Tempo di lettura: 24 minutiSPETTACOLI CINEMA MUSICA CULTURA
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DALLE 10:40 DI MARTEDì 02 LUGLIO 2019
ALLE 12:13 DI MERCOLEDì 03 LUGLIO 2019
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Wolf Call, un Caccia a ottobre rosso in versione francese
In sala il film di Baudry, con Omar Sy e Mathieu Kassovitz
02 luglio 2019 10:40
– A bordo di un sottomarino nucleare francese in navigazione segreta tra Finlandia e Russia, ogni rumore può annunciare un pericolo imminente e letale. Per questo da una scuola segretissima e reale (il Cira) arriva a bordo “Orecchio d’oro”, un esperto decrittatore di suoni. E un suo errore può compromettere la vita di molti oltre all’importanza della missione.
E’ arrivato in sala con Adler Entertainment ‘Wolf Call, minaccia in alto mare’ di Antonin Baudry con Francois Civil, Omar Sy, Mathieu Kassovitz, Reda Kateb, Paula Beer, Alexis Michalik, Jean-Yves Berteloot, Damien Bonnard. In piena crisi tra le superpotenze, questo “Caccia a ottobre rosso” in versione francese fa ottima figura anche perché il regista esordiente ha lavorato a lungo nei servizi diplomatici e quindi si destreggia al meglio con le sfumature della politica militare.
“Nel microcosmo di questo sottomarino – spiega Baudry nelle sue note di regia – tutte le questioni della vita vengono esasperate: la fiducia negli altri, il rapporto dell’individuo con la gerarchia, il modo in cui si prendono le decisioni, l’interpretazione dei segni, lì dentro diviene tutto una questione di vita e di morte. L’universo dei sottomarini è poetico, e quindi è anche cinematografico. È caloroso, pericoloso, confortante, uterino. Porta dentro di sé l’origine del mondo – la sofferenza originale dell’uomo – e anche la sua fine. Invisibile e silenzioso io porto la morte, è il motto dei sottomarini nucleari”.
Il film, sottolinea ancora il regista, “esplora un soggetto poco noto: quello della dissuasione nucleare e dei suoi complessi meccanismi. Di base volevo scrivere una storia d’amore. Amare una persona all’estremo significa essere pronti a morire per lei. Che cosa succede quando la ragione vi porta a dover uccidere quella persona per impedirle di commettere un atto terribile? Nessun’altra situazione permette di mettere in scena questo tema così bene quanto due sottomarini tagliati fuori dal mondo, e impossibilitati a comunicare tra di loro”.
Sant’Alessio e il Cristo, l’affresco ritrovato
Scoperto sull’Aventino,è del 1100.”E’ rarissimo”
02 Luglio 2019 12:40
– Il grande mantello color della porpora sulle vesti succinte del pellegrino, la mano alzata quasi a voler presentare la maestà del Cristo che accanto a lui benedice i fedeli. Nascosto da un muro per quasi 900 anni, riemerge a Roma in un’intercapedine nella chiesa di Sant’Alessio all’Aventino, un grande affresco medievale dai lucenti colori in incredibile stato di conservazione. “Un ritrovamento assolutamente eccezionale”, illustra l’autrice della scoperta, la storica dell’arte Claudia Viggiani, “anche per l’iconografia rarissima dei due personaggi che si riconoscono nella parte del dipinto al momento visibile, con tutta probabilità proprio Sant’Alessio e il Cristo pellegrino”.
La scoperta, è il frutto di un’indagine lunga anni e un po’ ha il sapore del giallo. “Tutto è partito durante una ricerca d’archivio”, racconta Viggiani, che al lavoro di ricercatrice ha alternato quello di consulente culturale di sindaci e ministri.
Ad accendere la sua curiosità, una lettera scritta nel 1965 dall’Ufficio speciale del Genio Civile per le Opere edilizie della capitale alla Soprintendenza ai monumenti per il Lazio, nella quale si parla di “un affresco in ottimo stato di conservazione” casualmente rinvenuto durante i lavori per il consolidamento di una torre campanaria. Già, ma di quale chiesa? il documento, racconta Viggiani, non lo diceva. L’oscuro funzionario che negli anni Sessanta si era trovato di fronte alla meraviglia di quei colori aveva alla fine richiuso la porta lasciando il dipinto al suo secolare oblio. “C’è voluto un po’, ma alla fine l’ho trovato”, sorride oggi la studiosa. In questa storia, racconta, la determinazione è stata determinante. Qualche mese fa l’opera è stata messa in sicurezza dalla restauratrice Susanna Sarmati con un progetto realizzato grazie alla soprintendenza speciale di Roma guidata da Francesco Prosperetti con la direzione lavori di Mariella Nuzzo e Carlo Festa. Il portoncino sul retro di Sant’Alessio che nasconde l’intercapedine del tesoro è però ancora inaccessibile per evidenti problemi di sicurezza. Tant’è. Varcare quella porta con il permesso di don Bruno, storico parroco di Sant’Alessio, è una sorpresa che toglie il fiato, con l’esplosione dei colori, il nero così intenso dello sfondo, il cinabro del mantello, la lucentezza delle aureole. Ma anche lo sguardo penetrante nel volto roseo del Cristo, la serenità ieratica nei tratti del Santo che lo imita e un po’ gli rassomiglia, quasi volesse presentarsi come una copia ‘umana’ del Messia. Riferibile alla metà del XII secolo, il dipinto è inquadrato da una cornice policroma che la restauratrice Sarmati definisce di una “eccezionale raffinatezza”, difficile soprattutto “trovarne di così complete e integre”, spiega, mentre indica sulla parete le pennellate originali che è ancora possibile distinguere. Anche per lei è un’emozione. Perché è vero che a Roma esistono altri affreschi medievali, dice citando tra gli altri le decorazioni pittoriche dell’Oratorio mariano di Santa Prudenziana, quelle della chiesa di San Giovanni a Porta Latina o dell’Oratorio di San Giuliano in San Paolo. “Ma il loro stato di conservazione, nonostante i restauri è mediocre, mentre questo, che pure non è stato mai toccato è quasi perfetto”.
