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Ultimo aggiornamento 8 Luglio, 2020, 06:31:01 di Maurizio Barra

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Ok del Cdm al decreto Semplificazioni
D’è l’elenco sblocca opere, ma non nel dl
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07 luglio 2020
05:18
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Dopo una discussione di sei ore in Consiglio dei ministri, arriva “salvo intese” il via libera al decreto Semplificazioni. Non bastano settimane di trattativa: fino all’ultimo tengono banco le divergenze sulle deroghe alle norme sugli appalti e anche sulle opere pubbliche da affidare a commissari, nonché sull’abuso d’ufficio, su cui Iv esprime la sua riserva, e su norme come quella dell’interoperabilità dei dati. I grandi nodi alla fine, assicurano più fonti di governo lasciando Palazzo Chigi, vengono sciolti: il “salvo intese” riguarda pochi aspetti “tecnici, non politici”.
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Ma la discussione sulle opere da sbloccare sembra destinata a tenere ancora banco, anche perché l’elenco non entra nel testo del decreto e ci sarà comunque tempo fino a fine anno per nominare i commissari. Il Cdm notturno dà il via libera al Programma nazionale di riforma, con le direttrici che il governo seguirà nei prossimi mesi, e anche al ddl di assestamento di bilancio e al rendiconto dello Stato.
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LA DIRETTA della conferenza stampa di Conte
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07 luglio 2020
13:27:

Decreto semplificazioni approvato in consiglio dei Ministri, alle 12 conferenza stampa in diretta da Palazzo Chigi.

Pubblicato da Giuseppe Conte su Martedì 7 luglio 2020

 

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Decreto Semplificazioni: Conte, ok a 130 opere strategiche. Trampolino di lancio per il Paese
Dl semplificazioni velocizza e digitalizza, chiesto da tutti
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07 luglio 2020
22:48
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“Nella settimana di confronto a Villa Pamphili con le parti sociali è stato corale l’appello a ridurre la burocrazia e far correre il Paese. Noi siamo sempre convinti di questa priorità e l’abbiamo realizzata con un decreto che semplifica, velocizza, digitalizza, sblocca una volta per tutte i cantieri e gli appalti”. Lo dice, in conferenza stampa a palazzo Chigi, il premier Giuseppe Conte, convinto che il provvedimento “è il trampolino di lancio di cui l’Italia ha bisogno in questo momento”.
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“Ieri in Consiglio dei ministri abbiamo approvato l’elenco di 130 opere strategiche Italia veloce individuate specificamente dal Mit, a queste aggiungiamo quelle per Cortina e quelle di competenza di altri ministeri, sanità, carceri, polizia”, ha aggiunto il premier.
“Le opere non si bloccheranno più” perché “i procedimenti amministrativi” saranno “con sentenza breve” e “le stazioni appaltanti” procederanno “anche in presenza di contenzioso. Oggi si blocca tutto, non succederà più”, ha sottolineato Conte. Basta, dunque, con le “attese infinite” perché la P.a. potrà “esporre una volta sola le ragioni che giustifichino il non accoglimento” delle istanze e “chi non risponde in tempo non potrà più intervenire”.
“Offriamo una strada a scorrimento veloce, un rapporto leggero a portata di click fra le persone e lo Stato.- ha aggunto -.Alziamo il limite di velocità, l’Italia deve correre ma alziamo anche gli autovelox: non vogliamo offrire spazio a appetiti criminali che alterano la concorrenza e fanno guadagni indebiti”.
Tra le opere strategiche, il premier ha citato  “la Salerno-Reggio Calabria, la Palermo-Catania-Messina, la Pescara-Roma, la Pescara-Bari, la Venezia-Trieste, la Gronda, la Ionica, l’ampliamento della Salaria, la Pontina”.
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“Diamo poteri regolatori a tutte le stazioni appaltanti – ha spiegato Conte -: non serve necessariamente un commissario per procedere velocemente ma prevediamo che in casi complessi sia possibile nominare commissari sulla scia di Expo e del Ponte Genova”. L’intenzione del governo è quella di “mettere ordine”.
Stop poi ai timori  per la firma. “Basta paura: conviene sbloccare – ha rilevato il presidente del Consiglio -. Arriva una piccola rivoluzione per i funzionari pubblici. Con la nuova normativa ci saranno più rischi per il funzionario che tiene ferme le opere, non per quello che li sblocca: siamo arrivati a una situazione perversa per cui fa carriera chi non firma e chi si assume responsabilità rischia di esporsi a un soverchio danno. Dobbiamo fermare la paura della firma”.
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“Fino al 31 luglio 2021 la responsabilità per danno erariale sarà limitata a solo dolo. Resterà la responsabilità per colpa, per omissioni e quindi inerzie, ritardi. E’ un incentivo a operare. Colpiamo chi non fa”.
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Unicef, il manifesto degli adolescenti per post-covid
“The future we want”, un’agenda in dieci punti per la rinascita
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07 luglio 2020
15:44
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Dalla scuola alla salute, dal digitale all’ambiente. Gli adolescenti stilano il decalogo per la rinascita post-covid, iniziativa promossa da Unicef che ha raccolto le opinioni di quasi 2.000 adolescenti. Ecco i punti cardine del documento, dal titolo “The future we want”.

