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DALLE 09:57 ALLE 15:35
DI MARTEDì 27 NOVEMBRE 2018
SOMMARIO
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Boom del traffico dati ‘mobile’, +79% in un anno
Rapporto Ericsson, in 6 anni 5G coprirà oltre 40% popolazione
LG brevetta uno smartphone con 16 fotocamereMontate a quadrato, hanno diverse lunghezze focali e peculiarità
Trump alza i toni sulla Cina, pronto a colpire iPhoneMinaccia a pochi giorni da G20, Apple giù in Borsa
Lascia un altro manager di WhatsAppE’ il Chief Business Officer Neeraj Arora
Le telecomunicazioni Esa compiono 25 anniGuarda al futuro puntando sui satelliti 5G e comunicazioni laser
Nel 2025 ci saranno 23mila droni per il trasporto merciStudio su mobilità verticale di Porsche Consulting Italia
Consumatori contro Google, non rispetta privacy Ue7 associazioni pronte a denuncia Garanti dati geolocalizzazione
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S’impenna il traffico dei dati da dispositivi mobili: nell’ultimo anno è cresciuto del 79%, la percentuale più alta registrata dal 2013. A spingere la crescita sono
principalmente la Cina e il nord est asiatico. Sono i dati dell’ultima edizione dell’Ericsson Mobility Report, che mette in rilievo come la tecnologia 5G entro il 2024 coprirà il 40% della popolazione mondiale.
Il 5G – spiega il rapporto – sarà la tecnologia cellulare che verrà implementata più velocemente su scala globale, rispetto alle precedenti generazioni. Le previsioni parlano, in sei anni, di oltre 4 miliardi di connessioni cellulari IoT, ovvero l’Internet delle Cose, cioè gli oggetti connessi in rete in casa e nelle città. Per Ericsson, con un aumento di circa il 140% tra fine 2017 e fine 2018, il nord est asiatico si posiziona al secondo posto per traffico dati da smartphone con 7,3 gigabyte al mese. Un dato, questo, che può essere paragonato allo streaming di video in HD per circa 10 ore al mese.Secondo il rapporto Ericsson, il Nord America detiene ancora il più alto traffico dati da smartphone, che raggiungerà gli 8,6 gigabyte al mese entro la fine di quest’anno (pari allo streaming di video in HD per oltre 12 ore mensili). Tra il 2018 e il 2024, il traffico dati da mobile totale aumenterà fino a cinque volte e il 25% del traffico mobile sarà trasportato da reti 5G entro la fine del periodo.”Con l’ingresso del 5G nel mercato, prevediamo che la diffusione della copertura e degli abbonamenti saranno più veloci rispetto alle precedenti generazioni tecnologiche – spiega Fredrik Jejdling, Executive Vice President e Head of Business Area Networks Ericsson – Allo stesso tempo, le connessioni cellulari IoT continueranno a crescere fortemente. Ciò a cui stiamo assistendo è l’inizio di cambiamenti che saranno fondamentali e che avranno un impatto non solo sul mercato consumer, ma anche in molti settori industriali”
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Nel 2018 il comparto fotografico degli smartphone ha sperimentato una moltiplicazione dei sensori, con la tripla fotocamera posteriore del P20 Pro e poi del Mate 20 Pro di Huawei, cui ha fatto seguito il mese scorso la quadrupla fotocamera del Galaxy A9 di Samsung. Nel 2019 si potrebbe però assistere a una crescita esponenziale, con 16 sensori piazzati sul retro del telefono. L’idea, per ora solo sulla carta, è stata brevettata negli Stati Uniti dalla coreana LG, che sembrerebbe pronta a un’accelerazione.
Il brevetto mostra i 16 sensori posteriori montati a quadrato, in quattro file da quattro, con varie caratteristiche e lunghezze focali. Ciascun sensore contribuirebbe alla resa delle diverse tipologie di scatto, dal panorama al ritratto, ma offrirebbe anche funzioni inedite, come la possibilità di scattare 16 foto contemporaneamente, scegliere l’angolazione preferita dello scatto o combinare più foto, usando gli elementi preferiti di ognuna.
La mole di dati catturata dai sensori si rileverebbe utile soprattutto nella post-produzione, per regolare la messa a fuoco, modificare e rielaborare le immagini. Lo smartphone con 16 fotocamere potrebbe però non arrivare presto sul mercato, o non arrivarci affatto perché, come accade sempre, non tutte le tecnologie brevettate si traducono in un prodotto messo in commercio.
