica impedisce di fatto la corsa di Huawei, che secondo il quotidiano sarebbe stata la società favorita. Una nuova regola preclude infatti la partecipazione di aziende che sono oggetto di un avvertimento da parte del Nukib.L’ufficio della sicurezza informatica nel dicembre scorso ha messo in guardia gli operatori di rete del Paese sull’uso di hardware e software targato Huawei, per via dei rischi di cybersicurezza.

Facebook: 20 dollari al mese per i dati dei giovaniPortavoce, nessun programma-spia, per i dati c’era consenso

30 gennaio 201915:21

Quanto valgono le informazioni su come si usa lo smartphone? Secondo Facebook 20 dollari, ma solo se si è giovani. Stando a un approfondimento del sito TechCrunch, il social network, nel corso degli ultimi tre anni, ha offerto 20 dollari al mese in carte regalo agli utenti tra i 13 e i 35 anni che acconsentivano a installare una app, chiamata Facebook Research. L’applicazione monitora l’uso dello smartphone e del web, e manda i dati alla società di Menlo Park.La notizia è stata confermata dalla stessa Facebook, che in seguito all’articolo ha però annunciato la chiusura della app per iPhone. Nonostante gli utenti siano consapevoli di vendere i propri dati, questo programma di ricerca di mercato, basato su VPN (rete virtuale privata), viola le linee guida per gli sviluppatori di Apple. L’applicazione continuerà invece a funzionare su smartphone Android.Secondo l’esperto di sicurezza informatica Will Strafach, interpellato dal sito, se Facebook facesse un uso completo del livello di accesso consentitogli dagli utenti, potrebbe raccogliere in modo continuativo una serie di informazioni tra cui i messaggi privati sui social e le chat, compresi video e foto, email, ricerche sul web e cronologia della navigazione, fino ai dati geografici.”Sono stati ignorati gli aspetti fondamentali di questo programma di ricerca di mercato. Non si trattava di spiare, dal momento che tutti coloro che si sono iscritti hanno seguito una chiara procedura di registrazione che chiedeva il loro consenso e sono stati pagati per partecipare – questo il commento di un portavoce di Facebook – Diversamente da quanto è stato riportato – aggiunge – non c’era nulla di ‘segreto’ nel programma, tanto che era chiamato letteralmente Facebook Research App. Infine, meno del 5% dei partecipanti a questo programma di ricerca era costituito da adolescenti, tutti in possesso di un modulo di consenso firmato dai genitori”.
Il primo sistema che traduce i pensieri in parole Lo fa ‘leggendo’ i segnali dell’attività cerebrale

30 gennaio 201916:24

Costruito il primo sistema capace di tradurre i pensieri in parole: ‘leggendo nel pensiero’ di una persona, può ricostruirne le parole con una chiarezza mai avuta prima. E’ un passo verso nuovi sintetizzatori linguistici basati sull’intelligenza artificiale e computer capaci di dialogare direttamente con il cervello umano, aiutando a esprimersi persone che non possono più parlare a causa di malattie. Il risultato, pubblicato sulla rivista Scientific Reports, si deve alla Columbia University.Quando una persona parla, o immagina di farlo, appaiono nel cervello le spie di questa attività, segnali riconoscibili presenti anche quando si ascolta parlare qualcuno. Per decodificarli, i ricercatori guidati da Nima Mesgarani hanno sviluppato un vocoder, cioè un algoritmo capace di sintetizzare i discorsi, dopo aver imparato a registrare una persona mentre parla.”E’ la stessa tecnologia usata da Amazon Echo e Apple Siri che rispondono verbalmente alle nostre domande”, rileva Mesgarani. Per insegnare al vocoder a interpretare l’attività cerebrale, i ricercatori hanno studiato e misurato quella di malati di epilessia, mentre ascoltavano frasi pronunciate da persone diverse. Quindi hanno chiesto ai volontari di contare da 0 a 9, registrando i loro segnali cerebrali. Il suono prodotto dal vocoder in risposta a questi segnali è stato analizzato e ‘pulito’ da un sistema intelligenza artificiale che imita le strutture dei neuroni.Il risultato è stata una voce, dal suono meccanico, in grado di ripetere la sequenza di numeri. “Le persone riuscivano a capire e ripetere i suoni detti dalla macchina il 75% delle volte”, continua. I ricercatori vogliono ora ripetere il test con parole e frasi più complesse, e con i segnali cerebrali prodotti da una persona mentre parla o immagina di farlo. L’idea è di arrivare a realizzare un impianto simile a quello usato per i malati di epilessia, capace di tradurre direttamente in parole i pensieri di persona non più in grado di parlare a causa di malattie, come la sclerosi laterale amiotrofica.