1. “Immaginiamo un futuro più attento ai bisogni e alle aspirazioni di tutti e vorremmo partecipare attivamente alla sua costruzione”.

2. “Vorremmo avere più tempo per coltivare le relazioni familiari e con le persone a cui teniamo. Chiediamo più opportunità di dialogo e maggiore bilanciamento dei tempivita-scuola-lavoro”.
3. “Vorremmo più eventi e luoghi di ritrovo per vivere i nostri amici e le nostre comunità, ma anche più tempo da dedicare agli altri per costruire una società più giusta ed equa”.

4. “Diciamo no alla discriminazione e all’hate speech! Superiamo le disparità legate all’origine, alla disabilità e al genere e supportiamo chi vive situazioni di particolare vulnerabilità”.
5. “Diciamo no alla violenza domestica, abbiamo tutti lo stesso diritto di vivere in un posto sicuro! Abbiamo bisogno di più formazione a scuola su questi temi e più servizi di ascolto e supporto”.
6. “Abbiamo tutti uguale diritto all’istruzione, torniamo a scuola ma riconosceteci la possibilità di partecipare! Coinvolgeteci nella definizione del calendario scolastico e garantite classi di recupero per gli studenti con difficoltà di apprendimento. Abbiamo bisogno di più borse di studio e di un’integrazione del bonus cultura per chi si trova in difficoltà economiche”.
7. “Le attività extra-curriculari sono importanti per noi.
Sconti e bonus dovrebbero essere estesi all’ambito socio-ricreativo. Campus sportivi e artistici dovrebbero essere gratuiti e aperti a tutti, ma soprattutto per chi ha problemi economici”.
8. “Il sistema sanitario pubblico, gratuito e accessibile per tutti, è una garanzia, difendiamolo! Agiamo sulla prevenzione per assicurare il benessere di tutti: mantenendo stili di vita salutari, promuovendoli nelle scuole e prestando attenzione alle interrelazioni tra salute e ambiente”.
9. “Prendiamoci cura dell’ambiente diminuendo i consumi e gestendo lo smaltimento dei rifiuti. Ognuno di noi può contribuire al benessere del nostro pianeta! Tante piccole azioni sono sufficienti a ridurre l’impatto del cambiamento climatico sull’ambiente e sulle persone”.
10. “Siamo nativi digitali. Per avere tutti uguali possibilità di accesso alle informazioni e ai servizi chiediamo più investimenti per ridurre il digital divide ma niente sostituisce per noi le relazioni umane”.
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Chiara: ‘Nulla è perso, c’è ancora il futuro’
Blogger scrive per Unicef: ‘Dal peggio si può ricavare il buono’
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07 luglio 2020
15:47
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LA STORIA
“Forse è vero che dalle esperienze peggiori si può ricavare qualcosa di buono e il Covid-19 potrebbe esserne la dimostrazione”. Comincia così la riflessione della 19enne Chiara La Rosa, blogger che ha partecipato al Manifesto Unicef “The future we want”. “Di certo non dimentichiamo i più di 241.000 casi, (numero che continua a crescere giorno dopo giorno) e le oltre 34.000 vittime che sembrano solo numeri, dietro i quali vi sono storie, famiglie, speranze e progetti per il futuro totalmente stravolti – scrive -. È proprio di futuro che voglio parlare. Kierkegaard disse che la vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti. Ma dopo tutto quello che è successo, come vogliamo vivere questa vita?”.
“Il Covid-19 ha dimostrato che le crisi sanitarie possono renderci tutti vulnerabili, indipendentemente da provenienza, condizione economica, pensiero politico o status sociale; dunque forse ha cambiato qualcosa di profondo all’interno della nostra società. Per la prima volta sembra quasi che la ricerca del profitto, sia stata posta in secondo piano rispetto alla salvaguardia del singolo individuo – continua Chiara – Su questa scia si auspica unmodellodi futuro ideale,al centro del quale vi è la personae il suo valore in quanto tale, modello che vede finalmente governi e imprese interessarsi ai bambini che muoiono di freddo sui Balcani, alla fame in Yemen, alle morti e sofferenze causate da guerre