Nella chiesa delle origini, illustra Viggiani, il dipinto occupava la parete della controfacciata, in una posizione di rilievo dovuta anche alla fama che accompagnava in quell’epoca le vicende di Sant’Alessio. E proprio il rispetto devozionale per il santo che si diceva fosse figlio del senatore romano Eufemiano e che in qualche modo sembra aver fatto da trait d’union tra la Roma pagana e quella medievale, sarebbe alla base dell’incredibile conservazione del dipinto. “Chi ristrutturò la chiesa nei secoli successivi murando la controfacciata fece comunque attenzione a proteggere l’affresco”, fa notare. Tanto che probabilmente una piccola parte di questo, con il volto di Sant’Alessio, rimase per secoli a disposizione dei fedeli attraverso una feritoia aperta sull’interno della navata.
Attualmente il dipinto misura 90 centimetri di larghezza per oltre 4 di altezza. Un’altra porzione, grande almeno altrettanto, è ancora nascosta dal muro. Viggiani è decisa a riportarla alla luce: “Lo dobbiamo ai romani – dice – e ci aspettiamo ancora sorprese”.
A Rimini mostra ‘Revolutions 1989-2019’Oltre 60 opere dal 6/7 a Rimini, tra autori Cattelan e Igort
RIMINI02 luglio 201913:21
– Immagini del 1989: un ragazzo abbatte con una mazza il muro di Berlino, il carro armato in piazza Tienanmen fermato da un giovane con le buste della spesa, in Romagna il mare Adriatico ridotto ad acquitrino dall’eutrofizzazione. Ed ancora, tra l’89 e il ’91, il Milan di Sacchi conquista l’Europa e in Italia si giocano i Mondiali, il Pci diventa Pds e finisce l’Unione Sovietica, scoppia la prima Guerra del Golfo e i Nirvana, con ‘Nevermind’, portano al successo il grunge, nasce Internet che abbatte i muri fisici e crea connessioni. Sabato 6 luglio inaugura a Rimini, a Castel Sismondo, la mostra ‘Revolutions 1989-2019. L’arte del mondo nuovo 30 anni dopo’, curata da Luca Beatrice.
Fino al 25 agosto la mostra testimonierà, con oltre 60 opere dell’Italia giovane di allora, la straordinaria vitalità dell’arte, che nel passaggio dei primi anni ’90 si proponeva ancora tra le più vivaci in Europa. Tra gli autori in esposizione Maurizio Cattelan, Igort, Pablo Echaurren, Cesare Pietroiusti, Cuoghi e Corsello. In programma anche momenti musicali, le ‘Music revolutions’, tra cui il concerto di Echo & the Bunnymen (8 luglio) e il dj set di Frankie Hi-nrg (il 25), e appuntamenti cinematografici con ‘Mediterraneo’ di Gabriele Salvatores, ‘Palombella rossa’ di Nanni Moretti e ‘La voce della luna’ di Federico Fellini.
“1989-2019. Muro di Berlino e il ‘mare fermo’ di quell’8 luglio. Un mondo nuovo all’improvviso, nel mondo e sotto casa nostra”, commenta il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi. “A 30 anni di distanza è evidente come molte di quelle speranze siano andate deluse. I muri, ogni tipo di muro, vengono tirati su, la ricchezza è concentrata sempre più nelle mani di una esigua minoranza di persone, la preoccupazione verso l’ambiente viene ignorata se non addirittura pubblicamente sbeffeggiata. Ma Rimini, ancora una volta, dà una scossa in controtendenza. Dopo 30 anni, Rimini non smette la sua leadership, ha strutturato e rinforzato la sua capacità di essere capitale delle vacanze per 12 mesi all’anno”.
Montanari, non mi candido per gli UffiziLo storico
“Musei in mano alla politica, io incompatibile”
02 luglio 201917:12
– “Non mi candido per la direzione degli Uffizi”. Intervistato, lo storico dell’arte Tomaso Montanari smentisce i rumors che lo danno in pole position per la successione a Firenze di Eike Schmidt. Per due ragioni, spiega: “La prima è che disapprovo radicalmente la riforma Franceschini, la seconda è che non sono e non sono mai stato alla ricerca di altri lavori”. Mentre punta il dito sui musei “oggi in mano alla politica” e si dice incompatibile, stante la situazione attuale, a dirigerne uno.Toscano, intellettuale militante, da anni impegnato sui temi della Costituzione, della difesa del paesaggio, della gestione della cultura e la tutela dei beni comuni, il professor Montanari è uno che di solito non si tira indietro. Dalle aule dell’università, dov’è ordinario di arte moderna, esce spesso e volentieri con il pallino di raccontare opere e autori a un pubblico sempre più vasto, dalla tv ai quotidiani. Ama citare un suo grande predecessore, lo storico Roberto Longhi (“Gli storici dell’arte devono essere popolari, condividere la loro conoscenza con tutti”) e in qualche modo lo attualizza, scrive, interviene, twitta. Suscitando consensi, ma anche e di più critiche roventi.Una frase presa da un suo libro è stata scelta quest’anno per il tema della maturità. Quasi contemporaneamente però un suo giudizio fuori dal coro su Zeffirelli e Oriana Fallaci lo ha visto al centro di una polemica feroce, oggetto di un duro botta e risposta con