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Trump alza i toni contro la Cina. A pochi giorni dal G20, e dall’atteso faccia faccia con il presidente Xi Jinping, il tycoon avverte: se non ci sarà accordo, gli Stati Uniti imporranno dazi su tutto il Made in China. Nel mirino potrebbe finire anche l’iPhone. Il presidente americano non esclude infatti dazi sullo smartphone prodotto in Cina e suggerisce ad Apple e alle altre società americane di produrre negli Stati Uniti. Immediata la reazione di Cupertino, che nelle contrattazioni after hours a Wall Street arriva a perdere l’1,7%. ”Forse, forse” dice in un’intervista al Wall Street Journal riferendosi alla possibilità di dazi sull’iPhone.
”Dipende dall’ammontare” delle tariffe: ”se saranno al 10%, i consumatori potrebbero sopportarle tranquillamente” spiega Trump. Le parole del presidente sono una doccia fredda per Apple e per Corporate America, e seguono le critiche mosse da Trump a General Motors. ”Dovrebbe smetterla di produrre auto in Cina: dovrebbe produrle invece negli Stati Uniti” ha spiegato il tycoon commentando la riorganizzazione della casa automobilistica. I toni duri di Trump mostrano anche come le trattative con Xi per un accordo commerciale sono tutte in salita.
Minacciando di colpire tutto il Made in China con dazi in caso di mancanza di un’intesa, Trump mette in evidenza come e’ probabile che gli Stati Uniti andranno intanto avanti con l’aumento dei dazi al 25% su 200 miliardi di prodotti Made in China. E’ ”molto improbabile” che Trump possa accettare la richiesta di Pechino di non procedere con il rincaro. Un accordo ci sarà – taglia corto Trump – ”solo se la Cina aprirà il paese alla concorrenza americana”.
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Va via un altro pezzo di Facebook, o meglio di una sua società collegata. Lascia il Chief Business Officer di WhatsApp, Neeraj Arora per “ricaricarsi e stare più tempo con la famiglia”. Era nella società dal 2011 – scrive il sito Cnbc – ed era stato dunque presente all’acquisizione dell’app da parte di Facebook nel 2014. Un anno fa e’ andato via il co-fondatore della chat Brian Acton. “Sono fiducioso che la società continui ad offrire un prodotto semplice e sicuro anche per gli anni a venire”, ha scritto Arora in un post su Facebook, ringraziando i fondatori dell’app, Jan Koum e Brian Acton.
Oltre a WhatsApp, Facebook ha fronteggiato altre perdite di manager. Come Alex Stamos, ex capo della sicurezza, andato via ad agosto. Riguardo le società satellite, hanno lasciato negli ultimi mesi i co-fondatori di Instagram Kevin Systrom e Mike Krieger e il cofondatore di Oculus Brendan Iribe.
Un anno fa Brian Acton è andato via da WhatsApp per dedicarsi ad una fondazione no profit e poi ha appoggiato il movimento #deletefacebook, nato dopo lo scandalo Cambridge Analityca. In seguito si è raccontato in una lunga intervista a Forbes facendo mea culpa: “sono un venduto”, ha detto riferendosi alle politiche di Zuckerberg sulla monetizzazione della piattaforma.
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Compie 25 anni il programma delle telecomunicazioni dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Artes (Advanced Research on Telecommunication Satellite Systems) e guarda al futuro, puntando a internet veloce via satellite e alle telecomunicazioni laser, per l’invio di informazioni tramite segnali ottici che sono più veloci e anche più sicuri, perché più difficili da intercettare.
Creato nel 1993 per promuovere la competitività dell’industria europea delle telecomunicazioni satellitari, il programma Artes era nato in un periodo di grande trasformazione nel settore spaziale europeo. I progressi nella tecnologia satellitare negli anni ’90 avevano portato la Tv via satellite nelle case e avevano consentito connessioni telefoniche di alta qualità nel mondo. Dal 2016, però le entrate derivanti dai servizi di Tv satellitare si sono appiattite e non si sono ancora riprese. In combinazione con il costo in continua diminuzione della banda larga, questo ha costretto gli operatori satellitari a stringere la cinghia.