Algoritmi e Big Data, nel calcio arriva il ‘virtual coach’ Suggerisce tattiche ed è utile anche per i tifosi allo stadio

30 gennaio 201916:24

Nel calcio arriva in panchina il ‘virtual coach’: è un algoritmo per l’analisi dei Big Data che studia in tempo reale grandi quantità di informazioni raccolte dalle telecamere puntate sul campo per fornire all’allenatore precise indicazioni con cui ottimizzare il modello di gioco. Presto potrà migliorare anche l’esperienza dei tifosi allo stadio, permettendo di inquadrare la partita con lo smartphone per seguirla attraverso la realtà aumentata.Lo strumento, pensato per la rete 5G e integrabile anche nelle piattaforme tv, viene sviluppato dai ricercatori di Math&Sport, start-up dell’incubatore (Polihub) del Politecnico di Milano, che hanno già contribuito con i loro modelli matematici all’argento mondiale della nazionale di pallavolo femminile di Davide Mazzanti.”Stiamo sviluppando un algoritmo che macina continuamente i dati provenienti dai sistemi di videotracking e fornisce in tempo reale allo staff tecnico o ai match analyst indicazioni specifiche su come ottimizzare il proprio modello di gioco o come contrastare le strategie avversarie: sarà così possibile identificare immediatamente cosa abbia reso efficace un’azione di attacco o quali movimenti abbiano generato rischi in difesa”, spiega Ottavio Crivaro, fondatore e amministratore della start-up. Le prime sperimentazioni sono previste già entro l’anno insieme a Vodafone Italia, che a Milano accenderà la prima rete 5G d’Italia.

Skype arriva in carcere per i colloqui detenuti-familiari Circolare Dap dopo progetti pilota. Ora al via su larga scala

30 gennaio 201916:29

videochiamate tramite Skype per facilitare le relazioni familiari dei detenuti e garantire le loro esigenze affettive. E’ quanto prevede una circolare del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) che, dopo aver valutato l’esperienza dei progetti-pilota avviati in alcuni istituti, ha deciso di estendere su larga scala l’installazione e l’utilizzo della piattaforma di telecomunicazioni. Grazie all’utilizzo delle tecnologie informatiche e di Internet, i detenuti potranno avere contatti più agevoli con figli, genitori o coniugi alleggerendo il peso di spostamenti, attese e incontri all’interno delle strutture penitenziarie. A beneficiarne saranno, in particolare, i bambini che hanno genitori in carcere con i quali potranno avere contatti audio-visivi rimanendo in casa. La normativa – rende noto il ministero della Giustizia – prevede che non tutti i detenuti potranno beneficiare di questa possibilità: accanto alla finalità affettiva risulta fondamentale, infatti, che tutto si svolga nella massima sicurezza

Vault, la nuova criptomoneta più veloce ed efficiente Nata al Mit, rende le operazioni più semplici

30 gennaio 201916:30

Riduce notevolmente i dati richiesti agli utenti e i tempi necessari per verificare le transazioni fino al 99% rispetto alle criptomonete più popolari: è Vault, la nuova criptovaluta sviluppata dal gruppo del Massachusetts institute of technology (Mit), guidato da Derek Leung. Le monete digitali, come il Bitcoin, sono delle reti costruite sul blockchain, una sorta di registro digitale finanziario organizzato in una sequenza di singole pagine, ognuna delle quali contiene i dati delle transazioni. Queste reti di dati sono decentralizzate, cioè non ci sono banche o organizzazioni per gestire fondi e bilanci, ma devono essere gli utenti a verificare le transazioni, scaricando e immagazzinando i dati di centinaia di migliaia di pagine.Tutto ciò rende il processo lento e impraticabile per molti. Vault invece consente di scaricare solo una parte dei dati della transazione. Lo fa sfruttando delle tecniche che cancellano gli account vuoti, che occupano spazio, e permettono di verificare solo i dati delle transazioni più recenti, minimizzando i requisiti di immagazzinamento e per l’elaborazione.Nei test infatti, Vault ha ridotto l’utilizzo della banda necessaria a raggiungere le reti del 99% rispetto al Bitcoin, e del 90% rispetto a Ethereum, ma assicurando lo stesso livello di sicurezza. Per ridurre lo spazio di archiviazione dei dati, i ricercatori hanno progettato Vault con un nuova tecnica che divide i dati della transazione in porzioni più piccole e poi li condivide nella rete, in modo che il singolo utente debba elaborare solo piccole porzioni di dati per verificare le transazioni.         [print-me title=”STAMPA”]