il vicepremier Matteo Salvini ma anche degli strali di molti esponenti pd.Sulla questione degli Uffizi, di cui è da poco uno dei membri del comitato scientifico, è rimasto per settimane in silenzio mentre il suo nome circolava, evocato qua e là, da alcuni dato anche per certo come prossimo direttore al posto del tedesco Schmidt, il cui mandato si conclude in autunno. “Mi pareva francamente assurdo” , risponde lui oggi, “mi sembrava di dover commentare il nulla. Poi però, visto il moltiplicarsi degli articoli sui giornali e visto anche il conseguente moltiplicarsi degli attacchi nei miei confronti, mi sono scocciato”.Da qui la decisione di smentire. Cercando di rilanciare i temi che da sempre gli stanno a cuore: “Il vero fronte su cui è necessario impegnarsi è la partita per la tutela del patrimonio -dice – quel patrimonio diffuso e fuso con l’ambiente di cui parlo nel brano che è stato scelto per la maturità. E che cerco di servire come presidente del comitato scientifico per le Belle Arti: al Mibac, ma di nomina universitaria”. I musei, aggiunge tranchant, “sono in mano alla politica. Lo prova il senso comune che ormai si è consolidato: nei giornali si legge che sarei ‘in pole position’ non per i miei studi di storia dell’arte o per le mie riflessioni sul patrimonio e sui musei, ma perché ‘vicino ai grillini’. A parte il fatto che sono semmai vicino a una sinistra che non c’è, è pazzesco che si dia ormai per scontato che i Beni culturali, come la Rai, siano soggetti a manuale Cencelli e lottizzazione”.Il posto nel consiglio scientifico degli Uffizi, sottolinea, “l’ho accettato perché non ha retribuzione né potere: è un posto dove esprimere motivato e leale dissenso, in scienza e coscienza. Il ministro Bonisoli me l’ha chiesto per garantire una visione opposta a quella di Franceschini-Schmidt”. Contrario alla riforma Franceschini, più che critico sull’accorpamento annunciato da Bonisoli tra Uffizi e Gallerie dell’Accademia, che senza giri di parole definisce “demenziale”. Tant’è, il professore rivendica il dissenso e si ribadisce non interessato a candidature e poltrone: “Si può fare politica fuori dai palazzi, anzi si deve”, ripete. No agli Uffizi, quindi, o ad altri musei. Cita Pasolini quando nel ’74 scriveva “il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili, in Italia”. Nel 2019, sorride amaro, “il coraggio intellettuale della verità è incompatibile anche con la direzione di un museo”.
Al via restauro tela Veronese a Vicenza’Cena di san Gregorio Magno’ al santuario di Monte Berico
VENEZIA02 luglio 201913:51
– E’ stato annunciato al Santuario della Madonna di Monte Berico a Vicenza l’avvio al restauro del monumentale dipinto su tela di Paolo Veronese “Cena di San Gregorio Magno”, disposto in occasione dei trent’anni del programma “Restituzioni” di Intesa Sanpaolo.
Il restauro conservativo dell’opera, che terminerà entro il 2021 e che rientra nell’ambito della serie di Restituzioni “monumentali”, giunge in avvio della 19/a edizione del programma biennale di restauri di opere appartenenti al patrimonio artistico nazionale, curato e promosso da Intesa Sanpaolo.
L’opera è di proprietà del Comune di Vicenza, custodita fin dalla sua realizzazione dalla Comunità dei Servi di Maria di Monte Berico. La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Verona, Rovigo e Vicenza realizzerà le indagini preliminari al restauro e dirigerà l’intervento, con la collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure.
La “Cena”, realizzata nel 1572, adorna la parete di fondo dell’antico refettorio del Santuario di Monte Berico, visitato ogni anno da milioni di pellegrini.
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Su Sky Atlantic arriva Riviera 2
Nei nuovi episodi anche Poppy Delevingne e Juliet Stevenson
02 luglio 201915:46
Dietro ogni grande fortuna si nascondono spesso oscuri segreti. Le vicende dei protagonisti di Riviera ne sono la prova: fra feste da sogno e sfarzo estremo, gli assolati paesaggi della Costa Azzurra tornano a fare da scintillante cornice agli inganni, ai tradimenti e ai crimini dei personaggi della produzione originale Sky. Arriva il mercoledì dal 3 luglio, su Sky Atlantic, Sky On Demand e in streaming su NOW TV la seconda stagione della serie tv con Julia Stiles. I nuovi episodi vedono il ritorno in grande stile di Georgina (Julia Stiles, Jason Bourne, Dexter), che proverà a farla franca dopo l’omicidio di Adam mentre dovrà continuare a lottare per mantenere il potere all’interno della famiglia Clios nonché la sua posizione in cima all’altera élite del mondo dell’arte. La narrazione degli eventi riprende dal finale della prima stagione. New entry Juliet Stevenson e Poppy Delevingne.
Strega, Scurati verso la vetta4 luglio il vincitore, al secondo posto Missiroli o Cibrario?