Il mercato delle telecomunicazioni è infatti in continua evoluzione: la televisione tradizionale viene guardata da un numero sempre minore di persone, mentre si fanno sempre più strada le tv on-demand online, come Netflix e Amazon Prime Video, che si basano su connessioni internet a banda larga, che viene fornita in modo schiacciante dalle reti terrestri e non dai satelliti. Alla luce di questi cambiamenti la sfida dell’Esa è aiutare l’industria a continuare a prosperare in un mercato sempre più difficile e in rapida evoluzione.
A tale scopo intende concentrarsi su alcuni settori strategici e alcune applicazioni chiavi, come i satelliti per la connettività di quinta generazione, la cosiddetta rete 5G ultraveloce, e i satelliti per le telecomunicazioni laser, che garantiscono maggiore velocità e sicurezza. Questi satelliti, a esempio, saranno cruciali nelle future comunicazioni basate sulle tecnologie quantistiche che non possono essere intercettate, perché quando la chiave per decifrare il messaggio viene ascoltata cambia l’orientamento della particella nella quale viaggia e si scopre la violazione.
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Nel 2025 saranno lanciati servizi commerciali di mobilità verticale con droni elettrici. Dieci anni dopo, nel 2035, il mercato mondiale della mobilità verticale sarà di circa 23.000 unità e genererà un valore per 32 miliardi di dollari nel trasporto delle persone. Le stime sono nello studio ‘The Future of Vertical Mobility’, presentato da Josef Nierling, amministratore delegato Porsche Consulting Italia, alla prima edizione del Vtm, convention internazionale dedicata all’innovazione nella mobilità.
Alcuni esempi? Si potrà andare dall’aeroporto di Torino alle Ogr – spiega Nierling – in 4 minuti pagando 44 euro. A Venezia dall’aeroporto Marco Polo sino in zona Piazza San Marco, con un’apposita piattaforma galleggiante di atterraggio, sarà possibile affrontare il viaggio in 3 minuti, a un costo di 25. A Milano un volo da Malpensa all’eliporto di Palazzo Lombardia costerebbe 120 euro ma la durata sarebbe di 12 minuti. A Roma, da Fiumicino al Colosseo ci vorrebbero 7 minuti al costo di 68 euro.
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Sette associazioni di consumatori in Europa sono pronte a denunciare Google ai rispettivi garanti nazionali perché con il suo sistema di geolocalizzazione degli utenti non rispetterebbe le nuove regole Ue sulla privacy. Lo rende noto l’associazione ombrello europea dei consumatori Beuc, di cui fanno parte la Forbrukerradet (Norvegia), Consumentenbond (Olanda), Ekpizo (Grecia), dTest (Repubblica ceca), Zveza Potrosnikov Slovenije (Slovenia), Federacja Konsumentow (Polonia) e Sveriges Konsumenter (Svezia).
Secondo un rapporto dell’organizzazione norvegese Forbrukerradet, il gigante tech raccoglie i dati geolocalizzati dei suoi utenti – luoghi di vacanza, bar, spostamenti giornalieri – tramite le funzioni ‘storico delle posizioni’ e ‘attività sul web e applicazioni’, che fanno parte integrante degli account Google. Queste vengono attivate con sotterfugi o in modo poco chiaro, senza che l’utente ne sia veramente cosciente o informato o gli venga data una vera scelta.
Il problema riguarda soprattutto gli smartphone che funzionano con Android, in quanto viene richiesto di avere un account Google per poterli utilizzare. Per le associazioni dei consumatori queste pratiche non rispettano il regolamento Ue Gdpr in quanto Google non ha una base giuridica per trattare i dati, oltre al fatto che gli utenti non sono liberi di dare o meno il loro consenso né c’è un ‘interesse legittimo’ a farlo da parte della società tech visto il carattere intrusivo di questa operazione sulle libertà personali degli utenti.
“Le pratiche ingannevoli di Google contraddicono la lettera e lo spirito del regolamento” Ue sulla tutela dei dati personali, “è inaccettabile che le imprese fingano di rispettare la legge quando in realtà la aggirano”, ha dichiarato la direttrice del Beuc Monique Goyens, ritenendo “la situazione più che allarmante” in quanto “gli smartphone sono utilizzati per spiare i nostri minimi gesti”. Da qui la decisione di ricorrere alle autorità nazionali competenti per la tutela della vita privata: “vogliamo mettere fine allo sfruttamento dei consumatori e forzare i giganti del web ad assumersi le loro responsabilità”, ha concluso Goyens. [print-me title=”STAMPA”]