e ingiustizie, che ancora oggi sono troppo presenti nello scenario mondiale. Il lockdown ci ha insegnato a ristabilire le nostre priorità, a rivedere alcune nostre convinzioni o abitudini;paradossalmente solo adesso siamo riusciti a dare al calcio meno importanza, favorendo invece la lettura di libri e giornali; abbiamo imparato che nella maggior parte dei casi l’autosufficienza è un’illusione, perché noi abbiamo bisogno degli altri e gli altri di noi, capendo dunque l’importanza della solidarietà. Siamo diventati più solidali, socievoli e desiderosi di interagire con il prossimo, e nel futuro che vogliamo, questa non è solo una ‘sindrome da eroe’ passeggera, ma una presa di coscienza comune che spinge giovani e non, a guardare oltre la punta del loro naso, ad essere più empatici e meno indifferenti ai problemi di chi li circonda”.
“Nel futuro post-Covid, i comportamenti e le abitudini che durante la quarantena si sono rivelati positivi per l’ambiente e la salute (come l’ uso di mezzi sostenibili o una più sana nutrizione), dovrebbero entrare a far parte dello stile di vita di tutti noi, indipendentemente dallo stato di emergenza – sottolinea la 19enne – La pandemia ci ha finalmente obbligati all’osservanza delle norme, a fare la fila in modo ordinato e a lavarci le mani. Siamo stati rieducati a tutte quelle buone pratiche e abitudini che non dovremmo mai più dimenticare”.
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“In un ideale futuro – scrive ancora -, dovremmo dunque prendere il buono che questa tragedia ci ha lasciato, coltivarlo e perfezionarlo. Lo stato d’emergenza ha inoltre messo in evidenza le problematiche pre-esistenti e rimaste insolute per troppo tempo, portando a delle repentine (nella maggior parte dei casi anche efficaci) soluzioni. Un esempio evidente è l’eliminazione delle ‘classi pollaio’, un provvedimento che la politica ha sempre annunciato come urgente, ma che non ha mai voluto risolvere per ragioni di bilancio statale. Dopo la pandemia, essendo il distanziamento obbligatorio, non esisteranno più classi sovraffollate e impossibili da gestire, ma al contrario classi più vuote che permetteranno ai docenti di insegnare meglio, di controllare e seguire più attentamente gli studenti”.
“Nel futuro che vogliamo, l’istruzione fa un salto di qualità e tutte le tecnologie e metodologie sperimentate o elaborate in quarantena, che hanno agevolato l’apprendimento, non rappresentano un’eccezione ma una consuetudine – conclude -. Il futuro che sogniamo prevede un ricambio generazionale nel mondo del lavoro: concorsi e opportunità che permettano ai giovani di entrare in scena e di farci ripartire con idee innovative, motivazione e tanta energia”.
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Elisa: ‘Il futuro è sostenibilità e inclusione’
Il racconto di una ragazza di 18 anni volontaria di Younicef
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07 luglio 2020
15:48
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Sostenibilità, solidarietà, inclusione e partecipazione attiva. Sono queste le parole chiare per il futuro post-covid dei giovani secondo la 18enne Elisa Cremona, volontaria di Younicef. “L’epidemia causata dal nuovo Coronavirus ci ha insegnato che l’unione fa la forza e che anche la più piccola delle azioni può avere effetti – benefici o non – sulla collettività – scrive Elisa -. Durante il lockdown sentimenti positivi sembravano essere stati rispolverati dagli armadi degli italiani, con mio grande rammarico però, più il tempo avanza più le persone sembrano tornare indietro su ogni passo positivo fatto”. “Per questo motivo i giovani italiani hanno gridato a gran voce ‘no’ davanti a un finto cambiamento, la vecchia normalità problematica mascherata da progresso sterile. Attraverso il sondaggio lanciato da UNICEF ‘The Future We Want’ ed il Manifesto per il Futuro che noi adolescenti abbiamo scritto, risulta chiara la piega che il futuro dovrà prendere per adattarsi alle esigenze delle nuove generazioni che, troppo spesso, non vengono coinvolte nemmeno nei processi decisionali che li riguardano in prima persona”.