03 luglio 201909:42
Al suo terzo Premio Strega, dopo essere arrivato due volte secondo, nel 2009 per un solo voto e nel 2014 per cinque voti, Antonio Scurati questa volta dovrebbe trionfare al Ninfeo di Villa Giulia, a Roma. Alla vigilia della votazione, il 4 luglio, del più ambito premio letterario italiano, tutti i venti sembrano favorevoli alla vittoria del suo monumentale ‘M. il figlio del secolo’ (Bompiani), primo di una trilogia in cui ricostruisce la vita di Mussolini, che domina la cinquina e ha scombinato completamente le carte di un’edizione in cui a lungo è stato superfavorito Marco Missiroli con il suo ‘Fedeltà’ (Einaudi). E’ data così tanto per certa la vittoria di Scurati che le previsioni e le combinazioni che si ipotizzano non riguardano più il duello con Missiroli ma ruotano tutte intorno a chi arriverà secondo tra l’autore di Fedeltà e Benedetta Cibrario. A meno che l’autrice de ‘Il rumore del mondo’ (Mondadori) – in cui racconta il Risorgimento da un punto di vista molto particolare, attraverso la storia di formazione di una ragazza inglese che arriva in Piemonte – non riservi un colpo di scena, come quello del secondo posto in cinquina, e arrivi lei in vetta. “Lo Strega è un onore e un senso di responsabilità per quello che farai dopo” dice la Cibrario, già vincitrice del Campiello con ‘Rossovermiglio’. Mentre Missiroli, che ha già vinto il ‘Premio Strega Giovani 2019’ ed è stato penalizzato dalla presenza tra i cinque di un altro romanzo Einaudi, ‘Addio fantasmi’ di Nadia Terranova, potrebbe arrivare addirittura terzo.”Sono zen. E’ il mio terzo Strega, sono vaccinato. La prima idea di ‘M’ mi è venuta 5 anni fa. E’ un libro che ha già generato e restituito moltissimo e questo mi da serenità” dice lo scrittore da poco tornato dalle ultime tappe del lungo tour della cinquina 2019, agli Istituti Italiani di Cultura a Parigi e Lione. “Io non volevo concorrere a nessun premio ma alla fine mi ha persuaso l’idea che lo Strega avrebbe potuto fare di questo romanzo documentario il libro che entra nelle case di tutti quelli che leggono. Noi ci atteggiamo a cinici, guardiamo alle copie vendute, al successo ma nel profondo non lo siamo. Gli scrittori veri, sia che falliscano sia che riescano, quando scrivono lo fanno per la gloria. Come disse una volta Edoardo Albinati non ci sono molte occasioni di guadagnarsi la gloria, forse nessuna. Ma c’è l’illusione che il Premio Strega consegni alla posterità” sottolinea Scurati che ha appena compiuto 50 anni. Oltre 800 le pagine di ‘M’ – di cui Wildside ha acquisito i diritti per farne una serie – in cui Scurati entra “nella focale corta di Mussolini nell’istante in cui diveniva ciò che sarebbe stato”. “L’espediente che ho adottato per trovare il sentimento della storia è di raccontarla come una cronaca, al presente. Nulla è stato liberamente inventato. E’ un romanzo di invenzione non arbitraria dove ho deciso l’angolo visuale, il dettaglio. E’ un margine ristretto ma decisivo” dice. Anche Missiroli che in ‘Fedeltà’, di cui Netflix ha acquistato i diritti audiovisivi per realizzare una serie, mette in scena il confronto tra “una società moderna di infedeli e una vecchia di fedeli attraverso il malinteso di una coppia che genera un terremoto, non solo matrimoniale”, in fondo è zen nel senso che non fa alcuna resistenza allo scenario che ha davanti. Piuttosto non ha finora ancora parlato di cosa significhi essere stato per un anno e oltre dato per superfavorito in un gioco perverso che lo ha danneggiato. ‘Fedeltà’ “in fondo è un libro sull’eredità, sui nostri lasciti perché nessuno ci dice che la letteratura è iridescente. Un libro è ciò che uno legge. L’egocentrismo di questa epoca ci porta prima all’io che al noi ma l’importante è arrivare al noi” spiega Missiroli. “L’infedeltà non è solo quella dal punto di vista erotico ma esistenziale. Quanto siamo fedeli agli altri e ai noi stessi?” dice l’autore di Fedeltà.In questo scenario, il quarto e quinto posto se lo contenderanno Nadia Terranova e Claudia Durastanti con ‘La straniera’ (La Nave di Teseo) già contente di essere arrivate fin qui in una cinquina in cui ci sono tre scrittrici, ha prevalso l’armonia e l’antica amicizia tra Scurati e Missiroli non è stata scalfita. La premiazione al Ninfeo, condotta da Pino Strabioli, in diretta dalle 23 su Rai3, sarà preceduta il 3 luglio dalla mostra al museo nazionale etrusco di Villa Giulia, dedicata ai libri in cinquina e al Premio Strega e dallo ‘Strega Off’ al Monk di Roma con la cinquina protagonista di un’intervista semi-seria, dove il pubblico potrà votare il proprio favorito contribuendo al voto collettivo di Strega Off per eleggere il vincitore del 2019.
Woody Allen, regia alla Scala e nuovo filmOpera con gli studenti, le riprese in Spagna fra 2 settimane
02 luglio 201919:36
– In teatro non si usa portare il cappello, ma nessuno osa dirlo a Woody Allen mentre parla con gli studenti dell’Accademia della Scala che devono mettere in scena il Gianni Schicchi di Puccini con la sua regia (in dittico con Prima la musica poi le parole di Antonio Salieri per la regia di Grisha Asagaroff). E’ lui stesso a togliersi il berretto da pescatore che è diventato il suo contrassegno distintivo prima di arrivare in conferenza stampa dove è accolto da un applauso dei giornalisti presenti, che sono cresciuti con i suoi film. Il suo fare dimesso quando si siede con accanto l’interprete, non va confuso con quello di un 83enne pronto alla pensione, abbattuto dalle polemiche per il Metoo# che hanno bloccato per un anno l’uscita del suo ultimo film. Tutt’altro. ‘A Rainy Day in New York’ sta per uscire in Europa (in Italia ad ottobre). E quella di Milano è una “pausa” prima di iniziare le riprese del nuovo film in Spagna. Per questo dopo la prima di sabato prossimo, a cui assisterà, volerà a San Sebastian. “Sono un signore che si tiene molto attivo, però mi fa molto piacere prendermi una pausa e venire qui a mettere in scena un’opera in un luogo così iconico”, spiega. In realtà non si tratta di una nuova regia, ma della ripresa dello spettacolo che Allen firmò alla Los Angeles Opera nel 2008 su insistenza di Placido Domingo e che da allora è stato più volte ripreso, incluso a Spoleto. Questa volta però viene realizzato in quello che Allen paragona al “palazzo di Cenerentola”. “Una cosa da favola, da sogno, il più grande teatro d’opera al mondo, il traguardo più ambito al quale arrivare. Quindi se qualcuno mi avesse detto che avrei diretto un giorno un’opera alla Scala mentre magari passeggiavo per New York o per Brooklyn avrei detto che era pura follia, che non avrei neppure pensato di poterla guardare da fuori, figuriamoci lavorarci”. Gianni Schicchi, d’altronde, è l’opera giusta per lui: breve e divertente. Per fare un’altra regia dovrebbe trovare un’opera altrettanto adatta alle sue corde. E quali sono lo dimostra in un breve sketch alla Woody Allen. Quando spiega che inizialmente aveva pensato di ambientare l’opera in un mondo di topi in cui Gianni Schicchi è una pantegana; oppure di rendere tutti i personaggi “cibi sani e Gianni una sigaretta. Ma mi hanno detto che era una pessima idea”, ride. Così l’ambientazione è quella di un film del neorealismo italiano anni ’50. La versione è in tutto uguale a quella di Los Angeles con la differenza del finale (in cui Allen aveva fatto pugnalare Gianni da Zita). “Il finale non lo ripeto. Qui ne faccio un altro – dice – perché quando ho visto il palco con gli studenti mi sono emozionato e ho avuto una nuova idea. Gliel’ho comunicata proprio poco fa e rappresenteremo questa nuova idea, la vedrete la sera della prima!”. A dir poco soddisfatto il sovrintendente Alexander Pereira che sull’Accademia ha sempre puntato, invitando grandi registi e interpreti a lavorare con i ragazzi. In passato artisti del calibro di Peter Stein, Liliana Cavani e Leo Nucci. Questa volta Woody Allen e il baritono Ambrogio Maestri.
Don Carlo apre la stagione della FeniceSi parte il 24 novembre, tra novità e super classici
VENEZIA02 luglio 201916:52
– Sarà il Don Carlo di Verdi il 24 novembre a inaugurare la stagione lirica e balletto del Teatro La Fenice di Venezia, all’interno di una programmazione di successo di pubblico e di conti – per l’ottavo anno chiusura in equilibrio economico – che alterna novità, come il “Pinocchio” di Pierangelo Valtinoni (13 dicembre) o il balletto “Duse” di John Neumeier, con Alessandra Ferri e l’Hamburg Ballett (5 febbraio), alla ripresa di opere di repertorio come “Traviata” e “Trovatore” verdiani o “Il barbiere di Siviglia” di Rossini.
Sono 21 i titoli, con oltre 150 rappresentazioni, in programma per la prossima stagione e l’opera d’apertura prosegue il progetto di rilettura del catalogo di Verdi portata avanti dal maestro Myng-Whun Chung, disegnando una linea artistica di continuità con le ultime inaugurazioni, con “Macbeth” nel 2018 o “Un ballo in maschera” del 2017. La Fenice presenta, tra l’altro, un dittico novecentesco – “A hand of Bridge” di Samuel Barber e “Il castello del principe Berbablù” di Bartok” – (17 gennaio), “Rinaldo” di Handel, nell’allestimento di Pier Lugi Pizzi (19 giugno), o “Rigoletto” per la regia di Damiano Michiletto.
Vladimir il Santo in opera land artOpera con trattore su campo in occasione incontro in Vaticano
VENEZIA02 luglio 201917:02
– Vladimir il Grande detto il Santo ortodosso è il soggetto dell’ultima opera di land art dell’artista veneto Dario Gambarin. In occasione dell’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e Papa Francesco in Vaticano, per il prossimo 4 luglio, Gambarin ha realizzato un ritratto ‘disegnandolo’ senza traccia di partenza su un campo con un trattore. Il principe Vladimir il Grande, detto il Santo ortodosso, fu l’artefice nel 988, della conversione al cristianesimo dell’allora Stato della Russia, per il quale Vladimir Putin, nell’anniversario dei mille anni dalla sua morte ha inaugurato una statua di 17,5 metri d’altezza, nel cuore di Mosca. Gambarin non è nuovo a simili performance legati ad appuntamenti internazionali con temi politici, economici ed ecologici. L’opera di 24mila metri quadrati (100m per 240m) si trova a Castagnaro (Verona), eseguita a mano libera con trattore e aratro su stoppie di grano trebbiato.
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Oscar più inclusivi, per metà donne
Anche Lady Gaga in Academy. 842 rappresentanti da 59 paesi
NEW YORK02 luglio 201917:21
– Gli Oscar fanno un ulteriore passo avanti verso l’inclusività. Academy ha invitato 842 nuovi membri da 59 paesi e quasi la metà sono donne. Per la prima volta è stata raggiunta la parità di genere. Il soffitto di cristallo si è rotto anche per quanto riguarda i membri non bianchi, tra i nuovi invitati il 29% è di colore mentre le donne hanno aumentato la loro presenza anche tra i settori della regia, la produzione e la sceneggiatura.
Tra le new entry Lady Gaga, Adele, Sterling K. Brown, Claire Foy, Letitia Wright, Tom Holland.
Academy ha oltre seimila membri in 17 settori dell’industria cinematografica. Sono loro che ogni anno votano per assegnare gli Oscar. Da tempo ormai Academy sta cercando di scrollarsi di dosso l’etichetta #oscarsowhite a causa, fino ad ora, di una ratio sproporzionata tra membri maschili e femminili nonché di etnia tra i suoi membri.
Streetwear dell’ Accademia a RinascenteVenti studenti ispirati dalla pietra in Neever tee stop
02 luglio 201918:20
– Dal kimono in raso al giubbino in denim, dalla felpa alla camicia, capi che nascono dalla contaminazione di stili, tra luxury e streetwear, fanno parte della capsule AI X Never tee stop, in esposizione all’interno della Exhibition Area de La Rinascente del via del Tritone, a Roma, fino al 25 luglio e contemporaneamente in vendita per 60 giorni nell’ e-commerce della piattaforma, realizzata dagli studenti del corso di fashion designer dell’Accademia Italiana di Arte Moda e Design nell’ambito della mostra Stone Design- La pietra che ispira. Il progetto artistico è dedicato al più antico dei materiali ed è realizzato dall’Accademia in collaborazione con La Rinascente e aziende italiane del settore.