“Inclusione sociale per promuovere la parità e politiche green sembrano essere tra le priorità di adolescenti e giovani adulti; che cercano di costruire un avvenire accessibile e soprattutto sostenibile a lungo termine, allo scopo di promuovere salute fisica e mentale, stabilità economica anche nelle classi meno abbienti, partecipazione attiva e comune sostegno cittadino – sottolinea -. Il Paese deve ripartire dai giovani e investire su di loro, ascoltandoli e accogliendoli nel sistema come parte integrante di presente e futuro allo stesso tempo. Come da molti sostenuto infatti, il valore di una nazione si misura molto spesso in proporzione all’investimento sui propri ragazzi”.
“Ancora siamo lontani da una vera e propria ripartenza – spiega ancora la volontaria – ed il futuro, quello più prossimo e temuto, rimane ancora un grande punto interrogativo nelle vite di tutti noi.
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Ci saranno altre quarantene? Vivremo una crisi economica peggiore di quella del 2008? I bambini torneranno tra i banchi a settembre? Le donne saranno lavorativamente penalizzate dalla situazione di emergenza? I punti in questione non fanno che diventare sempre più imponenti. Nonostante ciò diverse proposte sono state avanzate, dagli stessi giovani che molti ritengono ‘fannulloni’, dando così risposte concrete a domande apparentemente astratte. Tra queste la lotta contro la discriminazione rimane sempre al centro di tutto, cercando metodi inclusivi per educazione, salute e sport, allo scopo di incrementare la socialità e la fiducia nella comunità, attraverso sconti bonus e attività dedicate proprio alle categorie giovanili più fragili. In breve, il futuro che vogliamo accoglie sorridendo le nuove generazioni, senza lasciare indietro nessuno”.
“Più spesso di quanto si possa pensare – conclude Elisa -, le risposte risiedono nelle menti più fresche, non ancora ammaccate dagli anni che passano. Perché se è vero che il tempo porta consiglio è altrettanto vero che solo la positività e la fiducia nell’essere umano che noi adolescenti possediamo, possono farci vedere un bagliore bianco in fondo al tunnel”.
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Conte, serve ripresa Ue, non ci sono vincitori e vinti
Il premier a Lisbona
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LISBONA
07 luglio 2020
22:54
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“C’è un grande sentimento di amicizia e di stima” verso Antonio Costa con cui “abbiamo sempre trovato il modo per coltivare un dialogo intenso e franco e quasi sempre ci siamo ritrovati su posizioni comuni”, ha detto il premier Giuseppe Conte in conferenza da Lisbona. “Abbiamo condiviso la visione che accomuna Italia e Portogallo sugli obiettivi dell’Europa. Abbiamo bisogno di una ripresa economica non solo dei nostri Paesi ma per l’Ue. Non ci saranno vincitori e vinti”, aggiunge.
Sul negoziato Ue “dobbiamo percorrere l’ultimo miglio. Il piano Next Generation Ue e il quadro finanziario pluriennale costituiscono un unico pacchetto. Non bisogna considerare i singoli aspetti e quindi dove su qualche aspetto qualche Paese perde forse può ricompensare su un altro aspetto. Noi ci batteremo perché il prossimo Consiglio Ue sia risolutivo”.
“La linea rossa è che sia una risposta politica ambiziosa. Un compromesso al ribasso non è accettabile”.
“Di Mes non ne abbiamo parlato, non è nei nostri principali pensieri”.
Sulle Regionali “ho solo formulato un auspicio, visto che le forze politiche di maggioranza si presentano separate, mentre le opposizioni saranno unite. Questo non significa tirare per la giacchetta il M5S, non ho alcuna intenzione di forzare nessuno”, ha sottolineato il premier rispondendo ad una domanda nel corso della conferenza stampa congiunta con Antonio Costa:   VAI ALLA CRONACA   VAI ALLE NOTIZIE DAL MONDO

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