Venti studenti hanno proposto gli altrettanti capi che compongono la collezione ispirandosi alla pietra e alla sua rilettura in chiave contemporanea alternando lo stile streetwear a quello luxury per un total look pensato per un pubblico ampio.
Yesterday, chi erano mai i Beatles?In sala dal 26/9 Boyle racconta di un mondo senza i Fab Four
03 luglio 201909:33
-La canzone ‘Chiedi chi erano i Beatles’ degli Stadio trova una vera sponda in ‘Yesterday’, film a firma di Danny Boyle, passato al Taofest e in sala dal 26 settembre distribuito da Universal Pictures. Un musical-comedy che porta ancora una volta sul grande schermo la musica pop-rock, al seguito di film come Bohemian Rhapsody e Rocketman, ma questa volta senza biopic: solo la musica dei Beatles. Boyle più il genio di Richard Curtis (co-sceneggiatore), mettono in campo come protagonista uno sfigato alla Millionaire, ma sicuramente meno svelto e per nulla figo, ovvero Jack Malik (Himesh Patel). Un musicista di scarso successo che per campare fa il commesso in un grande magazzino. In Jack non crede davvero nessuno, neppure i genitori. Solo Ellie (Lily James), manager amica, di cui il ragazzo è segretamente innamorato, gli dà un certo credito. Finché una sera, dopo che ha deciso di smettere con la musica, Jack ha un incidente in bicicletta e perde coscienza durante una sorta di blackout planetario. Al suo risveglio tutto sembra come prima, ma non è affatto vero: sono scomparsi i Beatles e le loro canzoni dalla memoria della gente, scomparsi i loro dischi, scomparso tutto della loro esistenza. Mille ricerche su Google da parte di Jack, ma niente compare, come unica voce, solo quella degli scarafaggi. Il panico del musicista diventa ben presto consapevolezza di poter diventare ricco riproponendo lui quei classici del gruppo di Liverpool una volta ricostruiti musica e parole. Da qui la scalata di Jack in un’industria musicale in cui trova come alleato lo stesso Ed Sheeran, nei panni di se stesso, che a un certo punto, con grande autoironia di fronte a canzoni come Let it be ed Help, si definisce solo un Salieri che si misura con novello Mozart. Il film, che ricalca nella formula ‘The Millionaire’, grazie ad alcune soluzioni narrative che non si possono rivelare, scorre fino alla fine sulle note della canzoni dei Beatles che fa davvero strano ascoltare al cinema. Tra le cose che si possono rivelare è che in questo mondo post-trauma, Jack scopre che a scomparire è anche la Coca cola. Anche li quello che conta per sapere la verità di questo mondo 2.0 è sempre Google. La ricerca fatta, con la dovuta ansia dal musicista ormai famoso e milionario, porta però allo sconcertante risultato: ‘Escobar’. Un altro pezzo del vecchio mondo non c’è più..
Altaroma tra giovani e sostenibilitàVigilia #Stopmicrofibre con Marevivo in Accademia Costume & Moda
2 luglio 201919:11N
– La versione estiva di Altaroma partirà domani 3 luglio all’insegna della sostenibilità. La kermesse della moda romana si svolgerà dal 4 al 7 luglio negli spazi del PratiBus District, location post industriale di 5.000 mq frutto della riqualificazione di parte dell’ex deposito Vittoria dell’Atac, dove saranno presentate le collezioni di 100 designer e di circa 400 studenti delle scuole e accademie di moda. Ma il 4 luglio sarà anche una giornata targata Fendi che renderà omaggio a Karl Lagerfeld, suo direttore artistico per 54 anni, sfilando in una location archeologica che la stessa maison romana del Gruppo Lvmh, si è impegnata a restaurare con un finanziamento di 2,5 milioni di euro: il Tempio di Venere sul Palatino. Domani, vigilia della kermesse, il calendario contempla l’inaugurazione della mostra dei lavori degli allievi dell’Accademia di Costume e Moda, e nella stessa sede, al mattino, la presentazione di #Stopmicrofibre, alleanza per un’industria tessile sostenibile promossa da Marevivo.
A Caracalla l’Aida intima di KriefCapolavoro verdiano apre la stagione estiva dell’ Opera di Roma
02 luglio 201919:26
Niente circo, via gli animali esotici, elefanti e cammelli, e spazio al confronto intimo tra i personaggi che cantano quasi sussurrando, “di una semplicità esagerata, come silhouettes disegnate”. Aida apre il 4 luglio a Caracalla la stagione estiva del Teatro dell’ Opera di Roma nella rilettura di Denis Krief, che firma anche scene, costumi e luci, con sul podio il direttore Jordi Bernàcer. Il capolavoro verdiano, che nella magia dell’ immenso scenario delle Terme affascina da sempre appassionati e turisti, per il regista “è un incubo che non auguro a nessuno, una scommessa perché sinceramente penso che Aida abbia più scene intime che grandiose”. L’ Egitto, quindi, per non deludere le aspettative del pubblico affezionato alle rappresentazioni tradizionali nello straordinario set archeologico, evitando però di “contaminare i momenti più di circostanza con quelli ben più lunghi e numerosi d’intimità umana, di conflitti psicologici acuti e profondi”. Lo spettacolo andrà in scena in dieci recite fino al 3 agosto. “La nuova produzione è una grande sfida, un impegno importante con due cast equivalenti” dice il sovrintendente Carlo Fuortes ricordando che il titolo mancava da Caracalla da otto anni. “Aida è l’ opera più emblematica per le Terme – aggiunge – per questo c’è grande attesa. La programmazione richiede scelte accurate perché il pubblico è eterogeneo, non solo italiano, diverso da quello che frequenta il Teatro Costanzi. E’ una grande storia dell’ opera in Italia, un valore che dobbiamo salvaguardare”. Krief, che a Caracalla firmò quattro anni fa la regia di Turandot, ha le idee chiare. “Quando affronto un’opera di Verdi la considero sempre una prima volta, senza scopiazzare quanto si è fatto in passato. Aida è un grande Oratorio in quattro atti. Per la modernità di oggi forse è un po’ statica. Qui Verdi sperimenta strade nuove. E’ un unicum dopo il quale disse che non avrebbe più scritto altre opere”. Il regista si sofferma sull’ atto terzo dove Aida “diventa seduttrice per carpire un segreto di Stato” e parla del finale “di una semplicità sconvolgente”. Per la scena del trionfo, con tutti gli interpreti e il corpo di ballo sul palco, “non c’è regia possibile – avverte – e allora lasciamolo così questo immenso oratorio. Godiamoci i costumi, i ruderi e la bella musica”. Per il maestro Jordi Bernàcer, che ha debuttato a Caracalla due anni fa con Carmen, “è una prima molto speciale. Aida è molto difficile dal punto di vista musicale. Non c’ è un ruolo semplice. E’ un mix di tensione ed energia, di scene corali e intime”. Il cast vedrà alternarsi Vittoria Yeo e Serena Farnocchia nel ruolo di Aida; Alfred Kim e Diego Cavazzin come Radamès; Judit Kutasi e Silvia Beltrami in Amneris. Il Re è Gabriele Sagona; Marco Caria e Andrii Ganchuck impersonano Amonasro; Adrian Sâmpetrean e Alessio Cacciamani saranno Ramfis. Dopo la “prima” di giovedì 4 luglio, Aida si replica venerdì 5, sabato 6, domenica 7, venerdì 12, sabato 13, giovedì 18, mercoledì 24, mercoledì 31 luglio e sabato 3 agosto. L’opera avrà i sottotitoli in italiano e in inglese. La stagione estiva di Caracalla, in programma fino all’ 8 agosto per un totale di 36 serate, proporrà inoltre La Traviata e il balletto con Romeo e Giulietta e altri appuntamenti extra. “Offerte diverse accomunate dalla qualità – sottolinea Fuortes – la chiave che ci ha permesso l’anno scorso di raggiungere 92.220 spettatori, un record che quest’ anno vorremmo superare”.
Mostra su Balestra a Forte dei Marmi250 capi e disegni nel Fortino, dialogo con opere di Nocera
02 luglio 201920:22
Celeblueation , la mostra antologica dedicata a Renato Balestra è approdata a Forte dei Marmi. Per l’occasione il Fortino che ospita l’esposizione di abiti e bozzetti si colora di blu Balestra, colore preferito del couturier sempre presente nelle sue collezioni.
Organizzata dall’Assessorato alla Cultura, nell’ambito del cartellone “Estate al Forte 2019” in collaborazione con il Comitato Villa Bertelli su interessamento del presidente Ermindo Tucci, prodotta da Armando Fusco productions, la mostra, dedicata all’attività dello stilista, inaugurerà il 4 luglio per aprire il giorno dopo al pubblico e concludersi il 4 agosto. Il nuovo allestimento ripensato per il Fortino con un’esposizione – dialogo con le opere pittoriche e scultoree dell’artista Antonio Nocera, dà vita a un poetico tra sogno, fiabe e un mondo blu, un dialogo speciale in cui i due maestri sembrano affermare che la vera arte esclude ogni fine che non sia la bellezza. Esposti oltre 250 bozzetti, disegni e abiti scelti personalmente da Balestra.
Morto Mago Gabriel, icona tv anni ’90Diventato personaggio televisivo grazie satira, aveva 79 anni
TORINO02 luglio 201920:50
Negli anni ’90 era uno dei bersagli preferiti della loro satira. La Gialappa’s Band dà l’addio a Mago Gabriel, al secolo Salvatore Gulisano, morto a Torino a 79 anni. Di origini palermitane, compariva nelle trasmissioni di alcune tv private, dove il trio lo aveva notato per i modi di dire e di fare assurdi. Si faceva passare per medium, millantando presunti poteri speciali diventati ben presto oggetto di comicità sul piccolo schermo. A dare la notizia è il suo manager, Renato D’Herin, su Facebook: “Ieri purtroppo ci ha lasciato un artista a cui sono molto affezionato, il mago Gabriel, una figura fuori dagli schemi tradizionali… ma con un grande Cuore. Ti ho voluto bene, riposa in pace Gabriello. Ti voglio dare l’ultimo saluto col nome affettuoso con cui ti ho sempre chiamato. Il tuo Reno, come mi chiamavi tu”. Ospite in diverse trasmissioni, era solito pronosticare i risultati di Juventus e Torino, in realtà mai azzeccati, e fare esperimenti della “paragnottica”, come definiva l’arte dell’esoterismo.
Morto Ennio GuarnieriDirettore della fotografia, lavorò a lungo con Zeffirelli
FIRENZE02 luglio 201915:45
E’ scomparso a 88 anni Ennio Guarnieri, direttore della fotografia che lavorò tra l’altro a lungo con Franco Zeffirelli. Guarnieri è morto ieri a Licata (Agrigento): a riferirlo la Fondazione Zeffirelli in una nota nella quale Pippo Zeffirelli, uno dei due figli adottivi del regista recentemente scomparso, esprime le condoglianze.
“Il mondo del cinema perde un grande artista e, personalmente, io perdo un amico – afferma Pippo Zeffirelli -.
Ennio è stato a lungo collaboratore del maestro Zeffirelli condividendo momenti straordinari di lavoro come direttore della fotografia di numerose pellicole, come Fratello sole, sorella luna, che gli procurò il primo Nastro d’argento nel 1972, poi La Traviata (di nuovo premiato con il medesimo riconoscimento) nel 1983, quindi l’Otello nel 1986, Storia di una capinera nel 1993 e fino a Callas Forever, l’ultimo film diretto da Zeffirelli. Ma il suo curriculum è sterminato, avendo lavorato con tutti i più grandi registi. Mancherà a tutto il cinema che lo piange”.
Torino Film Festival ricorda Mario Soldati’Giornata Soldati’ con film, spezzoni e memorie
TORINO02 luglio 201915:46
Durante la 37/a edizione, in programma dal 22 al 30 novembre 2019, il Torino Film Festival omaggerà Mario Soldati, nel ventennale della morte, con una ‘Giornata Soldati’, promossa insieme a Rai Teche e il Dams dell’Università di Torino.
L’evento si terrà nella sala 3 del Cinema Massimo-Museo Nazionale del Cinema e che, dallo scorso anno, è stata intitolata ‘Sala Soldati’.
Verranno proiettati non solo alcuni film di Mario Soldati, ma anche spezzoni ed episodi delle sue serie televisive, delle sue inchieste giornalistiche, delle sue interviste, intervallati, a blocchi, da interventi di familiari, amici, collaboratori, esponenti del mondo della cultura che porteranno la loro testimonianza sull’autore.
Il giorno dopo si terrà un convegno di studi sull’autore che proseguirà all’Università Sapienza, come per ristabilire il ‘legame autobiografico’ Torino-Roma descritto da Soldati in uno dei suoi romanzi più belli, ‘Le due città “.
James Bond a Gravina PugliaDue mesi di riprese per il nuovo film, 25/o episodio della serie
BARI02 luglio 201915:56
– James Bond è atteso a Gravina di Puglia – e nel suo habitat rupestre – dove sono cominciati, annuncia il Comune, “i preparativi per le riprese di B25, il venticinquesimo episodio della famosa serie cinematografica che ha per protagonista l’agente del servizio segreto britannico creato nel 1953 dallo scrittore Ian Fleming. Nel nuovo film, prodotto da Eon Productions per Metro-Goldwyn-Mayer e Universal Pictures, a incarnare l’agente dell’MI6 sarà, per la quinta volta, l’attore Daniel Craig”. Nel cast anche Rami Malek, Naomie Harris, Lèa Seydoux e Ben Whishaw. Alla regia, Cary Fukunaga (Jane Eyre e la serie True detective). Dopo la firma delle relative intese, adesso è “ufficiale: Gravina sarà interessata dalle riprese per due mesi, ad agosto e settembre”, per “la nuova pellicola, ambientata in mezzo mondo”.
In mattinata incontro organizzativo, presenti il sindaco Alesio Valente, uffici comunali, Polizia Locale, Soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio di Bari e i referenti della Lotus Production srl
Sara Serraiocco al Giffoni Film FestivalIl 20 luglio riceverà l’Explosive Talent Award
SALERNO02 luglio 201917:01
– L’attrice Sara Serraiocco sarà al Giffoni2019 per incontrare i giurati della 49esima edizione, in programma dal 19 al 27 luglio a Giffoni Valle Piana (Salerno). Sabato 20 luglio il suo esordio al Festival dove riceverà il riconoscimento assegnato ai migliori artisti emergenti italiani ed internazionali, l’Explosive Talent Award.
La sua Nora di Non è un paese per giovani, travolgente e malinconica, ha mostrato il carisma e la versatilità di un’attrice dal talento indiscusso, mentre con La ragazza del mondo ha conquistato il premio Pasinetti. Accanto a Claudio Santamaria è stata la protagonista di Brutti e Cattivi, mentre attualmente è su Netflix con Lo spietato, diretta da Renato De Maria. Una carriera contraddistinta da premi, la giovanissima attrice dallo sguardo intenso è considerata una delle promesse del cinema internazionale.
A teatro, Guidi, Asti, BranciaroliLa Dante e Sofocle, Riccobono e la Shammah, Lo Cascio e la Luna
03 luglio 201911:24
– Adriana Asti con ”La ballata della zarina” di Broch, il ”Fashion Freak Show” di Jean Paul Gaultier, Emma Dante che firma ”Esodo” dall’Edipo re di Sofocle e la top model Eva Riccobono, diretta da Andrée Ruth Shammah in ”Coltelli nelle galline” di David Harrower, tutti al 62/o Festival dei due mondi di Spoleto (PG). E ancora, Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia con il ”Pirandello pulp” di ”Maurizio IV” e Viola Graziosi con ”Il racconto dell’ancella” dal romanzo di Margaret Atwood, al Napoli Teatro Festival Italia; Franco Branciaroli in ”Moby Dick” di Melville al Festival shakespeariano di Verona e ”Sogno di una notte dimezza estate” secondo Riccardo Cavallo al Globe Theatre di Roma; Luigi Lo Cascio tra ”Storie dell’altro mondo, notte di racconti, miti, favole e allunaggi” alle Orestiadi di Gibellina (TP) fino al ”Dragon, rest your head on the seabed” al 49/o Santarcangelo Festival (RN): sono alcuni degli appuntamenti teatrali in scena nel prossimo week end.
A Caracalla l’Aida intima di KriefCapolavoro verdiano apre la stagione estiva dell’ Opera di Roma
02 luglio 201919:19
iente circo, via gli animali esotici, elefanti e cammelli, e spazio al confronto intimo tra i personaggi che cantano quasi sussurrando, “di una semplicità esagerata, come silhouettes disegnate”. Aida apre il 4 luglio a Caracalla la stagione estiva del Teatro dell’ Opera di Roma nella rilettura di Denis Krief, che firma anche scene, costumi e luci, con sul podio il direttore Jordi Bernàcer. Il capolavoro verdiano, che nella magia dell’ immenso scenario delle Terme affascina da sempre appassionati e turisti, per il regista “è un incubo che non auguro a nessuno, una scommessa perché sinceramente penso che Aida abbia più scene intime che grandiose”. L’ Egitto, quindi, per non deludere le aspettative del pubblico affezionato alle rappresentazioni tradizionali nello straordinario set archeologico, evitando però di “contaminare i momenti più di circostanza con quelli ben più lunghi e numerosi d’intimità umana, di conflitti psicologici acuti e profondi”. Lo spettacolo andrà in scena in dieci recite fino al 3 agosto.
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